HOLLES, Denzil
Parlamentare inglese, nato il 31 ottobre 1599. Fu secondo figlio di Giovanni Holles, primo conte di Clare. Rigido puritano, benché, come uomo di stato, non avesse grandi capacità, la sua nota integrità, i suoi legami di parentela (sua sorella era andata sposa a Tommaso Wentworth, più tardi conte di Strafford), il suo nome gli avevano dato una certa posizione dirigente nella Camera dei comuni, dove egli rappresentava Dorchester. Prese viva parte ai contrasti in mezzo ai quali si chiuse la sessione della Camera dei comuni del marzo 1629, e con la violenza costrinse a rimanere seduto il presidente della Camera, che aveva rifiutato di porre in votazione alcuni provvedimenti proposti e si era alzato per andarsene. H. e altri membri della Camera dei comuni coinvolti nel fatto furono imprigionati, e, dopo un anno di contese e rinvii, furono processati per cospirazione dal tribunale del King Bench. H. fu condannato a una multa di mille marchi ed ebbe a subire la prigione e l'esilio, per i quali fu ricompensato con una donazione di Lst. 5000, quando si riunì il Lungo Parlamento. Nelle deliberazioni di questo parlamento egli ebbe parte dirigente per l'autorità acquistata in seguito alle persecuzioni subite. Cercò, senza riuscirvi, d'intervenire in favore di Strafford, ma nel resto agì in accordo con Pym. Votò contro l'episcopato e per la Grande Protesta e si mostrò aspro in modo particolare contro i cattolici, dopo la ribellione irlandese. Fu uno dei cinque membri accusati dal re nel gennaio 1642, e allo scoppio della guerra, fu fatto membro del comitato parlamentare di sicurezza. A Edgehill le sue truppe di Londinesi si distinsero per valore e per devozione. A Brentford ebbero a subire l'urto dell'attacco del principe Ruperto e vennero decimate; e H., rimasto in vita, fu impressionato dolorosamente dalla realtà della guerra. Egli divenne allora sostenitore della pace e distaccandosi da Pym si mostrò proclive ad accordare al re qualche ingerenza negli affari dello stato, al solo patto che fosse stabilito il presbiterianismo, senza comprendere come questo fosse l'unico punto su cui Carlo non avrebbe mai ceduto. I suoi sforzi in favore della pace perciò fallirono. Quando nel novembre 1644 egli aveva portato le proposte di pace del parlamento al re, fu detto che egli avesse tenuto una conversazione segreta con Carlo, e di ciò, insieme con l'attribuzione fatta più tardi a lui di una corrispondenza con Digby, fu accusato nel 1645. Il sollevarsi dell'esercito per difendere l'indipendenza religiosa al quale egli, da rigido presbiteriano, si era opposto fortemente e la sua personale antipatia verso Cromwell lo resero sempre più intollerante verso i suoi alleati e desideroso della pace. Arrivò perfino a provocare un duello con Ireton e nel 1647 fu uno degli undici membri accusati dall'esercito. Si preparò a fuggire, fu richiamato e di nuovo esiliato, quando l'esercito marciò contro Londra, e infine richiamato nell'agosto 1647. Fu membro della commissione a Newport negli ultimi infruttuosi negoziati con Carlo, ma quando il colonnello Pride espulse, nel dicembre 1648, gli ultimi fautori della monarchia, abbandonò la Camera e fuggì in Francia. Nel 1651 Carlo II fece il tentativo di offrirgli il posto di Segretario di stato, ma egli rifiutò e ritornò in Inghilterra col permesso rilasciatogli dal Protettore. Nella restaurazione fu uno dei presbiteriani inclusi nel Consiglio segreto di Carlo, e fu creato Barone Holles di Ifield (20 aprile 1661). Dal 1663 al 1666 fu ambasciatore d'Inghilterra a Parigi e nel giugno del 1667 negoziò il trattato di Breda. Essendosi opposto all'esilio di Clarendon, fu escluso dal Consiglio segreto. Si unì col Country Party (partito del paese), si oppose fieramente al Test Act, incominciò a diffidare del re, che egli sospettava nutrisse progetti di assolutismo, e fu sempre estraneo agl'intrighi dei dirigenti whigs con Barrillon, il ministro di Luigi XIV. Nel 1679 fu membro del Consiglio segreto, istituito per consiglio di W. Temple; morì il 17 febbraio 1680.
Bibl.: Whitelock, Memorials of the English Affairs, Oxford 1853; Burnet, History of his times, Oxford 1897; Collins, Historical Collections of the noble families of Cavendish, Holles, ecc., Londra 1752.