DELLA CHIESA (Chiesa), Gian Paolo
Nacque a Tortona nel 1521 da Giovanni Antonio, mercante di panni (appartenente ad uno degli otto casati decurionali della città) e da una Caracosa di cui si ignora il cognome.
Le fonti sono concordi nel ricordare i suoi studi giuridici prima all'università di Padova, poi a quella di Pavia dove si addottorò, forse nel 1542; è certo che il D. non era a Tortona nel corso del 1541, allorché venne condotto il censimento della città: la famiglia era allora composta di padre, madre e cinque figli (escluso il D.), 3 maschi e 2 femmine. Dopo il dottorato esercitò l'avvocatura a Milano (il Pastor, sintetizzando l'unanime giudizio dei contemporanei, lo dice: "il più abile avvocato di tutta Milano") e appunto alla sua abilità di causidico si rivolse il milanese Tommaso Marino, principe di Terranova, per difendere certi suoi interessi presso la corte di Spagna. Il Marino condusse il D. con sé (o lo mandò, secondo altri) in Spagna per difendere la sua causa e tale viaggio dovrebbe datarsi tra il 1561 e il 1563. A Madrid la correttezza professionale e la riconosciuta competenza giuridica valsero al D. la nomina a senatore di Milano e il conseguente incarico di pretore (podestà) di Pavia, secondo l'uso di destinare i due senatori più giovani a podestà di Pavia e di Cremona. Ricoprì la carica dal 1564 al 1565, segnalandosi nel frattempo anche per aver sedato certi tumulti studenteschi.
Durante l'incarico pavese il D. perse la moglie, Valentina Visconti, appartenente ad una ricca famiglia milanese, che aveva sposato al ritorno dal suo viaggio in Spagna. Secondo la storiografia locale avrebbe ricoperto la carica di abate commendatario di S. Pietro di Muleggio (diocesi di Vercelli) dal 1564 al 1566; il fatto però che le fonti parlino di un incarico conferitogli da papa Pio V, condiocesano del D. e, a quanto pare, suo lontano parente, forse tramite Serafino Grindelli, zio del D. e intimo amico e procuratore del papa, inducono a spostare tale nomina a dopo il gennaio 1566. È certo che il D. poté entrare in possesso (gratuito) dell'abbazia solo nel febbraio 1569.
Nella grave controversia che contrappose il Senato di Milano all'arcivescovo Carlo Borromeo, dopo la promulgazione dei decreti del primo sinodo provinciale del 1565, che allargavano vistosamente al campo civile i poteri della Chiesa milanese, il D. svolse un ruolo di primo piano, essendo stato scelto dal Senato come suo legato presso il pontefice per contestare de iure le decisioni del sinodo milanese.
Partito il 2 apr. 1567, il D. a Roma, pur se riluttante, dovette stendere per iscritto due memoriali illustranti le posizioni e le preoccupazioni del potere civile, in particolare su due questioni: che "gli Arcivescovi non solevano tenere famiglia armata, né concedere captura" (dei laici). Nel giugno il D. lasciava Roma, recando con sé due brevi per il governatore e il Senato, per non essere presente alla promulgazione della sentenza papale favorevole al Borromeo. Il D., partigiano della Spagna e persuaso della necessità di un corretto e reciprocamente autonomo rapporto tra potere civile e potere religioso, era infatti, e rimase nella sostanza per tutta la vita, un avversario del Borromeo: perciò i rapporti tra i due non furono facili, anche quando entrambi saranno insigniti della porpora cardinalizia. Il cardinale di S. Severina dirà che durante i concistori il D. fu sempre "defensor rerum Hispaniarum" (Diario... Santori).
Il 4 luglio 1567 il D. chiedeva a Filippo II il permesso di rinunziare alla carica di senatore, per mettersi al servizio del papa, che lo aveva richiesto; alla fine dell'anno fu ordinato in sacris e nominato protonotario apostolico e il 5 apr. 1568 fu creato cardinale.
Secondo il Pietramellara sarebbe stato lo zio Serafino a rinunziare alla porpora a favore del nipote, e questa notizia sarà ripresa da altri autori; ma, a parte la fiducia che Pio V poteva avere nel Grindelli, costui fu sempre figura abbastanza secondaria e comunque minore rispetto al senatore D., coetaneo, se non più anziano di lui. Il D. fu nominato cardinale diacono di S. Callisto e il successivo 14 maggio cardinale prete di S. Pancrazio, che rimase il suo titolo fino alla morte, occupando un posto di assoluto rilievo accanto al card. Bonelli per tutti i problemi amministrativi della Curia romana. Il 3 maggio era stato nominato prefetto della segnatura di Giustizia, carica che conservò anche sotto papa Gregorio XIII.
Alla fine del 1568 il D. subentrò al defunto card. Bernardino Scotti come quarto dei cardinali inquisitori e nel 1569 Pio V fece aggiungere il suo stemma sul portone di ferro del nuovo palazzo dell'inquisizione, insieme a quelli dei cardinali F. Pacheco, S. Rebiba e G. F. Gambara. In questa sua carica il D. intervenne anche nella lunga e complessa vicenda dell'arcivescovo di Toledo, B. de Carranza: ritenne l'arcivescovo spagnolo sospetto "de vehementi" di eresia; dichiarò tuttavia che giuridicamente non poteva essere deposto, ma solo sospeso per un certo tempo.
