denominali e deaggettivali, verbi
I verbi denominali e deaggettivali sono formati, rispettivamente, a partire da nomi e da aggettivi per mezzo di ➔ suffissi (-eggiare, -ificare, -izzare), oltre che tramite ➔ conversione e parasintesi (➔ parasintetici). Come si vede dalla forma dei suffissi, questi concorrono tutti a formare verbi della prima coniugazione, la sola pienamente produttiva in italiano (la coniugazione in -ire è scarsamente produttiva, dato che nuovi verbi possono essere formati solo per parasintesi; Iacobini 2004).
Le differenze fra i suffissi riguardano principalmente l’ambito d’uso e la produttività. Il suffisso -eggiare è presente in numerosi verbi ma è limitatamente produttivo; è usato di preferenza in verbi appartenenti a registri non formali (amareggiare, corteggiare, costeggiare, noleggiare, occhieggiare, schiaffeggiare). Rispetto agli altri due suffissi mostra una preferenza per la formazione di verbi intransitivi (albeggiare, amoreggiare, bambineggiare, favoleggiare, filosofeggiare, folleggiare, giganteggiare, grandeggiare, guerreggiare, largheggiare, ondeggiare, rivaleggiare, veleggiare); in un ristretto numero di formazioni può indicare azione ripetuta (ancheggiare, boccheggiare, dardeggiare, lampeggiare, palleggiare); può essere usato con etnici e aggettivi di colore (latineggiare, biancheggiare, rosseggiare, verdeggiare). Dal punto di vista formale, le basi terminanti in -ìa sono di norma troncate (filosofia → filosofeggiare).
Il suffisso -ificare è fra i tre quello che conta il minor numero di derivati; inoltre, anche la sua produttività è piuttosto limitata. Usato soprattutto in verbi di registro alto e in terminologie tecnico-scientifiche, si applica specialmente a verbi transitivi (acidificare, chiarificare, dolcificare, intensificare, personificare, pianificare, saponificare, solidificare, tonificare, umidificare) più che agli intransitivi (nidificare, prolificare, ramificare). Dal punto di vista formale, le basi terminanti con -ico vengono di norma troncate (tecnico → tecnificare, tonico → tonificare).
Il suffisso -izzare, presente in numerosi verbi, è il più produttivo in tutti i registri, comprese le terminologie tecnico-scientifiche. I verbi transitivi (atomizzare, automatizzare, civilizzare, estremizzare, impermeabilizzare, italianizzare, lottizzare, nazionalizzare, opacizzare, radicalizzare, scandalizzare, socializzare, tranquillizzare, verbalizzare, vivacizzare, volgarizzare) prevalgono nettamente sugli intransitivi (agonizzare, fraternizzare, neologizzare); piuttosto numerose le formazioni derivate da nomi propri (berlusconizzare, stalinizzare, vietnamizzare). Le basi nominali prevalgono su quelle aggettivali.
Dal punto di vista formale, il suffisso -izzare provoca il troncamento dei suffissi -ìa, -ismo, -ista (ironia → ironizzare, catechismo → catechizzare) e di altre sequenze finali (satellite → satellizzare, anastomosi → anastomizzare); in alcuni casi il suffisso -ico subisce il troncamento (aristocratico → aristocratizzare, automatico → automatizzare, meccanico → meccanizzare, nevrotico → nevrotizzare, telematico → telematizzare), in altri rimane inalterato (automatico → automaticizzare, elastico → elasticizzare, eroico → eroicizzare, storico → storicizzare); altre anomalie formali possono dipendere dai numerosi prestiti dal francese (come in preconizzare) e dall’inglese (come in pressurizzare), che riguardano in particolare le terminologie tecnico-scientifiche.
Come si può notare, oltre che dai verbi sopra elencati, anche dall’esistenza di coppie di derivati formati a partire da una stessa base (temporeggiare / temporizzare, elettrificare / elettrizzare), in diverse delle quali si ha una relazione semantica di sinonimia o quasi sinonimia (satireggiare / satirizzare, simboleggiare / simbolizzare, tipificare / tipizzare), non è possibile formulare generalizzazioni relative alle differenze tra i significati espressi dai tre suffissi. I significati dipendono piuttosto dal tipo di base della derivazione (nomi e aggettivi) e dalla natura dell’evento indicato dal verbo. Una certa regolarità si può notare nell’uso dei suffissi -eggiare e -izzare nella lessicalizzazione, rispettivamente, di eventi continuativi non-telici (toscaneggiare) e telici (toscanizzare) (➔ aspetto).
Oltre ai tre suffissi menzionati, ne vanno ricordati altri non produttivi identificabili in formazioni composizionalmente trasparenti sia dal punto di vista semantico che formale: -icare, con basi sia nominali (nevicare) sia aggettivali (quintuplicare, sestuplicare, zoppicare), -olare (con basi nominali: prezzolare), -itare (con basi aggettivali: capacitare).
