Der amerikanische Freund
(RFT/Francia 1976, 1977, L'amico americano, colore, 123m); regia: Wim Wenders; produzione: Road Movies/ Les Films du Losange/Wim Wenders/Westdeutscher Rundfunk; soggetto: dal romanzo Ripley's Game di Patricia Highsmith; sceneggiatura: Wim Wenders; fotografia: Robby Müller; montaggio: Peter Przygodda; scenografia: Heidi Lüdi, Toni Lüdi; costumi: Isolde Nist; musica: Jürgen Knieper.
Jonathan Zimmermann vive ad Amburgo, dove lavora come corniciaio, con la moglie e il figlioletto. Tom Ripley, un mercante d'arte americano che vende in Europa i quadri di un pittore che si finge morto per aumentare il valore delle proprie opere, parla di Jonathan e del suo male incurabile (l'uomo soffre di leucemia) a Minot, un gangster alla ricerca di un killer insospettabile per eliminare un rivale. Contattato da Minot per eseguire l'omicidio, Jonathan rifiuta la proposta ma decide di recarsi ugualmente a Parigi, dove il gangster ha prenotato una visita da uno specialista. In realtà Minot falsifica i risultati delle analisi e Jonathan, convinto di avere i giorni contati, accetta ed esegue l'incarico. L'uomo pensa di poter riprendere la vita di sempre, ma Minot pretende che elimini un altro gangster, l'Americano, questa volta sul treno Monaco-Amburgo. Qui, con l'aiuto di Tom, pentito di averlo coinvolto nella vicenda, mette a segno anche il secondo omicidio. Venuto a sapere che sul treno con Jonathan c'era anche Tom, Minot promette di vendicarsi di quest'ultimo, sospettando di essere stato tradito. Al termine di una convulsa sparatoria, Tom e Jonathan riescono a mettere in fuga Minot e a eliminare i membri della banda dell'Americano. Dopo aver dato alle fiamme l'automobile con dentro i cadaveri dei malviventi, Tom rimane solo in preda alla propria esaltazione; Jonathan si allontana, ma poco dopo muore stroncato dalla malattia.
Tratto dal romanzo Ripley's Game di Patricia Highsmith, Der amerikanische Freund è un giallo anomalo che, svuotato di tutti i topoi tipici del genere, diviene per l'autore il terreno per un confronto tra le proprie personali riflessioni (il rapporto tra le dimensioni del tempo, dello spazio e del viaggio, e quello tra la vita, il cinema e la morte) e un universo iconografico, linguistico e tematico tra i più ricchi del cinema americano. Regista dei tempi morti della narrazione e di personaggi introspettivi, Win Wenders si concentra sulle pause, le attese, i silenzi, le riflessioni spesso angosciose dei due protagonisti, aprendo il campo a una profonda rilettura del genere e dei suoi possibili significati. I riferimenti al cinema statunitense classico diventano così l'occasione per assimilare e metabolizzare i segni di una cultura da sempre percepita dall'autore come 'altra' e, al tempo stesso, determinante per la propria formazione cinematografica. Quello di Wenders è uno sguardo al contempo di omaggio affettuoso e di analisi divertita: non a caso, tra i colleghi che l'autore chiama a interpretare alcuni dei ruoli minori (oltre ai registi europei Peter Lilienthal, Daniel Schmid, Gérard Blain e Jean Eustache), compaiono anche gli americani Samuel Fuller e Nicholas Ray, esponenti di quella tendenza del cinema statunitense caratterizzata dall'essenzialità espressiva o, al contrario, dall'eccesso barocco, due aspetti che connotano le rare scene d'azione presenti nel film. Il confronto tra Europa e America, del resto, è evidente fin dalla scelta degli interpreti per i due ruoli principali: Bruno Ganz, attore tedesco molto attivo in teatro, per la parte di Jonathan; Dennis Hopper, regista e interprete di Easy Rider, film di culto per la generazione hippy, per quella di Ripley. Due personaggi antitetici: Jonathan, che con il suo lavoro dà una collocazione definitiva agli oggetti (incornicia i dipinti) così come vede la propria vita determinata dall'imminenza della morte, si lascia irretire dalla finzione organizzata dal mercante d'arte; Ripley, nella sua villa neoclassica arredata disordinatamente con oggetti moderni (segni di un rapporto con l'arte e con la vita di natura essenzialmente economica), è invece ossessionato dall'impossibilità di definire la propria identità ("Non so più chi sono io e chi sono gli altri", afferma a un tratto) e tenta vanamente di fissarla con la registrazione della propria voce e le fotografie del proprio volto. Immancabile, come sempre nei film di Wenders, la componente del viaggio che, ovviamente, si lega a quella dell'identità. Sono gli scenari urbani (splendidamente fotografati da Robby Müller) a dominare un film che, articolato tra gli spazi vuoti e al tempo stesso opprimenti di Amburgo, lo skyline di New York (poco più che uno sfondo per gli incontri tra Ripley e il pittore Derwatt, interpretato da Nicholas Ray), passando per le architetture avveniristiche e indifferenti di una Parigi pressoché irriconoscibile, riesce a visualizzare gli stati d'animo dei personaggi, il loro disagio, le loro angosce, il loro smarrimento.
Girato grazie al buon successo ottenuto dal precedente Im Lauf der Zeit, Der amerikanische Freund è un'opera centrale nel percorso d'autore di Wenders: oltre alle tematiche del viaggio, dell'amicizia e dell'identità (sia come problema esistenziale, sia in quanto questione culturale), già affrontate nei suoi precedenti lungometraggi, quella della malattia e del rapporto tra cinema e morte tornerà nel successivo Nick's Movie ‒ Lightning Over Water (Nick's Movie ‒ Lampi sull'acqua, 1980), straziante film-documento sulle ultime settimane di vita del regista Nicholas Ray, mentre ancora sul confronto tra cinema europeo e statunitense sarà incentrato Der Stand der Dinge (Lo stato delle cose, 1982). Dal medesimo romanzo di Patricia Highsmith, Liliana Cavani ha tratto Ripley's Game (Il gioco di Ripley, 2002).
Interpreti e personaggi: Dennis Hopper (Tom Ripley), Bruno Ganz (Jonathan Zimmermann), Lisa Kreuzer (Marianne Zimmermann), Gérard Blain (Raoul Minot), Nicholas Ray (Derwatt), Samuel Fuller (l'Americano), Peter Lilienthal (Marcangelo), Daniel Schmid (Ingraham), Jean Eustache (uomo gentile), Rudolf Schündler (commissario dell'asta), Sandy Whitelaw (medico di Parigi), Lou Castel (Rodolphe), Andreas Dedecke (Daniel), David Blue (Allan Winter).
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