DEGNI, Demetrio
Nacque a Barletta nel 1648. Nel 1671 si trasferì a Modena dove, dopo un breve periodo d'inattività, installò una tipografia nella quale stampò parecchi libri e soprattutto una gazzetta settimanale. Vicino alla tipografia aprì una bottega in cui vendeva, oltre ai propri giornali, anche libri di scuola e libri devozionali (salteri, abachi, grammatiche).
Della sua attività tipografica abbiamo notizie certe a partire dal 1677. In quell'anno uscì per i suoi tipi un volume di poesie del medico modenese Bernardino Ramazzini: De Bello Siciliae.
Si tratta di un'opera di mediocre valore letterario che si presenta, però, in una veste tipografico-editoriale particolarmente curata.Nello stesso periodo il D. si dedicò anche alla stampa di materiale minore destinato per lo più a una circolazione ristretta: abbiamo notizia infatti della stampa di tre tesi in Universa philosophia per gli studenti del collegio di S. Carlo, e di quella degli atti di alcune dispute giudiziarie. Ma il D. si affermò soprattutto per la stampa della sua gazzetta settimanale che s'intitolava Modona.
Tra la prima e la seconda metà del Seicento in quasi tutte le maggiori città d'Italia andavano nascendo le prime "gazzette" (o "avvisi") a stampa. La stessa capitale estense ne aveva già avuta una nel 1658 stampata nella tipografia Cassiani e strettamente controllata dagli ambienti di corte. Il D. s'inserì in questa duplice tendenza nazionale e locale. Il primo numero rinvenuto della sua gazzetta è il 17 dell'anno 1677 (nell'Archivio di Stato di Modena se ne conservano circa centoventi numeri sino ad arrivare al n. 34 del 1700). Come era tipico di tutte queste gazzette, essa riportava le notizie raccolte dai corrieri provenienti dalle diverse città europee e italiane, allineandole, senza aggiungere alcun particolare commento, una dopo l'altra, sotto il nome della città di provenienza e la data d'arrivo del corriere. Il giornale del D. (che, oltre ad esserne tipografo, ne era anche editore e redattore) iniziava sempre con le notizie provenienti dall'Italia: Roma Napoli, Genova, Milano, Torino, Venezia e a volte anche Lucca e Messina. Seguono le notizie dall'estero: Parigi, Amburgo, Amsterdam, Vienna, Madrid, Londra, con l'inserzione sporadica di notizie dalla Russia e dall'America. Mancano, o si riducono alla descrizione di qualche ricevimento in casa d'Este, le notizie su Modena. Nella maggior parte dei casi, comunque, l'impostazione del giornale lasciava pochissimo spazio alla cronaca (incendi, terremoti, catastrofi naturali o eventi sovrannaturali) privilegiando invece l'informazione diplomatico-militare. L'attività del D. si assestò su questa linea editoriale. Oltre ai "foglietti" (così infatti egli chiamava la sua gazzetta) che uscivano settimanalmente, egli stampava saltuariamente degli "straordinari", su quattro facciate in cui erano riportati, in versione integrale, dispacci, lettere, accordi diplomatici che nei foglietti erano dati solo in estratto. Nell'Archivio di Stato di Modena si trovano una quantità di straordinari, particolarmente significativi, usciti sotto i titoli di "Nuova", "Nuovissima", "Ragguaglio" e "Relazione".
Il periodo di più intensa produzione del D. coincise con l'assedio turco di Vienna del 1683 e con la successiva avanzata vittoriosa delle truppe polacche e della lega santa che, in un susseguirsi alterno di vicende militari, respinsero i Turchi verso oriente. I foglietti del D. davano in questo periodo parecchio spazio alle notizie dall'Ungheria e dalla Polonia; i "Ragguagli" e le "Nuove" si moltiplicano.
Il D. pubblicò anche una nuova testata: Giornali dal campo Cesareo. Si tratta di relazioni particolareggiate sull'attività delle truppe dei vari accampamenti imperiali. Di esse si sono rinvenute solo due copie per cui non è possibile azzardare ipotesi sulla loro periodicità. Rimane interessante notare che Giornali dal campo Cesareo nascevano in quel periodo sia a Bologna, sia a Rimini e a Venezia, e che il D. seguiva anche in questo caso la moda del tempo.
