In chimica, polimero dotato di caratteristica struttura ramificata ad albero. Consta di un nucleo centrale (costituito da un atomo o da un piccolo aggregato di atomi) da cui si sviluppa radialmente una serie di frammenti monomerici, che danno vita a loro volta a successive ramificazioni in 3 dimensioni, originando una struttura complessiva di tipo sferoidale, simile nell’aspetto a quella dei rami di un albero (v. fig.). La dimensione lineare di un d. può andare da 1 a 100 nm. Strutture di questo tipo sono note in natura (si ritrovano, per es., nell’amilopectina) e a partire dalla seconda metà degli anni 1980 sono state messe a punto procedure per ottenerle sinteticamente attraverso una procedura detta sintesi divergente. Nella fig. è rappresentata la crescita di un d. ottenuto partendo da un nocciolo interno di ammoniaca, NH3, i cui idrogeni vengono sostituiti con molecole di acrilato di metile; i 3 rami così ottenuti vengono fatti reagire con etilendiammina (contenente il gruppo terminale −NH2), dando luogo a una struttura avente, anziché 3, 6 atomi di idrogeno ancora sostituibili (prima generazione del d.). La successiva generazione avrà 12 idrogeni sostituibili, e così via. Ripetendo diverse volte questo processo, si ottiene un d. di dimensioni molto estese. Alternativa alla sintesi divergente è quella convergente, che procede in senso inverso. In questo caso, i composti da cui si parte sono quelli che costituiranno le ramificazioni più esterne del dendrimero. A essi vengono aggiunti i frammenti più interni fino a giungere al nocciolo. Le caratteristiche chimiche e fisiche dei d. (reattività, solubilità ecc.) dipendono dalla natura dei gruppi terminali ‘esposti’ sulla superficie, e si possono accuratamente selezionare a priori adattando opportunamente il metodo preparativo.
Ai d. è dedicato un interesse crescente grazie alle loro potenziali applicazioni. Alcuni di essi, contenenti particolari gruppi funzionali sulla superficie, si sono dimostrati efficaci nel catalizzare reazioni organiche. I d. costituiti da poliammidoammine (noti con la sigla PAMAM) sono stati usati per trasferire molecole di DNA in cellule di mammifero. D. contenenti frammenti peptidici, infine, mostrano interessanti proprietà anticorpali.