DELLA TORRE
Famiglia di pittori attivi presso la Real Fabbrica di porcellane di Capodimonte nel sec. XVIII. È assai difficile formulare ipotesi attendibili circa la patria di origine e il luogo ove ebbe a svolgersi la prima formazione del capostipite Giuseppe. Nel novembre 1743 è presente nella pianta del personale della fabbrica di Capodimonte (Minieri Riccio, 1880, p. 271) a condividere il lavoro del direttore della "galleria di pittura" Giovanni Caselli, ma è altresì emerso che a quell'epoca aveva già cinquantaquattro anni dal momento che nel 1758 ne aveva sessantanove (Musella Guida., 1983, p. 110): da questo si puo arguire che Giuseppe fosse già pittore affermato quando arrivò a Napoli, al seguito di Carlo di Borbone.
Sebbene nell'ambito della manifattura godesse di una considerazione indubbiamente notevole, essendo stato assunto con uno stipendio che ammontava a ben 18 ducati (Minieri Riccio, 1880, p. 272), non gli fu affidata la direzione del settore se non durante gli anni spagnoli; a Napoli, alla morte del Caselli (1752) gli fu preferito il tedesco J. S. Fischer, chiamato appunto per migliorare la tecnica ed indirizzare il gusto della miniatura all'uso sassone, segno questo che al direttore era destinato anche un incarico più specificamente tecnico, elemento probabilmente mancante a Giuseppe.
La documentazione disponibile ci informa che il pittore copriva più ambiti di specialità all'interno del settore: nel 1744 è occupato a miniare tra l'altro un servito in turchino "a chiaroscuro" - forse a paesaggi -, e piattini "e chicchere", a figure e istoriati, e, ancora, a marine, a figure grandi e scene di battaglie queste ultime considerate dagli studiosi la sua specialità (Minieri Riccio, 1880, pp. 351-356). È proprio in questi ambiti che ne va definita la personalità, tenendo conto che le sue opere vanno ricercate tra quella produzione che evidenzia maggiormente un gusto pittorico di ampio respiro, come con ogni probabilità si addiceva a un artefice dedito a miniare su porcellana "figure grandi".
Nello specifico possono essere attribuite a Giuseppe le decorazioni pittoriche della Coppa con scene pastorali e della Brocca con scena galante del Museo Duca di Martina di Napoli (invv. 1726-4329), delle quali recentemente (catal. 1986, pp. 103 s.) è stata evidenziata la differente tecnica esecutiva rispetto all'impostazione determinata dal Caselli durante gli anni della sua direzione; l'impiego di "ampie" e serrate pennellate si differenzia dalla tradizionale miniatura "a puntini" più propria agli smalti da porcellana. Si tratta di scene ben articolate che, sebbene derivate da note incisioni, denotano una notevole capacità di articolare le figure sullo sfondo ed inquadrarle nel paesaggio, capacità che sembrano più specifiche di un pittore di grandi superfici. Se l'ipotesi è giusta, allora rientrano tra le opere di Giuseppe anche le Marine dell'alzatina e del piccolo boccale con coperchio sempre del Museo Duca di Martina di Napoli (invv. 5119 e 583), che paiono evidenziare proprio nella tecnica e nell'impostazione scenica le caratteristiche suddette. La conferma di queste ipotesi attributive potrà essere, in futuro, esclusivamente confermata da una indagine documentaria che metta in luce la prima formazione del pittore; si tratta in ogni caso di una personalità emergente e affatto originale nell'ambito della miniatura su porcellana.
Nel 1758 Giuseppe risulta coniugato con Angiola di Martino, con la quale dovette contrarre matrimonio all'incirca quarant'anni prima se il primogenito Giovan Battista aveva trentasei anni alla stessa data (Musella Guida, 1983, p. 114). Emigrò in Spagna al seguito di Carlo di Borbone nel 1759; visse gli ultimi anni della sua vita lavorando come direttore della "galleria di pittura" nella manifattura di porcellane al Buen Retiro; morì a Madrid nel 1767 (Minieri Riccio, 1880, p. 293).
La famiglia di Giuseppe fu assai numerosa: molti dei suoi figli maschi lavorarono presso la manifattura ma a tutt'oggi è difficile stabilire quali opere spettino ai singoli artisti.
