DELLA SCALA, Mastino II
Signore di Verona, nato nel 1308 da Alboino e Beatrice di Correggio, morto il 3 giugno 1351, sposato nel 1328 a Taddea di Carrara, nipote di Marsilio già signore di Padova; successe col fratello Alberto (maggiore di anni ma alieno dagli affari) allo zio Cangrande, morto il 22 luglio 1329, nella signoria di Verona, Vicenza, Padova, Treviso, Feltre, Belluno, ed è considerato autore della rovina dello stato scaligero per la politica torbida e aggressiva. In realtà egli continuò, con minore capacità, la politica di espansione dello zio attaccando Brescia, il che provocò la spedizione di Giovanni di Boemia e la sua effimera signoria, contro la quale M. si collegò a Castelbaldo con i Visconti, i Gonzaga, gli Estensi e i Fiorentini (agosto 1331), acquistando così Brescia (1332), Parma e Lucca (1335); ma avendo rifiutato di cedere secondo i patti ai Fiorentini quest'ultima città, venne con essi nel 1336 a rottura aperta, che si complicò con un vecchio dissidio con Venezia per dazî e attriti di confine, ma soprattutto per il sospetto di Venezia dopo l'occupazione di Padova e Treviso. L'incidente ultimo sarebbe stato la costruzione fatta da M. di un castello presso Chioggia, in terreno contestato per crearvi delle saline; ma in realtà dové essere ben più decisiva l'azione dei Fiorentini che dall'aprile del 1336 cercavano alleati per allontanare dalla Toscana la guerra. M. di fronte all'attacco veneto-fiorentino tenne una condotta difensiva che finì col fargli perdere l'alleanza dei Visconti, dei Gonzaga e degli Estensi, finché, ribellatasi Padova e invaso il restante dominio, esausto di mezzi, si rassegnò alla pace di Venezia del 24 gennaio 1339 che gli lasciava solo Verona, Vicenza, Parma e Lucca; Parma gli fu tolta nel 1341 da Azzo di Correggio, Lucca fu da lui ceduta l'anno seguente ai Fiorentini. Gli ultimi dodici anni del governo di M. mostrano un'attività torbida e inquieta, quasi sempre rivolta contro i Gonzaga e i Visconti, ma che non riuscì a toglierlo dalla mediocrità. È sepolto nel cimitero scaligero in un'arca magnifica d'ignoto autore. Rimasero di lui i figli Cangrande II, Paolo Alboino e Cansignorio che gli successero, oltre Regina sposata a Barnabò Visconti. (V. tavv. CLVI e CLVIII).
Bibl.: L. Simeoni, Le origini del conflitto Veneto-Fiorentino-Scaligero, in Mem. dell'Accad. delle scienze, Bologna 1930.