Geologo e mineralogista (Dolomieu, Isère, 1750 - Châteauneuf-en-Charollais 1801). Da lui prende nome la dolomia (fr. dolomie), roccia calcarea della quale il D. riconobbe la composizione chimica e mineralogica, diffusa nella regione alpina che poi fu designata col nome di Dolomiti.
Cavaliere di Malta dal 1768 al 1790, abbandonò la carriera militare per dedicarsi agli studî geologici e mineralogici. Durante questo periodo frequenti furono i viaggi svolti in Italia meridionale e nelle isole, che gli permisero di conoscere meglio la geologia e i vulcani e di acquisire così una solida reputazione scientifica. Questa gli valse nel 1794 la nomina a professore presso l'École centrale e nel 1795 a ispettore del Corps des mines, a professore di geologia all'École des mines e a membro dell'Institut de France. Assertore delle idee rivoluzionarie ma antigiacobino, militò agli ordini di Napoleone, che seguì nella spedizione d'Egitto (1798) e dal quale fu incaricato, quale ex appartenente all'Ordine di Malta, d'interporre i suoi buoni uffici per la capitolazione dell'isola. Naufragato a Taranto, sulla via del ritorno, fu fatto prigioniero (1799) dalle bande del card. Ruffo. Liberato (1801), rientrò in Francia, dove ottenne la cattedra di mineralogia al Muséum di Parigi.
Dalle sue osservazioni sui vulcani dell'Italia meridionale (Mémoire sur les tremblements de terre de la Calabre pendant l'année 1783, 1784; Mémoire sur les volcans éteints du Val di Noto en Sicile, 1785) trasse argomenti per opporsi alla dottrina allora imperante dei nettunisti sull'origine delle rocce eruttive. Dei suoi scritti il più importante è la Philosophie minéralogique (1801), scritta nel periodo della prigionia.