DELTA
La parte settentrionale della valle del Nilo, dove l'Egitto tocca il mare, è regione ricca di storia, ed importante nello sviluppo della civiltà egiziana. La tradizione indigena e quella classica concordano nel fornire nomi di città e di monumenti che là sorgevano; e per qualche caso ne conservano anche descrizioni. La natura del suolo è però ben diversa da quella dell'Alto Egitto: terreno alluvionale ed umido, non è capace di mantenere salvi attraverso i secoli i manufatti in materia deperibile, e l'attività agricola, la più intensa che nelle altre regioni dell'Egitto, ha assai contribuito a distruggere antichi campi di rovine. A queste ragioni di inferiorità archeologica, si aggiunga il fatto che il materiale da costruzione non è nel D. così facile da ottenere dalle cave che ovunque nella Vallata sono a portata di mano, e deve anzi esservi trasportato da lontano. Così, già nell'antichità ogni città che subentrasse ad altre nel turno della prosperità e dovesse ampliarsi ed abbellirsi, finiva con l'adoperare le vicine come cava di pietra già squadrata: ed è così avvenuto che molti dei loro monumenti sono stati successivamente smantellati. Queste considerazioni spiegano perché l'archeologia basso-egiziana sia tanto meno conosciuta di quella della Vallata. Ma la documentazione, anche se meno ricca, permette tuttavia alcune considerazioni sulle caratteristiche della civiltà artistica locale. Se le zone centrali son quelle più esposte ai fattori di distruzione cui si è accennato, quelle periferiche, più vicine al deserto e meno facili all'irrigazione, hanno in maggior quantità mantenuto le loro antichità. E saranno quelle che ci forniranno gli elementi necessarî.
Già per il periodo predinastico, le allusioni letterarie in testi arcaici e l'indagine in senso storico-politico della mitologia mostrano l'importanza della regione nel costituirsi della tradizione egiziana. Da non molto gli scavi condotti a Merimdeh (v.) nel Delta occidentale, han dimostrato con elementi di prima mano l'esistenza di una civiltà assai antica, contemporanea alla "prima civiltà predinastica" della Vallata. Essa sta alla base di una serie di esperienze culturali che nella Vallata stessa appariranno in un secondo tempo, con la "seconda civiltà", che prima di queste scoperte restava assai difficile da spiegare nel suo sorgere. Si può ora ammettere su buone basi che, a un certo momento, il D. ha fatto pesare la sua influenza sul S, modificandone profondamente l'ambiente culturale. Ad una cultura connessa con quelle nubiane, se ne sostituisce così per tutto l'Egitto una che è piuttosto legata a quelle libiche. E si inizia così, per merito del D., quel processo di livellamento culturale che sarà tipico di tutta la seguente civiltà egiziana. Proprio per questo fenomeno, sarà dall'epoca arcaica in poi assai difficile sceverare nella koinè dell'arte egizia un accento tipicamente settentrionale. Ma non è illegittimo il voler sospettare un'ispirazione locale al mutamento di indirizzo che si ha con l'inizio della IV dinastia (circa 2600-2480 a. C.), quando alle tendenze naturalistiche o addirittura espressionistiche dell'arte egizia arcaica, incentrata nell'Alto Egitto, si sostituisce un interesse formale, un gusto per l'astrazione intellettuale e per la esposizione geometrica o matematica che della più antica civiltà è all'opposto (v. Piramide). La controprova di questo fenomeno si può forse avere nell'epoca che segue l'Antico Regno, quando l'Alto Egitto, riacquistata di nuovo una certa autonomia culturale, è incapace di tener fede alla tradizione memfita, e nelle sue ricerche espressive finirà con il porre i presupposti dell'arte tebana del Medio Regno, carica di senso individuale e di interessi per la struttura organica, mentre la contemporanea arte basso-egiziana terrà fede a ideali - sia pure ormai altri nella loro espressione - che eran già stati proprî della più antica arte memfita: di ordine, di pacatezza sentimentale, di definiti rapporti di masse e spazî. Se si mettono a confronto statue degli stessi sovrani di provenienza alto-egiziana e basso-egiziana sarà facile constatare la profonda differenza di tradizione, e ammettere la possibilità di una unità di ispirazione culturale nei prodotti che derivano dalla zona di influenza del Delta. E in un altro momento della storia egiziana, si potrà vedere che, con le dinastie etiopiche, un desiderio di rivalutazione delle esperienze sculturali antiche, restituendo importanza alla massa squadrata, non dimenticherà un certo aggressivo realismo; mentre la stessa esperienza, nell'ambiente saita, di poco posteriore, porterà l'impronta della sua tradizione memfita (cioè settentrionale) nel gusto per la pulizia formale, la euritmia, la chiara enunciazione del problema plastico e compositivo che si intende risolvere (v. Sais). Non mancano naturalmente numerosissime eccezioni a una così schematica formulazione; ma per un gruppo fra quelle più evidenti, e cioè la serie delle statue di Tanis (v.), che erano state originariamente attribuite agli Hyksos (e che son state poi datate alla XII dinastia) per il loro carattere così evidentemente e insolitamente appassionato e realistico, la risposta è assai facile: sono statue in granito, cioè in pietra tipicamente alto-egiziana, e sono perciò, con ogni probabilità, importate dall'Alto Egitto. Per altri casi la risposta non è così ovvia: ma in un paese che per così lunghi periodi ha costituito uno stato unitario, come è l'Egitto, il peregrinare degli artisti da una regione all'altra, secondo i bisogni del momento, non fa certo meraviglia. E nel D. più d'una volta c'è stato bisogno di raccogliere il fiore degli artisti egizi: dalla XIX dinastia in poi, Tanis (v.), Bubastis (v.), Sais (v.), Sebennytos (v.) sono state capitali dell'Egitto intero, e sono state perciò centri assai più che provinciali. Un elenco delle non molte zone archeologiche ancora oggi vitali non è il caso di dare. Notizie particolari si troveranno, quando abbiano un certo peso, sotto le voci dedicate alle singole località (v. athribis; bubastis; buto; canopo; daphnai; heliopolis; mendes; pelusio; sais; sebennytos; tanis; tell yahudiyeh; dove si troverà anche il corredo bibliografico. Per i problemi più generali, v. egiziana, arte).