PETAU (Petavius), Denis
Teologo, storico e controversista nato ad Orléans il 21 agosto 1583, morto a Parigi l'11 dicembre 1652. A soli 19 anni vinse il concorso per la cattedra di filosofia all'università di Bourges. Nel 1604 fu a Parigi a completare i suoi studi teologici. Già canonico e suddiacono di Orléans, il 15 giugno 1605 entrò nella Compagnia di Gesù a Nancy. Insegnò retorica a Reims, La Flèche e finalmente a Parigi al Collegio di Clermont dove, dal 1621, passò a insegnare teologia positiva fino al 1644.
Il P. iniziò la sua attività di studioso con una serie di edizioni di scrittori classici e cristiani (Sinesio di Cirene, 1612; Temistio, 1613; Giuliano l'Apostata, 1614; Niceforo, 1616; Epifanio di Salamina, 1622; 2ª ed. di Sinesio, 1633) accompagnate da traduzioni latine dei testi e da dissertazioni storiche. Parallelamente, egli curò la pubblicazione di due grandi opere cronologiche destinate a sostituire il De emendatione temporum di G. C. Scaligero: al De Doctrina temporum (1627) fece così seguito il Rationarium temporum (1613), che ne applicava i principî alle grandi epoche della storia e doveva essere la guida di J.-B. Bossuet nel suo Discorso sulla storia universale. La preparazione storica e filologica che egli rivela in questi suoi scritti si riflette anche chiaramente nell'indirizzo da lui seguito nelle sue numerose opere polemiche, indirizzate soprattutto contro i giansenisti: il suo primo intervento contro l'Augustinus (vedi gli scritti De libero arbitrio e De pelagianorum et semipelagianorum haeresi, 1643) mirò a distruggere la tesi storica sulla quale C. Giansenio aveva fondato il suo punto di vista. E nella polemica con A. Arnauld, a proposito della frequente comunione (De la pénitence publique et de la préparation à la communion, 1644), egli mira a discernere il senso vero della tradizione, sulla quale si fonda la dottrina attuale della Chiesa. Lo stesso spirito il P. portò nella sua opera, di gran lunga la più importante, di teologo, quale si riflette soprattutto nei quattro tomi dei Dogmata theologica (i primi tre pubblicati nel 1644, il 4°, in due volumi, nel 1655, con numerose aggiunte nelle edizioni successive) che rappresentano veramente un momento cardinale nella storia della teologia. Ponendosi sul terreno già seguito da R. Bellarmino e da J. Maldonado, il P. realizzò in pieno il programma da essi iniziato di esporre la dottrina cattolica sulle basi delle sue fonti prime, la Scrittura e la tradizione. Abbandonando il metodo scolastico tradizionale, egli fa della teologia una disciplina positiva "più sobria di speculazione - come è stato osservato - e più nutrita di storia". Umanista e letterato lasciò un'impronta del suo ingegno anche nelle innumerevoli composizioni di circostanza: poesie, lettere, discorsi ecc., molto spesso redatti in greco e in latino (v. Opera poetica, ed. completa, Parigi 1642; Epistolarum libri III, Parigi 1652).
Bibl.: Elenco dei suoi scritti con la storia delle loro ediz., in C. Sommervogel, Bibl. de la Comp. de Jésus, VI, Parigi-Bruxelles, 1895, coll. 588-616 (e nei suppl.); J.-C. Vital Chatelain, Le père D. P., Parigi 1884; P. Galtier, in Dict. de théol. cath., VI, Parigi 1933; coll. 1313-37, s. v. Petau (con bibl.).