DESCALZI, Giuseppe Gaetano, detto il Campanino
Nacque a Chiavari (Genova) nel 1767 da Giuseppe e Geronima Assalino. Il padre, bottaio, lo avviò al mestiere del falegname-mobiliere. Sin dall'inizio, il D. dimostrò buone capacità d'artigiano e riuscì ad aggiudicarsi una medaglia d'argento per due cassettoni "squisitamente lavorati" all'Esposizione della Soc. economica di Chiavari (1796). Solo dal 1807, tuttavia, il D. ebbe la possibilità di mettere a frutto la propria abilità e fantasia: in quell'anno, infatti, il marchese Stefano Rivarola, rientrando a Chiavari da un soggiorno parigino, portò con sé, per sottoporla all'attenzione dei mobilieri chiavaresi una leggera sedia francese, con sedile in vimini e schienale a giorno, creata nel 1798 in occasione di una mostra organizzata dal Direttorio per promuovere le attività artigianali. Di essa il D. progettò una versione assolutamente originale, con precise varianti di carattere funzionale, che verrà detta "campanina".
Facendo uso di legni locali, come il ciliegio, l'acero bianco, il faggio, costruì un sottile scheletro di sedia delicatamente curvato ed arrotondato negli elementi portanti e soprattutto nello schienale per accompagnare il movimento delle spalle, del tutto privo di perni e di cavicchi nelle commettiture, concepite e realizzate con la massima perfezione. Per il sedile, poi, mise a punto delle filiformi listarelle di salice di mm 1, che, opportunamente intrecciate, imitano il disegno di una stoffa di percalle, il "gingham" (Baccheschi, 1980, II), con effetti di grande leggerezza che mascherano in realtà due precipue caratteristiche dell'oggetto: la robustezza e l'elasticità. Un prodotto, quindi, di estrema razionalità, capace di sopportare un peso di Kg 150 pur non raggiungendo, negli esemplari più curati, nemmeno i 700 grammi.
Nel 1825 Francesco di Borbone, re delle Due Sicilie, e Carlo Felice, re di Sardegna, in compagnia delle rispettive consorti visitarono la fabbrica del D.: i due sovrani acquistarono alcuni mobili dall'impiallacciatura molto particolare (Brignardello, 1870). Si trattava di un tentativo - peraltro riuscito - di imitare, attraverso frammenti di legno di varie tonalità, il colore e il disegno della tartaruga e del marmo colorato. Il D. curò anche la produzione di arredi in cui impiegò a scopo decorativo l'ardesia, pietra locale, verniciata come il legno. Ampi i consensi e le lodi tributati al D. nel corso della sua attività (ibid.): da Canova che gli espresse la propria ammirazione a Carlo Alberto che dichiarò la sua fabbrica regia manifattura (5 ag. 1838: comprò tre tavoli con disegno a raggiera), concedendo ad essa con r. d. del 1841 l'uso dello stemma reale, trasmissibile al figlio Giacomo; al principe di Metternich; a Vittorio Emanuele II, che il 28 giugno 1852 gli conferì la croce dell'Ordine mauriziano (di cui successivamente fu insignito anche Giacomo). A questi si debbono aggiungere i riconoscimenti ottenuti nel corso di manifestazioni ufficiali: la medaglia d'oro all'Esposizione naz. di Genova (1846) e la menzione da parte del giurì dell'esposizione al Crystal Palace di Londra (1851), per una serie di oggetti tra cui sedie, un tavolo con impiallacciatura minutamente decorata e uno specchio per il quale il figlio Giacomo escogitò uno speciale trattamento contro l'azione negativa dell'umidità.
Il 22 dic. 1855 il D. morì a Chiavari, lasciando al figlio Giacomo e ad altri parenti le redini della ben avviata fabbrica.
La produzione fu ulteriormente perfezionata e nel 1866 Napoleone III concedette a Giacomo il brevetto di fornitore di S. M. imperiale (Brignardello, 1870). Tra le numerose fabbriche che, sull'esempio della Descalzi, sorsero nel Chiavarese e in altre città (Baccheschi, 1980, p. 1435) vale la pena di ricordare anche quella di G. B. Canepa, cognato del D., che, prendendo le mosse dalla tradizionale "campanina", elaborò un esemplare con archetti neogotici nella struttura dello schienale (1843), arrivando anche a varianti vivacemente colorate in bianco, giallo, nero.
Fonti e Bibl.: M. G. Canale, Storia dell'Espos. dei prodotti e delle manifatture naz. fatta in Genova nel settembre 1846, Genova 1847, pp. 261 ss.; C. Rovere, Descriz. del reale palazzo di Torino, Torino 1858, p. 86 n. 116; L'Esposizione di Chiavari, in L'Opinione, 28 dic. 1866; G. B. Brignardello, L'Esposizione di Chiavari, Firenze 1869, p. 4; D. C. Finocchietti, Della scultura a tarsia in legno dagli antichi tempi a oggi, Firenze 1869, pp, 42 s.; G. B. Brignardello, G. G. D. ... e l'arte delle sedie in Chiavari, Firenze 1870; M. De Marco, G. D. detto il "Campanino"..., in Il Lavoro fascista, 20 febbr. 1941; G. Morazzoni, Il mobile genovese, Milano 1949, pp. 80 s.; L. Collobi Ragghianti, La sedia ital. nei secoli, in IX Triennale (catal.), Milano 1951, p. 184; C. L. Ragghianti, Sedia di Chiavari antica e nuova, in Sele-Arte, n. s., luglio-ag. 1952, pp. 6-63; G. Morazzoni, Il mobile neoclassico ital., Milano 1955, p. 55; E. Balossi, Note di Liguria. Le sedie di Chiavari, in La Casana, 1959, 5, pp. 24-28; K. Mang, History of modern furniture, New York 1979, pp. 42 ss.; E. Baccheschi, in Cultura figurativa e architettonica negli Stati del re di Sardegna 1773-1861 (catal.), Torino 1980, II, p. 631, n.685; III, pp. 1434 s.; Id., La sedia più leggera del mondo, in Bolaffi. La rivista dell'antiquariato, IV (1981), 17, pp. 78 ss.; L. Pessa-C. Montagni, L'arte della sedia a Chiavari (catal.), Genova 1985, passim.