demondializzazione
s. f. La progressiva perdita di influenza dei modelli di economia e sviluppo globale.
• curiosamente ‒ per lo meno in Francia ‒ i media non cessano di stigmatizzare l’«impronta ecologica» degli individui quando non sono responsabili che del 27 per cento dell’emissione di gas serra. Il fatto è che le misure da prendere sarebbero troppo dolorose per il mondo delle industrie transnazionali e per l’avvenire degli scambi agroalimentari: soppressione radicale dei trasporti (aereo, marittimo e su strada) non assolutamente necessari, vale a dire la demondializzazione dell’economia e la rilocalizzazione delle attività agricole e industriali. (Pascal Acot, trad. di Anna Maria Mansutti, Piccolo, 11 maggio 2008, p. 12) • Il motivo di inquietudine è Arnaud Montebourg. Lo conosco. Mi piacciono la sua rettitudine, il suo atteggiamento, perfino la sua indistruttibile energia. Ma cosa farà della sua vittoria? Dove andrà? Quale sarà il suo destino politico? Può ancora essere uno dei rinnovatori della sinistra. [...] Lo immagino nel 2017: in piena crisi dell’euro o di quel che ne resta, davanti a una nuova Angela Merkel. Come direbbe, in tedesco, «demondializzazione»? (Bernard-Henri Lévy, trad. di Daniela Maggioni, Corriere della sera, 13 ottobre 2011, p. 48, Idee & opinioni) • È anche un governo espressione di una Francia multietnica: […] quasi tutti i ministri importanti sono di stretta osservanza socialista, Manuel Valls all’Interno è l’alfiere dell’ala destra, Arnaud Montebourg al Rilancio produttivo è il rappresentante degli «antagonisti», che alle primarie predicava la «demondializzazione». (Umberto De Giovannangeli, Unità, 17 maggio 2012, p. 4, L’Europa e la crisi).
- Derivato dal s. f. mondializzazione con l’aggiunta del prefisso de-.