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derrata

di Luigi Vanossi - Enciclopedia Dantesca (1970)
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derrata

Luigi Vanossi

La voce ricorre tre volte nel Fiore. Nel significato letterale, ancor oggi comune, di " merce " per l'alimentazione, " prodotto agricolo ", è usata in CXVIII 7 Ancor borghesi sopra i cavalieri / son oggi tutti quanti, venditori / di lor derrate e atterminatori, a proposito dell'iniziativa commerciale dei borghesi sui frutti della proprietà fondiaria (ancora in larga parte in mani aristocratiche). In LVIII 3 Le giovane e le vecchie e le mezzane / son tutte quante a prender sì 'incarnate, / che nessun puote aver di lor derrate / per cortesia, tanto son villane, connota le prestazioni amorose della donna, degradate a valore economico di scambio (cfr. l'uso analogo di Francesco da Barberino " Vendi le tue cose: ma non tua persona, / che, s'hai bellezza alcuna, / non la voler contar nelle derrate ", Reggimento, ediz. Sansone, 203).

Infine in CCIX 8 I' vo' ben che ciaschedun caccia / ched i' te pagherò di tue derrate, l'espressione vale " ti pagherò della tua merce ", " ti darò quello che ti meriti " (cfr. in analogo senso figurato " ne harebbero hauto de' Panciatichi quella derrata che loro havessino voluto ", citato dal Tommaseo). Il vocabolo fa parte del largo filone di terminologia economica del poemetto.

Vocabolario
derrata
derrata s. f. [dal fr. ant. denrée, lat. *denariata, der. di denarius «denaro»; propr. «ciò che si acquista con un denaro»]. – 1. Nome generico di prodotti agrarî di largo consumo, di uso alimentare e a mercato internazionale, quali cereali,...
commodity
commodity ‹këmòditi› s. ingl. (propr. «derrata, merce, prodotto»; pl. commodities ‹këmòditi∫›), usato in ital. al femm. – In chimica, sostanza ottenuta industrialmente in grande quantità (prodotto di massa), in genere a basso costo, e che...
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