DELLA TORRE, Pietro Giovanni
Nacque a Santa Margherita Ligure (Genova) il 31 dic. 1641, figlio di Giovan Battista e di Livia Andora. La famiglia del padre vantava discendenza dai conti di Lavagna (e nel 1596 erano riusciti a farsi riconoscere ufficialmente l'albero genealogico); il nonno Odoardo e il bisnonno Bartolomeo erano però conosciuti soprattutto come medici; la madre era invece figlia di Innocenzo, noto avvocato genovese, dottore di Collegio.
L'appartenenza ad una famiglia benestante (il padre viveva di rendita) e così caratterizzata nelle professioni liberali spiega perché il D. fu inviato a seguire corsi di diritto fuori Genova, in un periodo in cui, invece, questa usanza stava andando in desuetudine. Dal 1659 al 1661 studiò a Parma, nel 1661-1662 era a Bologna, nel 1662-1663 nuovamente a Parma e completò il curriculum l'anno successivo nello Studio pisano. Durante il soggiorno parmense vedono la luce le sue prime composizioni poetiche: Ilritorno di Astrea ... nella felicissima laurea legale del Sig. Gio. Francesco Bardi, Parma 1659 e Per le nozze del sereniss. Sig. Duca di Parma e Piacenza ... con la serenissima Signora Principessa Margherita di Savoia. Ode epitalamica, Parma 1660. Tornato a Genova, il 5 apr. 1664 il D. presentò domanda di ammissione al Collegio dei dottori.
Il procedimento fu particolarmente lungo, perché il Collegio ricevette una lettera anonima in cui si accusava il D. di non discendere dai Della Torre originari di Chiavari (bensì di appartenere ad una famiglia di Rapallo), ma in cui soprattutto si denunciava il fatto che sembrava che il padre avesse svolto attività "meccaniche", "ferendo telam et alia per vicos eaque ad minutum vendendo eodemque tempore alia peregit peiora et fortasse infamia" (una delle condizioni di ammissione al Collegio era infatti che il padre del candidato non avesse svolto professioni "meccaniche"). Il D. riuscì comunque a portare testimonianze che convalidavano la sua richiesta, e il 28 giugno 1664 venne finalmente cooptato.La tranquilla attività professionale del D. fu però bruscamente interrotta dalla scoperta, nel 1672, della congiura di Raffaele Della Torre. Dopo la pubblicazione di un bando che prometteva l'impunità per chi avesse dato notizie sulla congiura, egli si presentò per denunciare di aver ricevuto negli ultimi tempi lettere da Raffaele per questioni processuali, ma il 25 giugno fu ugualmente arrestato. Gli si imputava di non aver rivelato precedentemente quanto sapeva sul personaggio, ma alla fine di dicembre gli Inquisitori di Stato riconobbero che, nonostante cio, poteva essere scarcerato; e così il 12 genn. 1673 il D. uscì di prigione. Il mese successivo sposò Maria Caterina Costa da cui alla fine dell'anno ebbe un figlio, Odoardo.
Nel 1681ottenne da Leopoldo I il titolo di gentiluomo della Camera imperiale. In questi anni, oltre a svolgere un'intensa attività professionale, non cessò una qualche produzione poetica, intrecciando una solida amicizia con Giovanni Andrea Spinola, uomo politico e letterato di un certo interesse nel panorama genovese: troviamo così versi del D. nel volume dello Spinola, Lo stoico cristiano, Genova 1680 (e si veda dello Spinola la lettera al D. contenuta in Ilcuore in volta e il cuore in scena, Genova 1695, pp. 245 s.); e altri come Per la morte del marchese Gian Domenico Spinola ... nel conquisto della real città di Buda, s. n. t. e Alla Santità di N. S. Innocenzo XI. Per la pace d'Italia nelle correnti avversità, s. n. t. (scritto dopo il bombardamento di Genova da parte della flotta francese nel 1684).
Nel 1692, pensando che fosse passato sufficiente tempo dall'incidente del 1672, e che potesse far valere il titolo nobiliare conseguito, fece domanda di ascrizione al patriziato genovese. Le sue speranze andarono deluse: nonostante una relazione degli Inquisitori di Stato in cui si affermava che nulla risultava a, carico del D. dopo il 1672, la sua richiesta di aggregazione non fu accettata (il massimo dei voti favorevoli raggiunti fu di 60 su 180 votanti; e anche il figlio Odoardo nel 1722 vide respinta analoga richiesta).
Morì nel 1701 probabilmente a Genova.
Dell'intensa attività professionale del D. restano numerose allegazioni, memorie, pareri presentati a magistrature genovesi (in particolare i Supremi sindacatori), caratterizzati da un notevole ricorso alla dottrina e alla giurisprudenza e che coprono un po' tutte le problematiche - dalle questioni processuali a quelle assicurative, dai temi di diritto penale a quelli in materia di successioni. Se ne dà qui un elenco ordinato per collocazione e cronologicamente: Genova, Biblioteca giuridica "P. E. Bensa", Allegazioni, II. 35 (46), a. 1683; II. 21 (21), a. 1690; II. 33 (18), 1690 (a stampa); II. 33 (14), a. 1693; II. 30 (16), a. 1695; II. 21 (8), a. 1698; II. 25 (9), a. 1699; II. 33 (33), a. 1700; I. 21 (30 bis), s.d.; II. 32 (40), s.d.; II. 35 (19-47), s.d.; Ibid., Archivio storico civico, MSS. 261, cc. 69 s., a. 1685 (insieme con G.B. Gritta); Mss. Brignole Sale, 105. C. 3, pp. 357-73, s. d.; Ibid., Società ligure di storia patria, A. 5. 33 (46), a. 1692; A- 5. 70 (16), s.d.; Ibid., Biblioteca civica Berio, Mss. III. 3. 9 (20), a. 1692; Misc. Gen. B. 203. 13, s.d.; mr. VIII. 3.24 (33), s.d.; Ibid., Biblioteca universitaria, Mss. 3. O. V. 2 (28), a. 1695; 3. O. V. 5. (11), s.d.; 3. O. V. 6 (9), s. d.; Archivio di Stato di Genova, Mss. 637 (36), a. 1689; 638 (77 e 90), a. 1696.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Genova, Notai ignoti 228; Ibid., Manoscritti 469; Ibid., Archivio segreto 2842, 2992; Ibid., Senato, Senarega 17; Genova, Bibl. univ., Mss. E. VI. 32; R. Soprani, Li scrittori della Liguria, Genova 1667, p. 243; E. Bensa, Il Collegio dei giurisperiti di Genova, Genova 1897, p. 39; V. Spreti, Enc. stor. nobil. ital., VI, p. 667.