Vedi DEMETRIAS dell'anno: 1960 - 1994
DEMETRIAS (v. vol. Ill, p. 66)
La città fu fondata nel III sec. a.C. nella parte settentrionale del golfo di Volo nei pressi di Iolkòs e Amphànai; impiantata su una penisola a forma di sperone, venne protetta mediante fortificazioni realizzate in funzione delle caratteristiche del terreno. Le mura rafforzate da cortine e da torri, e certamente costruite contemporaneamente alla fondazione della città, racchiudono nel loro interno una vasta superficie trapezoidale. Sul colle più alto si trova l'imponente fortificazione dell'acropoli, fiancheggiata da una larga strada, a protezione della città dalla parte dell'entroterra. A SO una cinta a sé stante, erroneamente interpretata come la fortificazione dell'antica Pagasai, costituiva una difesa laterale contro chi avesse voluto attaccare la città approfittando della piccola pianura costiera più a S. All'interno del perimetro fortificato, l'acropoli costituiva una cittadella autonoma, protetta da un muro costruito sul versante che dominava la città.
Quest'ultima si sviluppava nel settore orientale della penisola. Le prospezioni di superficie hanno permesso di ricostruire un reticolo ortogonale di strade e di isolati, all'interno del quale si inseriscono le aree pubbliche, come quella che viene definita l’agorà sacra. Nelle sue vicinanze è ubicato l’anàktoron, nel quale dobbiamo probabilmente riconoscere la residenza dei re macedoni: l'edificio, di cui sono già stati effettuati lo scavo e la pubblicazione, nella sua ultima fase risalente alla fine del III sec., consiste in una costruzione assai tipica, a pianta quadrangolare con torri angolari quadrate, ai lati della quale sono accostati altri edifici e cortili, messi in luce dagli scavi più recenti. Non siamo ancora in grado di stabilire con esattezza quale fosse la situazione di tale complesso: si potrebbe forse supporre che esso fosse in rapporto con un'ipotetica «cittadella» che costituiva una parte integrante dell'impianto urbanistico. D. aveva anche altri edifici monumentali: un teatro (III sec. a.C.) e un edificio non ancora scavato (seconda metà del III sec. a.C.), interpretato come l’heròon del fondatore, Demetrio Poliorcete.
La città di D. si costituì per sinecismo, mediante l'agglomerazione dei piccoli insediamenti preesistenti nel golfo di Volo: Iolkòs, Pagàsai, Amphànai, Glaphyrai, Koropè, e inoltre Melìboia, Kasthànaia, Boibè e Homòlion, che le furono assoggettate e costituirono con essa la confederazione dei Magneti di cui D. era insieme città e sede. Perciò i membri della confederazione erano al tempo stesso cittadini delle loro città di origine, ma anche di D., di cui ciascuna costituiva un demo, oltre che Magneti in quanto membri dell’èthnos riunito nella confederazione stessa.
Le istituzioni di D. sono ispirate ai modelli formulati dai teorici greci della città, soprattutto Platone, per l'organizzazione a incastro dei demi entro la città, per l'organizzazione delle assemblee e dei collegi di magistrati: una boulè (il Consiglio), formata dai pritani, dagli strateghi, oltre che dai nomophỳlakes, i guardiani delle leggi, dai teichopoiòi, magistrati incaricati della difesa e soprattutto delle mura, dagli astynòmoi, guardiani dell'ordine pubblico. Conosciamo questa organizzazione interna grazie alle iscrizioni e soprattutto ai decreti di D., anche se la grande maggioranza dei documenti si concentra entro un periodo limitato a pochi decenni, tra il 140 e il 110 a.C. Sono noti anche i culti principali del centro: Artemide Iolkìa, Zeus Akràios, al quale i Magneti tributavano un culto sul Pelio, Afrodite Nelèia, Demetra e Kore, Pluto, Hera, Pasikràta di cui è stato ritrovato il santuario extraurbano a S della città; come divinità straniere sono attestate Cibele, Iside e Serapide, e Atargatis. Si tributava anche un culto al fondatore, agli eroi archegeti e creatori della città in generale. Nei demi alcuni importanti culti costituivano una fonte di attrazione, in particolare l'antichissimo oracolo di Apollo Koropàios.
La coesistenza di elementi locali e di una larga apertura verso l'esterno si riflette nella storia politica di D. Fondazione di prestigio a carattere militare, con una componente marittima dominante, D. rappresentò per oltre un secolo uno dei punti di riferimento per i re macedoni nella Grecia centrale e nel mare Egeo. Considerata una delle «tre catene della Grecia», essa consentiva ai Macedoni di dominare il complesso delle regioni della Grecia storica e costituiva una base di partenza per le flotte macedoni e un punto di arrivo delle comunicazioni di tutto l'Oriente mediterraneo.
