Democrazia cristiana
Movimenti e partiti politici di ispirazione cristiana
I cattolici si sono a lungo identificati con i poteri costituiti, in base al principio secondo cui il potere dei re derivava da Dio. Con la Rivoluzione francese tale situazione muta: si diffonde l'idea che i cattolici possano partecipare attivamente ai mutamenti e che la democrazia non sia incompatibile con lo spirito cristiano. Nel corso dell'Ottocento, infatti, l'espressione democrazia cristiana prende a definire i movimenti politici di ispirazione cristiana
I movimenti politici di ispirazione cristiana, che si trasformano poi in partiti, seguono il magistero della Chiesa, ma ciascuno di essi agisce a proprio modo in realtà politiche e sociali assai diverse. A unire queste forze, più che un'ideologia ben precisa, è la critica alla società liberale, laica e individualista, così come l'ostilità agli eccessi rivoluzionari del socialismo e del marxismo. I democratici cristiani furono ‒ e continuano a essere ‒ riformisti (favorevoli cioè a un progresso graduale), sostenitori della libertà di associazione e del pluralismo, e invece contrari a forme esasperate di nazionalismo. In genere si collocano al centro della scena politica, inclini a collaborare certe volte con la destra e altre con la sinistra, a seconda delle situazioni e della pressione esercitata da chi sostiene il movimento o partito.
Nel corso del Novecento l'appoggio della gerarchia ecclesiastica ha potuto conquistare ai movimenti politici di ispirazione cattolica il consenso di conservatori che mai avrebbero aderito a programmi riformisti. Ma nell'Ottocento la posizione della Chiesa nei confronti delle novità politiche costituite dal diffondersi delle istituzioni politiche liberali e dalla libertà di stampa e di opinione è stata a lungo di chiusura e rifiuto. È solo alla fine del secolo che la Santa Sede muta atteggiamento. Leone XIII sprona i cattolici ad assumersi responsabilità politiche e sociali. L'enciclica papale Rerum novarum del 1891 sancisce le forme dell'impegno richiesto. La Chiesa accetta di impegnarsi nella realtà sociale per alleviare le difficoltà dei lavoratori e per assicurare una più equa ripartizione delle risorse. Le associazioni cattoliche vengono incoraggiate.
Leone XIII voleva contrastare l'avanzata del socialismo, favorendo l'impegno dei cattolici in quello che era il campo d'azione socialista: il mondo del lavoro, l'impegno per il cambiamento politico ed economico. E tuttavia, dopo che il Regno d'Italia, nel 1870, aveva posto fine allo Stato temporale della Chiesa, i cattolici si esclusero volontariamente dal confronto politico: "né eletti, né elettori", questo era lo slogan. Fu un prete siciliano, don Luigi Sturzo, che riuscì a ottenere dal papa Benedetto XV l'autorizzazione a fondare un partito di ispirazione democratico-cristiana: il Partito popolare. Il partito presentò il suo programma nel gennaio 1919 e nelle prime elezioni, pochi mesi più tardi, ottenne oltre il 20% dei suffragi. Col fascismo l'esperienza fu bruscamente interrotta: nel 1924, infatti, Sturzo fu costretto all'esilio. Stessa sorte conobbe con l'avvento del nazismo l'analogo partito che si era sviluppato in Germania e che aveva preso il nome di Zentrum ("Centro").
Dopo la Seconda guerra mondiale i partiti europei di ispirazione democratico-cristiana divennero protagonisti della scena europea. Mentre la destra, che aveva condotto al disastro e agli orrori della guerra, era sparita e il comunismo sovietico aveva minacciosamente preso il controllo dell'Europa orientale, i partiti cattolici governarono quasi ovunque la rinascita dell'Europa occidentale. In Italia nel 1946 la Democrazia cristiana (questo il nuovo nome assunto dal Partito popolare) divenne, sotto la guida di Alcide De Gasperi, il primo partito. Tale sarebbe rimasto fino agli anni Novanta del Novecento, quando, sotto il peso di inchieste giudiziarie che misero in stato d'accusa il sistema di finanziamenti illeciti messo in piedi da molti partiti politici, la Democrazia cristiana si frantumò in spezzoni che si sono distribuiti in entrambi gli schieramenti ‒ centro-destra e centro-sinistra ‒ in cui si è successivamente diviso il quadro politico italiano.