I verbi denominali possono esprimere una grande varietà di situazioni collegate al ruolo e alle attività associate al referente del nome di base e riguardare eventi di tipo sia statico sia dinamico. Seguendo la classificazione di Grossmann (2004b), si segnalano qui di seguito i principali tipi semantici.
(a) Da nomi di base che designano un essere umano si possono formare verbi parafrasabili con «essere come un N, comportarsi come un N» (capeggiare, gigioneggiare, tiranneggiare, toscanizzare). Significato simile hanno anche i verbi derivati da esseri animati non umani (pavoneggiarsi, serpeggiare). Come è evidente dagli esempi, il suffisso più impiegato per questo tipo di formazioni è -eggiare.
(b) A partire da nomi non animati (perlopiù concreti), si possono formare verbi il cui nome di base rappresenta il risultato dell’evento descritto dal verbo (frondeggiare, magnetizzare, pietrificare, resinificare) o il componente di un insieme (lottizzare, periodizzare).
(c) In altre formazioni il nome di base rappresenta un’entità che viene posta in uno spazio reale o figurato (metanizzare, vitaminizzare) o che costituisce lo spazio di localizzazione dell’evento lessicalizzato dal verbo (ghettizzare, museificare, ospedalizzare). A partire da nomi astratti si possono avere verbi parafrasabili con «fare, causare, subire N» (atrofizzare, danneggiare, ipotizzare, mitizzare).
I verbi deaggettivali sono di tipo sia incoativo sia causativo, secondo rispettivamente che il referente del soggetto dell’enunciato sia affetto, indipendentemente dalla propria volontà, da un mutamento di proprietà, oppure ne sia la causa intenzionale (Grossmann 2004a).
Numerosi verbi consentono la doppia lettura (causativa e incoativa), a cui di norma corrisponde la distinzione formale fra costruzione transitiva attiva e costruzione pronominale:
(1) a. i quotidiani sensibilizzano l’opinione pubblica
b. l’opinione pubblica si sensibilizza
(2) a. le nuove leggi hanno stabilizzato la situazione
b. la situazione si è stabilizzata
Fra i verbi che permettono questa doppia costruzione ricordiamo: acutizzare, attualizzare, capacitare, concretizzare, formalizzare, internazionalizzare, laicizzare, mimetizzare, ovalizzare, responsabilizzare, sindacalizzare, urbanizzare, velocizzare. Come è evidente dagli esempi, il suffisso di gran lunga più utilizzato (e più produttivo) per la derivazione deaggettivale è -izzare.
Così come nel caso dei verbi denominali, la derivazione da aggettivi può esprimere un’ampia varietà di significati, e può fare riferimento a più significati della base. A partire da aggettivi antonimi, il verbo descrive l’acquisizione di un grado maggiore della qualità indicata dall’aggettivo di base (antichizzare, facilitare, intensificare, vivacizzare). I verbi formati a partire da aggettivi complementari descrivono invece l’acquisizione di una qualità precedentemente non posseduta (digitalizzare, interiorizzare, liofilizzare, sincronizzare, sterilizzare), o viceversa la perdita di una proprietà (impermeabilizzare).
A partire da aggettivi denominali (derivati soprattutto con i suffissi -ale, -ano, -ico) che siano impiegabili con funzione predicativa, si formano verbi con il suffisso -izzare (commercializzare, contestualizzare, idealizzare, istituzionalizzare, strumentalizzare). Tra essi formano un gruppo omogeneo i verbi derivati da ➔ etnici o che indicano appartenenza a un gruppo sociale, politico, religioso (balcanizzare, cattolicizzare, europeizzare, italianizzare, meridionalizzare, occidentalizzare).
A partire da aggettivi, si possono formare anche verbi intransitivi (stativi o continuativi) il cui soggetto (animato o inanimato) designa un’entità che manifesta o possiede una proprietà, e possono essere parafrasati con «fare, comportarsi come un N». Il suffisso più usato per questo tipo di formazioni è -eggiare (biancheggiare, pareggiare, pedanteggiare, scarseggiare, verdeggiare), ma possono esserne impiegati anche altri (solidarizzare, sottilizzare, zoppicare).
Grossmann, Maria (2004a), Verbi deaggettivali, in Grossmann & Rainer 2004, pp. 459-465.
Grossmann, Maria (2004b), Verbi denominali, in Grossmann & Rainer 2004, pp. 450-459.
Grossmann, Maria & Rainer, Franz (a cura di) (2004), La formazione delle parole in italiano, Tübingen, Max Niemeyer.
Iacobini, Claudio (2004), Parasintesi, in Grossmann & Rainer 2004, pp. 165-188.