Non a caso nell'importante serie di stele funerarie di D., ritrovate nel 1908-1912, si annovera un considerevole numero di epitaffi di stranieri (quasi il quaranta per cento) con origini estremamente diverse: cittadini di Sidone, Egiziani, Greci d'Asia Minore, Ciprioti e altri ancora, oltre ad alcuni personaggi provenienti dall'Occidente, dall'Epiro, l'Illiria e la Sicilia. Dallo studio di quei documenti privati si ricava ben poco della storia di D., ma il loro interesse sta altrove. Le stele funerarie di D. infatti costiΐμΐΒΟοηο un materiale estremamente prezioso per la conoscenza della pittura greca. Dal punto di vista delle tecniche pittoriche, esse attestano la grande diffusione della pittura a tempera (e non a encausto), ma contemporaneamente aprono illuminanti squarci sulla tecnica della pittura di cavalletto. L'elevato numero di pezzi che formano la serie permette inoltre di studiare lo sviluppo stilistico delle opere, così come quello della forma e del colore nel corso di due secoli, dagli inizi del III agli inizi del I sec. a.C. Vi si possono anche distinguere scuole, o tradizioni di scuole, nell'evoluzione delle quali l'orientamento attico, ben evidente all'origine, viene rapidamente integrato da elementi tessali (v. vol. V, p. 840 ss., s.v. Pagasai).
Gli anni 200-170 a.C. sono quelli meglio conosciuti nella storia di D., grazie agli storici delle guerre macedoniche. La città passò sotto la dominazione macedone e quindi sotto quella romana, arrendendosi anche agli Etoli e al re di Siria, Antioco III, prima di rassegnarsi, come le altre città della Grecia, a vivere libera sotto il controllo dell'autorità romana. Agli inizi del I sec. le guerre mitridatiche sono l'ultimo avvenimento storico che coinvolge D.; nel corso di tale campagna le stele funerarie delle necropoli più vicine al bastione marittimo vennero utilizzate per risistemare le fortificazioni. Il loro rapido interramento come materiale da costruzione e di riempimento, ha fatto sì che si conservassero pressoché intatte con le loro decorazioni e i loro colori. Nell'età imperiale romana D. sembra declinare progressivamente: nonostante alcune nuove costruzioni, tra cui una basilica, la città si restringe e necropoli si installano all'interno della cinta muraria. L'attività economica non appare più sostenuta dalla posizione politica e militare, né dalle condizioni degli scambi commerciali. Sostituita a poco a poco dal centro politico e religioso di Nea Anchialos a seguito della riorganizzazione dell'impero effettuata dagli imperatori cristiani, D. cessa di esistere nel corso del Medioevo.
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In generale: F. Staehlin, Das hellenische Thessalien, Stoccarda 1924, pp. 69-75; id., Zur Chronologie und Erklärung der Inschriften von Magnesia und Demetrias, in AM, LIV, 1929, p. 201 ss.; Ν. D. Papachatzis, To μακεδονικο ανακτορο της Δημητριαδας, in Thessalika, I, 1958, pp. 16-26, 50-65; id., Μαγνήσια πολις, η "υπο το πηλιον", ibid., II, Ι959, pp. 22-28; P. Marzolff, Demetrias. Elemente einer hellenistischen Hauptstadt, in Architectura, V, 1975, pp. 43-60; I. Beyer, V. von Graeve, U. Sinn, Grabung am Anaktoron von Demetrias 1970, in Demetrias I (BAMK, 12), Bonn 1976, p. 59 ss.; P. Marzolff, Zur Stadtanlage von Demetrias. Untersuchung auf der Höhe 33, ibid., p. 5 ss.; id., Spätantike Architekturdarstellungen, in Architectura, VIII, 1978, p. I ss.; id., Demetrias III. Demetrias und seine Halbinsel (BAMK, 19), Bonn 1980; J. Eiwanger, Demetrias IV. Keramik und Kleinfunde aus der Damokratia-Basilika, Bonn 1981; P. Marzolff, Demetrias 1980-82, in Bericht über die 33. Tagung für Ausgrabungswissenschaft und Bauforschung, Trier 1984, Karlsruhe 1986, pp. 25-28; id., Die Bauten auf der Höhe 84 (Heroon-Höhe), in Demetrias V (BAMK, 27), Bonn 1987, pp. 1-47; id., Eine verschwundene Monumentgruppe, ibid., pp. 49-61; id., Grabungen im Bereich der «Damokratia-Basilika», ibid., pp. 63-228; C. Habicht, Neue Inschriften aus Demetrias, ibid., pp. 269-306.
Stele funerarie dipinte: C. Wolters, Die Anthemion-Ornamente der Grabstelen von Demetrias (diss.), Heidelberg 1969; V. von Graeve, Die bemalten Grabstelen aus Demetrias, Friburgo 1976; id., Zum Zeugniswert der bemalten Grabstelen von Demetrias für die griechische Malerei, in La Thessalie. Actes de la Table-Ronde, Lyon 1975 (Collection de la Maison de l'Orient méditerranéen, 6. s. archéol., 5), Parigi 1979, p. 111 ss.; C. Wolters, Recherches sur les stèles funéraires hellénistiques de Thessalie, ibid., pp. 81-98; V. von Graeve, F. Preusser, Zur Technik der griechischen Malerei auf Marmor, in Jdl, XCVI, 1981, pp. 120-156; F. Preusser, V. von Graeve, Ch. Wolters, Malerei auf griechischen Grabsteinen. Technische und naturwissenschaftliche Aspekte eines archäologisches Material, in Maltechnik, I, 1981, pp. 11-34; V. von Graeve, Le stele di Demetriade, in DArch, III s. spec., II, Roma 1984, p. 59 ss.; Β. Helly, Stèles funéraires de Thessalie: chronologie des remparts et des nécropoles méridionales de Démétrias, in Actes du Colloque D. R. Théocharis, Volos 1987, Atene 1992.
(V. von Graeve-B. Helly)