Sannella, Della
Consorteria fiorentina, politicamente e socialmente importante già ai tempi di Cacciaguida, che l'accomuna in questa valutazione di potenza ai Dell'Arca, ai Soldanieri, agli Ardinghi e ai Bostichi (Pd XVI 92). I Della S. erano anche signori di terre e di castelli nel contado di Firenze, a Limite presso Empoli, a Gavignano, Montaione e Colle, in Val d'Elsa.
Il Gamurrini ne fa risalire le origini alla metà del secolo X, ma il Warren ritiene più esatto limitarsi ai dati offerti dalla documentazione archivistica che, concordando con il giudizio dantesco, ne testimonia la già conseguita potenza solo nella seconda metà del sec. XII. In una carta del 1201 con la quale Firenze accorda privilegi agli abitanti di San Donato in Poci suoi alleati contro Semifonte, è ricordato, infatti, in qualità di console un Simonetto Della Sannella. Le fortune politiche di questa casata declinarono, tuttavia, ben presto, a causa dell'esilio che allontanò da Firenze, e per sempre, Bartolo di messer Uguccione e altri esponenti di essa, coinvolti nella rovina politica dei ghibellini nelle cui file avevano ardentemente parteggiato. E se i discendenti degli sbanditi vollero tornare in patria poterono farlo solo molto tempo dopo, e in seguito a una rinunzia al passato familiare, mutando arma e cognome e assumendo quello di Siminetti, dal nome di colui che ottenne il perdono politico e la revoca del bando. Da lui ebbe origine una nuova stirpe, politicamente orientata in senso popolare e guelfo. L'Ottimo riferisce appunto, a proposito dei Della S., che si erano ridotti " in istato assai popolesco ", concordando con quanto annota anche Giovanni Villani (IV 13). Le fortune della nuova famiglia furono sicuramente poggiate sul fondamento politico guelfo e " popolare " dal notaio Giovanni di Bonapresa. A costui venne riconosciuta nuovamente la pienezza dei diritti politici attivi e passivi, così che egli poté essere sei volte priore e due volte gonfaloniere di giustizia; egli fu anche inviato come ambasciatore a Siena nel 1296 e al papa nel 1311; nel 1306 era stato nominato vicario in Pistoia dal re Carlo II d'Angiò. Gonfaloniere e priore fu anche - e per più volte - Bartolomeo di Guccio, rappresentante di Firenze nelle trattative per l'acquisto di Lucca dagli Scaligeri; costui fu contrario alle ambizioni signorili coltivate a spese di Firenze da Gualtieri di Brienne e non esitò ad attirarsi l'ostilità dei seguaci del duca d'Atene - che lo cacciarono dal priorato - e la condanna all'esilio comminatagli dopo il trionfo del Signore. Nella seconda metà del Trecento un Bartolo di Giovanni S. meritò il soprannome spregiativo di " Mastino " per la durezza con cui, come capitano della Parte guelfa, fece applicare la legge detta " dell'ammonire ", strumento di repressione antipopolare. In odio a questo suo comportamento politico, i Ciompi in rivolta gli saccheggiarono e arsero le case e lo condannarono al confino, da scontarsi a Mantova. Tuttavia, mentre era in viaggio sulla via di Bologna, egli fu raggiunto, arrestato e riportato a Firenze, dove venne processato per congiura contro la repubblica e condannato a morte (23 dicembre 1379).
Con questo personaggio la vicenda genealogica dei S. trapassa l'età di D.; la famiglia si sarebbe estinta molto più tardi, con la morte di Niccolò di Lodovico, senatore del granducato lorenese (24 aprile 1795), dopo aver dato alla repubblica e al principato uomini politici, amministratori, ecclesiastici, di notevole importanza.
Bibl. - In Archivio di Stato di Firenze si conservano le Carte Dei e dell'Ancisa, gli alberi genealogici Pucci, la Istoria delle famiglie nobili di P. Monaldi, del secolo XVII, gli atti politici del governo comunale (" provvisioni ", deliberazioni dei Signori e Collegi, i " prioristi " di Palazzo e Mariani, ecc.), che costituiscono le fonti archivistiche più importanti per uno studio sull'opera politica svolta dai personaggi di questa famiglia vissuta nell'età di D., oltre che per la ricostruzione della loro biografia e di una storia della casata. La vicenda genealogica dei S. è stata ricostruita sulla base di un ampio studio - anche se non sempre preciso - delle fonti archivistiche e cronistiche da E. Gamurrini, Istoria genealogica delle famiglie nobili toscane e umbre, II, Firenze 1671, 181, 187, 328, 541-559 (Della S., detti Siminetti o Simonetti); del Gamurrini si vedano anche gli " spogli " preparatori a questi studi, ora conservati in Archivio di Stato di Firenze, Biblioteca manoscritti, nn. 293-313. Brevi, e in gran parte mutuati da quel che scrisse il Gamurrini, i profili storico-genealogici di G.G. Warren Lord Vernon, L'Inferno, ecc., II, Documenti, Londra 1862, 573-574; e di Scartazzini, Enciclopedia 1729-1730. Fra gli eruditi e genealogisti fiorentini hanno dedicato una qualche attenzione ai S.: B. De' Rossi, Lettera a Flamminio Mannelli, nella quale si ragiona... delle famiglie e degli uomini di Firenze, Firenze 1585, 55; P. Mini, Difesa della città di Firenze e de' Fiorentini contra le calunnie e maldicente de' maligni, Lione 1577, 300, 303, 306; U. Verini, De illustratione urbis Florentiae libri III, Parigi 1583, 55. Per gli avvenimenti politici nei quali vennero coinvolti i S. vissuti al tempo di D., cfr.: G. Capponi, Storia della Repubblica di Firenze, Firenze 1930²; F.T. Perrens, Histoire de Florence, I-II, Parigi 1877; P. Villari, I primi due secoli della storia di Firenze, Firenze 1945²; N. Rodolico, La democrazia fiorentina al suo tramonto, Bologna 1905; I. Del Lungo, I Bianchi e i Neri, Milano 1921; N. Ottokar, Il Comune di Firenze alla fine del Dugento, Firenze 1926; G. Salvemini, Magnati e popolani in Firenze dal 1280 al 1295, Torino 1960²; E. Sestan, Il Comune nel Trecento, in Il Trecento, a c. della Libera Cattedra di storia della civiltà fiorentina, Firenze 1953; N. Rodolico, I Ciompi, ibid. 1945.