L'attività pubblicistico-editoriale del D. si caratterizza in questo periodo anche per la pubblicazione di volumi a stampa di carattere storico-militare che rappresentano una ulteriore elaborazione delle notizie via via pubblicate nei "foglietti" e nelle "Nuove". Nel 1684 il D. stampò il Ragguaglio historico di quanto è accaduto nell'assedio di Vienna e l'Assedio di Vienna d'Austria.
Il primo libro, il cui autore non figura nel frontespizio, è riconducibile alle informazioni raccolte dal patrizio genovese G. B. Cattaneo che "senza riguardo alcuno alle spese e all'incomodità si è esposto ad ogni maggiore azzardo per acquistare le Nuove più recondite negli affari del mondo". Il secondo fu scritto da Leandro Anguissola, professore di iconografia nel collegio dei convittori di Parma (il manoscritto si trova alla Biblioteca Estense di Modena) con la collaborazione dell'ingegnere militare Bartolomeo Camuccio. Ambedue avevano partecipato all'assedio di Vienna e quindi il loro racconto appare accurato e ricco di particolari. Essi disegnarono inoltre una mappa dinamica della battaglia che il D. pubblicò sia allegata al libro sia da sola, a suo dire, con un gran successo di vendita.
Nel 1685 si affidò alla penna del drammaturgo Bartolomeo Scala per la pubblicazione dell'Ungheria compendiata, in cui l'autore, utilizzando sia opere di carattere storico sia i "più recenti rapporti di germanico relatore", stese un rapido profilo sulla storia e l'attualità dell'Oriente europeo. L'opera dovette avere un grande successo, tanto che il D., "per soddisfare alle ricerche che da più parti giornalmente erano fatte", l'anno dopo provvide a ristamparla.
Ben presto lo Scala lasciò il D. per passare a svolgere lo stesso tipo di lavoro presso la tipografia Soliani. A questo punto il nostro tipografo-editore-redattore si fece anche scrittore di ciò che stampava. Nella prefazione del Diario della campagna fatta in Ungheria del 1688, avvertendo il lettore che il suo mestiere rimaneva pur sempre quello di "concatenar caratteri e non di tessere historie" esponeva i criteri del suo metodo di lavoro: "Io inappassionato e sincero qui nel presente giornale gli espongo [i fatti storici] agli occhi di tutti nei nudi e indubitati suoi termini sapendo di aver avuto fissa l'attenzione nel trasparire ogni più esatta notizia e da ogni parte ne ho ricavato non discordante riscontro: sicché potrà non vacillare chi legge nella credenza dell'annotato racconto, e ricavare poscia egli stesso quelle conseguenze che più le vennero suggerite dal discreto suo intendimento". Si può subito notare l'utilizzazione di modelli tipicamente giornalistici (il libro viene appunto chiamato giornale) basati sul culto della notizia, sul valore oggettivo del fatto. Questo modulo - tipico della gazzetta - applicato al libro, ebbe "un successo enorme, superiore agli antecedenti, quasi incredibile" che spinse il D., negli anni successivi, a continuare a cimentarsi in questo tipo di prove. Tale letteratura storico-informativa sembra rispecchiasse l'interesse e l'opinione pubblica non solo modenese; egli ricevette infatti molte richieste delle sue opere da oltre confine.
Fu l'esportazione che gli provocò i primi guai con le autorità ecclesiastiche. Il 28 marzo 1698 il D. venne privato dall'inquisitore della licenza di stampare per avere esportato il suo Ragguaglio historico di quanto è accaduto dopo la pace di Nimegea senza averlo prima sottoposto all'extractur (che era il visto preventivo all'esportazione).
L'episodio può essere inserito in un momento di particolare tensione politica. In quel periodo la Curia riscontrava un pericoloso ravvivarsi della circolazione (importazione-stampa-esportazione) di libri proibiti, realizzato con la complicità di diversi librai e con l'ambigua compiacenza della casa d'Este, che sembra acquistasse questi libri per la propria biblioteca.
La condanna nei confronti del D. voleva essere preventiva ed esemplare: gli si dava la possibilità dell'assoluzione a patto che facesse pubblica professione di pentimento e devozione di fronte a tutti gli altri librai di Modena. Il D. la fece, ma non per questo le sue disavventure cessarono. Dopo aver pubblicato nel 1699 un Compendio di historia col quale riassumeva gli eventi del secolo morente, incappò nel 1701, a causa del giornale, nuovamente nella censura. Questa volta era quella dello Stato. Erano gli anni della guerra di successione spagnola per la quale, nella pianura padana, si fronteggiavano gli eserciti imperiale e franco-spagnolo. Rinaldo I, duca di Modena, aveva deciso di mantenere inizialmente una politica di neutralità. Il D. nella sua gazzetta aveva invece - in qualche modo - criticato le manovre militari del maresciallo Cattinat, comandante in capo delle armate franco-spagnole. Rinaldo, che con grande diplomazia aveva inviato due ambasciatori a complimentarsi con entrambi i comandanti degli eserciti, si trovò così a ricevere le lamentele del Cattinat per quell'articolo. Decise quindi, per evitare complicazioni internazionali, di far sospendere le pubblicazioni della gazzetta (11 luglio 1701).
