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DENDERA

di Giulio Farina - Enciclopedia Italiana (1931)
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DENDERA (ar. Dandarah; A. T., 115)

Giulio Farina

Villaggio di scarsa importanza posto sulla riva occidentale del Nilo in faccia a Qenā da cui dista circa 6 km. Il villaggio è a 600 km. circa dal Cairo, presso le rovine dell'antica Τέντυρις (Τέντυρα), Tentyris. Il nome egizio fu Jewne e dall'appellativo Jewnet-t-entōre "Jewne della Dea" trassero origine le trascrizioni classiche e il copto Nitentōre. La dea di Denderȧ era quella della musica e dell'amore, Hathôr, identificata perciò con Afrodite. Come si vede dall'emblema del nomo ella vi aveva soppiantato un diococcodrillo e così bene che al tempo romano i suoi devoti erano segnalati quali nemici di questa bestia. Forse venne da Diospolis parva, dove si adorò un feticcio-sistro; uno dei figli attribuibile si chiama appunto Eḥe Suona-sistro", l'altro è Zem'tŏ'we "unitore dei due paesini della vicina Ḫe'-ṭej. Già nei Testi delle Piramidi la dea è detta "la Denderita", e "la principessa di Dendera". Fu la capitale del VI nomo dell'Alto Egitto e faceva parte della Tebaide. Vi fiorì l'industria tessile con il ben noto tentyriticum linum (Plin., Nat. Hist., XIX, 2). Il tempio principale, secondo le tradizioni, risalirebbe ai re predinastici e sarebbe stato ricostruito sotto la VI dinastia sull'antico piano da Mererīe Pjope I; ma di tali edifici, come di quelli della XII, della XVIII e XX dinastia, non iimangono tracce. Quanto si vede è del primo secolo (Tolomeo Neo Dioniso) e dell'impero romano. L'edificio, armonioso ed elegante, si compone d'un grande vestibolo in avancorpo, d'una sala ipostila su sei colonne fiancheggiata da magazzini, d'una sala delle offerte, d'una seconda immettente nel penetrale, ove stavano le barche sacre con le immagini divine. Sul corridoio circostante si aprono dodici camere adibite al culto o ai servizî di questo. Sotterra si sprofondano cripte dove si conservavano gli oggetti sacri dimessi. Dopo la spedizione di Napoleone il tempio divenne famoso per la scoperta dei due zodiaci (uno trasferito nel 1820 al museo del Louvre in Parigi) ove i segni greci erano uniti alle costellazioni egiziane. Con la lettura dei geroglifici fu chiaro che questi zodiaci non risalgono a tempi remoti; ma uno è in relazione con la nascita di Cesarione (47 a. C.), l'altro data dal regno di Tiberio (32-37 d. C.). Avanti al tempio, presso una chiesa copta, sono due "Case delle nascite", adibite al culto dei figli della dea. Quella eretta da Nektanebos I è dedicata al dio Ehe; l'altra da Augusto, al dio Zem'-tŏ'we. Dietro il tempio principale ve n'è uno minore sacro alla dea Isis.

Bibl.: Baraize, Rapport sur la mise en place d'un moulage du zodiaque de Dendérah, in Annales du Service, XX (1920), p. 1 segg.; J. Dümichen, Baugeschichte des Benderatempels, Strasburgo 1877; id., Bauurkunde der Tempelanlagen von Dendera, Lipsia 1865; A. Mariette, Dendérah. Description générale du grand temple de cette ville, Parigi 1880; F. Petrie, Dendereh, 1898 (XVII Memoir of the Egypt Exploration Fund), Londra 1898.

Vedi anche
Hathor (gr. ᾿Αϑύρ e ᾿Αϑῴρ) Divinità egiziana adorata specialmente a Dendera. È rappresentata in genere come giovenca o donna con corna e orecchie bovine. Il nome (che significa «Casa di Hor», dio solare) la mostra come personificazione della volta celeste. In seguito divenne patrona dell’amore e dai Greci ... Nilo (arabo an-Nīl) Il maggior fiume dell’Africa, primo del globo per lunghezza (6671 km), uno dei maggiori per ampiezza di bacino (2.867.000 km2). Nella mitologia greca fu considerato come un dio. Nell’arte egizia appare come una divinità barbuta, coronata di loto e papiro, con fiori e doni nelle mani. Il ... Afrodite (gr. ᾿Αϕροδίτη) Divinità greca dell’amore, inteso anche come attrazione delle varie parti dell’Universo tra loro; simboleggia l’istinto naturale di fecondazione e di generazione e sotto questo aspetto è simile all’Ishtar babilonese e all’Astarte fenicia. I Greci connettevano il nome di A. con la spuma ... musica Arte che consiste nell’ideare e nel produrre successioni strutturate di suoni. In quanto attività sociale, la m. appartiene a tutte le epoche e a tutte le culture, mutando il proprio significato e la propria funzione e manifestandosi in una grande varietà di forme e tecniche a seconda dei periodi storici ...
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