Vedi DELO dell'anno: 1960 - 1973 - 1994
DELO (v. vol. iii, p. 45 ss.)
Nell'isola, dominata dal monte Cinto (112 m) sono proseguiti gli scavi della Scuola francese.
Topografia. - Nel 1960 e nel 1961 fu completata l'esplorazione della Maison de Furni situata sulla frangia meridionale della città di D. e impiantata su tre livelli; è la più grande casa di Delo. Vi si sono trovati varî rilievi (simbolo isiaco, falli affrontati, ecc.) e, in fondo ad una fossa di una latrina, gli scheletri di due uomini che erano stati decapitati e inchiodati su tavole.
Dal 1961 al 1967 gli scavi sono stati indirizzati principalmente all'esplorazione del quartiere N di D. che è compreso fra la baia di Scardana a N, la Casa del Diadumeno a E, l'edificio dei Poseidoniasti a S, la Casa della Collina a O.
Sono state scavate tre insulae. La più settentrionale, detta insula della Casa dei Commedianti, è divisa in tre abitazioni, ciascuna di grande originalità architettonica; i vani della casa centrale detta Casa dei Commedianti, a causa delle pitture trovate nell'oecus maior, sono distribuiti intorno ad una corte a peristilio: il colonnato e la trabeazione di ordine dorico del pianterreno sostengono l'ordine del primo piano di un tipo particolare: un muretto costruito sulla cornice dorica sostiene un attico ionico (pilastri, capitelli, architrave); una sima di terracotta, ornata di palmette, di fiori di loto e di docce a forma di protomi leonine, corona il complesso. E il solo esempio a D. di un peristilio i cui due ordini (piano terra e primo piano) siano interamente in marmo e possano così essere ricostruiti per un'altezza totale di m 7,60 circa.
I vani della seconda casa, ad E della precedente, detta Casa dei Tritoni, dal mosaico dell'oecus maior, sono costruiti dietro un corridoio a forma di gamma che si sviluppa sui due lati della corte; anche qui due ordini sono sovrapposti, ma formati da pilastri uno sull'altro; quello del pianoterra somiglia all'ordine del primo piano della casa precedente: lastre coronanti un muretto alto m 1,10 servono da stilobate a robusti pilastri che hanno capitelli con decorazione dipinta ancora visibile, un architrave e una cornice; su quest'ultima poggiano direttamente le lastre dello stilobate del primo piano; i pilastri e i capitelli del primo piano sono analoghi a quelli del pianterreno, ma le dimensioni sono minori; gli intervalli tra i pilastri erano chiusi fino a metà altezza da grandi lastre di marmo a coltello e incastrate in scanalature praticate sulle facce laterali dei pilastri.
La terza casa occupa la parte NO dell'insula; è chiamata Casa dei Frontoni a causa del suo aspetto molto singolare: è una torre a due piani (con larghe aperture a crociera) sormontati da frontoni (un semi-frontone sinistro e il blocco di un altro semi-frontone sinistro sono ancora conservati). Così munita di una torre angolare più alta del resto dell'edificio l'insula richiama alcune case raffigurate in pitture pompeiane o romane, ma non trova confronti a Delo. Ha forme regolari ed è stata costruita in una sola volta; le tre case che compongono l'insula non sono state addossate successivamente una all'altra, come spesso accade a D.; il modo come sono costruiti i muri ne fornisce la prova: mentre i muri esterni dell'insula (e quelli che sostengono la torre, a causa del suo peso) sono, secondo l'uso delio, costruiti in gneiss, i tramezzi interni e anche le chiusure intermedie fra le due case, sono di un tipo speciale: la base del muro è in pietra per un'altezza di m 1, o 1,50, ma la parte superiore è fatta di terra (strati di terra, alti più o meno cm 7, erano disposti uno sull'altro forse con un'ingabbiatura lignea e legati tra di loro da un sottile strato di calce). L'architettura dell'insula della Casa dei Commedianti è sicuramente ispirata ai modelli che forniva l'architettura pubblica di D.: i due ordini sovrapposti della corte della Casa dei Commedianti richiamano quelli dell'Agorà degli Italiani; le balaustre con canali della Casa dei Tritoni imitano quelle del portico ad angolo dell'Agorà dei Deli.