Un osservatore dell'epoca, il Lazzarelli, faceva però notare che su questa decisione aveva molto influito il parere del segretario di Stato Niccolò Santi. Questi aveva infatti da tempo dei contrasti con l'Inquisizione ecclesiastica sul problema di chi dovesse avere il privilegio di vidimare per primo le opere a stampa, e guardava in malo modo il D. per quella sua precedente publica sottomissione al potere della Chiesa. Secondo questa ipotesi, il D. sarebbe stato il capro espiatorio della riaffermazione dei privilegi censori dello Stato su quelli della Chiesa.
Dopo queste vicende il D. abbandonò Modena per trasferirsi a Cesena. In questo modo lasciava inedito un ulteriore "Diario istorico" sui fatti politico-militari dell'inizio del secolo, che si trova ora manoscritto nella Biblioteca Estense di Modena. Vi si può notare che le frasi che si riferiscono al Cattinat sono diligentemente individuate e sottolineate, il che lascia intendere che il manoscritto gli fosse stato sequestrato prima della pubblicazione.
A Cesena il D. riprese la pubblicazione della sua gazzetta, che questa volta prese il titolo di Cesena, di cui ci rimangono poche copie (cfr. catal. della Bibl. Estense di Ferrara). Tra il 1709 e il 1710 pubblicò il Compendio historico e Il Mondo in armi. Nel primo riprende il materiale manoscritto del 1702; nel secondo continua la cronaca dei fatti politici fino al 1710. I libri sono ora dedicati ai nuovi protettori, i Conti di Bagno. Secondo il Lazzarelli, intorno al 1613 dovette lasciare Cesena (non si sa per quale motivo) per recarsi a Pesaro dove continuò l'attività di stampare gazzette.
Non si conosce l'anno di morte.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Modena, Archivio per materie, Letterati, busta 17, sub voce; Archivio per materie, Stampatori, busta 36, sub voce; Inquisizione, fil.89 (aa. 1698-1700); Ibid., Bibl., Giornali gazzette di Modena, avvisi a stampa. Italia, secoli XVI-XVIII; Modena, Bibl. Estense, Racc. Campori α R.8.5 (Ital. 1001): M. A. Lazzarelli, Inform. dell'arch. del monastero di S. Pietro di Modena, pt. V (1651-1695), p. 394; Ibid., cod. CXLVI (= I.G.29), I, 476: D. Degni, Diario istorico... (1702); Ibid., Miscellanea varia Ferrari Moreni, b. 10; N. Bernardini, Guida alla stampa periodica ital., Lecce 1890, p. 547; G. Fumagalli, Lexicon Typographicum Italiae, Florence 1905, p. 67; E. P. Vicini, La stampa nella provincia di Modena, in Tesori delle biblioteche d'Italia - Emilia e Romagna, Milano 1932, pp. 517, 521 s.; F. Fattorello, Le origini del giornalismo moderno, Udine 1934, p. 105; G. Gaeta, Storia del giornalismo, I, Milano 1966, p. 681; M. E. Cosenza, Bioghaphical and Bibliogr. Dictionary of the Italian Printers..., Boston 1968, p. 206; G. Ferrari Moreni, Il giornalismo modenese dalle origini al 1883, Modena 1970, p. 110; G. Orlandi, Note e docum. per la storia del quietismo a Modena, in L. A. Muratori e la cultura contemp., Atti del convegno di studi muratoriani, Modena 1972, Firenze 1975, pp. 305, 310; G. Orlandi, N. Giurati "ateista" (1655-1728). Un processo nell'Inquisizione di Modena all'inizio del Settecento, in Specilegium historicum, XXIV (1976), I, pp. 183 s.; P. Di Pietro, Storia dell'università di Modena, I, Firenze 1975, p. 46; U. Bellocchi, Storia del giornalismo ital., III, Bologna 1975, pp. 57 s., 195 s.