GiovanniBattista, nato intorno al 1722 (Musella Guida, 1983, p. 114), fu assunto a Capodimonte nel novembre del 1744 come apprendista e ai primi dell'anno successivo gli fu assegnato uno stipendio di 9 ducati (Minieri Riccio, 1880, p.276). Nel 1753 contrasse matrimonio con Anna Teresa Domen (Stazzi, 1972, p. 142), e nel 1759 partì anch'egli per Madrid e lavorò presso la manifattura del Buen Retiro (Minieri Riccio, 1880, p. 291). Seguì come miniatore le orme del padre dedicandosi - almeno da ciò che risulta dalla preziosa indagine documentaria del Minieri Riccio - alle stesse specialità.
Francesco di Giuseppe, probabilmente poco più giovane di Giovanni Battista, entrò in fabbrica nel giugno del 1745 (Minieri Riccio, 1880, p. 276); nello stesso anno dipingeva "piattini miniati a battaglie ... chicchere a paesi ... piattini a paesi turchini ... tutti indorati ed istoriati a rebeschi in oro ..." (ibid., p. 364) e nel 1759 rinunciò a partite per la Spagna (ibid., p. 292); è però possibile che già da tempo fosse dedito ad altra attività dal momento che la sua famiglia - aveva sposato nel 1745 c. Agnese di Giacomo (Stazzi, 1972, p. 138) - non era ospitata nelle case destinate ai lavoranti impiegati presso la manifattura reale. D'altra parte nel 1755 egli venne accusato di aver sottratto delle quantità di oro - utile alle dorature delle porcellane -, ma fu riconosciuto innocente e scarcerato (Minieri Riccio, 1880, p. 289); l'episodio segnala però che Francesco non doveva godere di un buon rapporto con il personale interno alla manifattura.
Nicola di Giuseppe, nato intorno al 1726 (Musella Guida, 1983, p. 110), lavorava in fabbrica già nel 1746 e "non solo era buon disegnatore, ma ancora miniatore..."; nel 1755 riceveva uno stipendio di otto ducati e abitava presso la famiglia paterna (Minieri Riccio, 1880, pp. 278, 287).
Carlo di Giuseppe, imbarcatosi per la Spagna nel 1759, subitamente ritornò a Napoli nel 1760 (Minieri Riccio, 1880, pp. 291, 292).
Raffaele, probabile figlio di Giuseppe presso il quale risulta domiciliato (Musella Guida, 1983, p. 110), compare anch'egli nelle liste del 1755 del personale al soldo di 3 ducati; seguì Giuseppe e Giovanni Battista in Spagna nel 1759 (Minieri Riccio, 1880, pp. 287, 291).
Giovanni di Giuseppe, nato intorno al 1736, domiciliato nel 1758 anch'egli presso Giuseppe (Musella Guida, 1983, p. 110) e probabilmente ultimo della numerosa famiglia che contava, oltre questi, almeno quattro figlie femmine, seguì le sorti della famiglia e partì con essa per la Spagna (Minieri Riccio, 1880, p.291; Musella Guida, 1983, p. 110).
Bibl.: C. Minieri Riccio, Gli artefici ed i miniatori della Real Fabbrica delle porcellane in Napoli, in Atti d. Accad. Pontaniana, XIII (1880), pp. 271-278, 287, 291-293; Id., Delle porcellane della Real Fabbrica di Napoli..., ibid., pp. 350-356(trascrive docc. distrutti durante la seconda guerra mondiale); M. Perez Villamil, Artes y industrias del Buen Retiro, Madrid 1904; A.Minghetti, Ceramisti, Milano 1939, pp. 154 s.; F.Stazzi, L'arte della ceramica. Capodimonte, Milano 1972, pp. 136 s. e passim; S. Musella Guida, La Real Fabbrica della porcellana di Capodimonte: la sperimentazione, la struttura produttiva, la commercializzazione del prodotto, in Manifatture in Campania, Napoli 1983, pp. 110, 114; Le porcellane dei Borbone di Napoli...(catal.), Napoli 1986, pp. 97 s., 103 ss. e passim.