Le due altre insulae più meridionali sono meno originali dal punto di vista architettonico: tra l'insula della Casa dei Commedianti e l'Edificio dei Poseidoniasti si trova l'insula detta dei Gioielli a causa dei due tesori di gioielli che vi sono stati trovati; ha restituito anche due mosaici. Delle sette case che la compongono una sola possiede una corte a peristilio di un genere unico a D.: su dei sostegni di pòros (alti m 1,37), tra i quali si alza una balaustra in quadrati di pòros, poggiano colonne ioniche monolitiche con le loro basi e capitelli.
L'insula dei Gioielli e la terza insula più ad O sono ancora in corso di scavo; presentano caratteri comuni che le distinguono dall'insula della Casa dei Commedianti. Sono state infatti costruite non su un terreno vergine, ma al posto di case anteriori: sono state più volte rimaneggiate e rioccupate dopo la loro distruzione e l'abbandono. Al contrario la Casa dei Commedianti, occupata per una cinquantina d'anni verso il 120-88 o 69 a. C., è un caso interessante di scavo monofasico, tanto più che i trovamenti di ceramica e di piccoli oggetti sono stati relativamente numerosi e la cronologia di alcuni viene ad essere precisata o confermata.
L'esplorazione del Quartiere N porta così dei dati nuovi per l'urbanistica di D., che viene sempre esemplificata con il Quartiere S, detto del Teatro: questo ultimo è stato costruito anarchicamente senz'ordine precostituito; al contrario il Quartiere N si è sviluppato secondo un piano ortogonale: le insulae di pianta pressoché regolare, sono strettamente orientate NS e EO; le strade, dritte, sono anche molto più larghe. Il quartiere si è progressivamente esteso da S verso N durante la seconda metà del II sec. a. C.
Mosaici. - Oltre ai pavimenti a decorazione geometrica si sono trovati quattro mosaici con soggetti figurati tra il 1961 e il 1967 nel Quartiere N (Scardana); dai contesti archeologici tutti e quattro possono datarsi alla fine del II o all'inizio del I sec. a. C. Il mosaico della Casa dei Tritoni (da cui la Casa prende nome) costituisce il pavimento dell'oecus maior e presenta due pannelli figurati; uno solo è conservato, un Eros vola sopra una Tritonessa che tiene un remo con tenia avvolta; il fondo è nero, le figure sono bianche e grige, la tenia del timone violacea; il secondo pannello forse rappresentava un Tritone perché l'Eros e la Tritonessa fanno pensare ad un idillio marino i cui attori sono ripartiti in due pannelli gemelli. Per soggetto, cromatismo, tecnica (tessere molto irregolari) questo quadro rappresenta un prolungamento della tecnica del mosaico a ciottolini dell'epoca classica. Dal primo piano della stessa casa proviene un frammento di opus vermiculatum raffigurante in un paesaggio stilizzato un uccello rivestito di una ricca policromia. In una casa dell'insula dei Gioielli si sono raccolti una sessantina di frammenti di un pavimento del primo piano in opus vermiculatum rappresentante Licurgo ed Ambrosia (v. ambrosia, vol. i, p. 315): Licurgo brandisce la doppia ascia, mentre Ambrosia invoca la Terra colpendo il suolo con la mano e si trasforma in vite. Il mosaico di D. è il più antico monumento (fra cui altri otto mosaici) che rappresenta questa scena. In un'altra casa della stessa insula un grande pavimento del pianoterra comprende un fregio in opus vermiculatum ornato con maschere di teatro, ai quattro angoli con teste di toro riunite da una spessa ghirlanda, e al centro pannello con scene mitologiche: Atena, una figura seduta molto mutila non identificata, Hermes; è l'unico mosaico di D. con tre figure.
Pitture. - A D. i fregi a soggetto figurato s'inseriscono nella decorazione architettonica abituale dei rivestimenti a stucco parietali. E il caso della Casa dei Commedianti che deve il nome ai soggetti teatrali dipinti su molti pannelli del fregio dell'oecus maiòr: scene della commedia nuova, forse Edipo ed Antigone. Il fregio di un ambiente della Casa dei Tritoni era decorato di Nikai su carri (come nella Palestra del lago) e di Eros.
Gioielli e monete. - Nel 1964 si è trovato seppellito in una casa dell'insula dei Gioielli un tesoro comprendente 59 tetradracmi attici del nuovo stile, 3 stàteri e 2 senustateri rodi; nonchè gioielli in oro: due coppie di orecchini, tre medaglioni, due braccialetti e un anello. Nel 1966 in un'altra parte della stessa insula si sono trovati altri gioielli d'oro associati ad un tetradracma attico del nuovo stile: una coppia di orecchini, due medaglioni, due pendagli e perle provenienti da una collana. Tutti questi gioielli, come pure un medaglione d'oro scoperto nel 1965 nella Casa di Kerdon, sono di stile analogo: sono di fabbricazione o almeno d'ispirazione siriaca e l'associazione con le monete permette di datarli alla seconda metà del II sec. a. C.
Bibl.: Exploration archéologique de Délos: fasc. 24, H. Gallet de Santerre, La Terrasse des lions, le Létoon, le Monument de granit, fasc. 25; J. Delorme, Les Palestres; fasc. 26, Ph. Bruneau, Les lampes; fasc. 27, Ph. Bruneau e collaboratori, L'îlot de la Maison des comédiens (in corso di stampa). Opere generali: P. Roussel, Délos colonie athénienne, Parigi 1916; Ph. Bruneau - J. Ducat, Guide de Délos, Parigi 1965 (2a edizione 1966). Storia, topografia e architettura: H. Seyrig, in Syria, 37, 1960, pp. 248-249; D. Van Berchem, in Bull. Corr. Hell., LXXXVI, 1962, pp. 305-313; LXXVII, 1963, pp. 322-324; R. Vallois, L'architecture hellénique et hellénistique à Délos jsuqu'à l'éviction des Déliens, II. Grammaire historique de l'architecture délienne, Parigi 1966; Ph. Bruneau, in Bull. Corr. Hell., XCII, 1968, p. 633 ss. Culti: Ph. Bruneau, in Bull. Corr. Hell., LXXXV, 1961, pp. 435-446; id., ibid., e LXXXVII, 1963, pp. 301-308; Fr. Salviat, ibid., LXXXVII, 1963, pp. 252-264; 489-492; Ph. Bruneau, ibid., LXXXVIII, 1964, pp. 159-168; Cl. Vatin, ibid., LXXXIX, 1965, pp. 225-230; G. Siebert, ibid., XC, 1966, pp. 447-459; Cl. Vatin, ibid., XCI, 1967, pp. 447-450; G. Siebert, ibid., XCII, 1968, p. 416 ss. Scultura: V. Regnot, in Bull. Corr. Hell., LXXXVII, 1963, pp. 393-403. Pittura: J. Delorme, Palals (Annales de l'Université de Toulouse), 1964, pp. 19-47. Mosaici: Ph. Bruneau - Cl. Vatin, in Bull. Corr. Hell., LXXXVIII, 1964, pp. 252-266; ibid., XC, 1966, pp. 391-427; Ph. Bruneau, ibid., XCI, 1967, pp. 4423-446. Gioielli, monete: Chr. Le Roy, ibid., LXXXV, 1961, pp. 474-500; E. Lévy - T. Hackens, ibid., LXXXIX, 1965, p. 503-566; E. Lévy, ibid., XCII, 1968, p. 523 ss.