Ancora nel 1568, per incarico del papa, il D. lavorò alla stesura del regolamento interno del collegio universitario Ghislieri, che Pio V aveva da poco fondato a Pavia, regolamento che venne promulgato il 29 genn. 1570 con la bolla Romani Pontificis providentia. Alla morte del card. Carlo Grassi, nel marzo 1571, lo sostituì nella commissione per la lega santa contro i Turchi e fu incaricato con altri porporati di presiedere all'alienazione dei censi ecclesiastici per il finanziamento della lega. Nel febbraio 1571, soppresso l'Ordine degli umiliati, Pio V attribuì la prepositura di S. Maria di Brera al D., il quale in seguito, su richiesta del card. Borromeo e con l'approvazione di papa Gregorio XIII, cedette la commenda, che aveva mille scudi di rendita, ai gesuiti.
Nel corso del 1571 il D. fece ritorno a Tortona, dove risiedette per lunghi periodi durante gli ultimi anni della sua vita, esercitando anche una grande influenza sulle vicende della città. Si impegnò nella riforma dei monasteri cittadini, supplendo in questo alle assenze del vescovo diocesano, e il 10 sett. 1574 pose la prima pietra della nuova cattedrale.
Dalle sue lettere indirizzate a Carlo Borromeo risulta che nel luglio 1573 il D. era a Como, mentre dall'agosto 1573 al luglio 1574 risiedette a Tortona. Fu a Roma per il conclave che elesse papa Gregorio XIII nel maggio 1572; con altri cardinali partecipò nel corso del 1573 alle nuove discussioni della lega contro il Turco e nel 1574 è registrato come componente della congregazione delle Petizioni dei principi e della congregazione pecuniaria. Anche Gregorio XIII ebbe particolare stima del D. e nell'agosto 1573 gli affidò la soluzione della delicata questione giuridica relativa alla consuetudo trahendi laicos etiam invitos e gli conferì l'autorità di assolvere il governatore e il capitano di Giustizia di Milano dalle censure ecclesiastiche nelle quali "per caso" erano incorsi per i loro comportamenti politici. Sempre il D. ebbe il delicato compito di dirimere le divergenze tra la S. Sede e i duchi di Savoia per i feudi dell'Astigiano.
Morì a Roma l'11 genn. 1575 e Ludovico Visconti, suo congiunto, avendo sposato Bartolomea Della Chiesa (figlia naturale del D., secondo il Litta; nipote secondo il Bruzzone), fece collocare la lapide funebre sul pavimento della chiesa di S. Pancrazio, dove il D. venne sepolto.
Fonti e Bibl.: Tortona, Arch. d. Curia vescovile, B. 524, 1541 - Descriptione de buche humane et fochi de la città de Terdona;Milano, Bibl. Ambrosiana, lettere autografe a s. Carlo dall'aprile 1568 al luglio 1574 (segnature varie); P. A. Galletti, Inscript. Pedemontanae infimi Aevi Romae extantes, Romae 1766, p. 20; Cronaca di Tortona, a cura di L. Costa, Torino 1814, pp. 30 s., 36; G. S. Montemerlo, Delle phrasi toscane libri XII, Venezia 1566, c. 4r; Id., Ad Io. Paulum Ecclesiam card. ampl. carminum libri VII, Papiae 1570; Id., Oratio ad ill. ac maxime re.mum card. Io. Paulum Ecclesiam, Papiae 1572; Diario concistoriale di G. A. Santori, card. di S. Severina, a cura di P. Tacchi Venturi, in Studi e doc. di storia e diritto, XXIV(1903), p. 89; L. Serrano, Correspondencia diplom. entre España y la Santa Sede durante el pontificado de s. Pio V, III-IV, Madrid 1914, ad Indicem (sub voce Chiesa) e pp. XVI s. del vol. IV; Id., La liga de Lepanto entre España, Venecia y la Santa Sede (1570-1573), II, Madrid 1919, p. 410; Nunziature di Savoia, I (1560-1573), a cura di F. Fonzi, Roma 1960, in Fonti per la storia d'Italia XLIV, ad Indicem; Nunziature di Venezia, VIII (1566-1569), a c. di A. Stella, Roma 1963, ibid., LXV, pp. 368 s., 493; G. Beltrami, Notizie su prefetti e referendari della Segnatura apostolica desunte dai brevi di nomina, Città del Vaticano 1972, pp. 3 s.; C. Bascapè, De vita et rebus gestis Caroli S. R. E. card., Ingolstadii 1592, pp. 46, 87, 99; G. S. Montemerlo, Rime, Tortona 1599, p. 49 e ad Indicem; G. A. Pietramellara, Ad librum O. Panvinii de summis pontificis continuatio, Bononiae 1599, pp. 135 s., 221 s.; A. Chacon, Vitae et gesta summorum pontificum, II, Romae 1601, pp. 1207 s.; G. A. Gabuzzi, De vita et rebus gestis Pii V Pont. Max., Romae 1605, p. 232; N. Montemerlo, Raccoglimento di nuova historia dell'antica città di Tortona, Tortona 1618, pp. 241-245; A. Chacon-F. Cabrera-A. Vittorello, Vitae et res gestae pontificum romanorum et S. R. E. cardinalium, II, Romae 1630, coll. 1704 s.; G. P. de Crescenzi, Anfiteatro romano, Milano 1645, p. 185; A. Aubery, Histoire générale des cardinaux, V, Paris 1649, pp. 392-396; G. Palatio, Fasti cardinalium omnium, III, Venezia 1703, coll. 497 s.; G. J. Eggs, Purpura docta, V, Monachii 1714, pp. 43 s.; Ph. Argelati, Bibliotheca script. Mediolanensium, Mediolani 1745, coll. 234, 2145; L. Cardella, Memorie storiche de cardinali di S. R. Chiesa, V, Roma 1793, pp. 118 s.; G. Carnevale, Notizie per servire alla biografia degli uomini illustri tortonesi, Vigevano 1838, pp. 6 ss., 52; P. L. Bruzzone, Storia del Comune di Bosco, I, Torino 1861, p. 112; II, ibid. 1863, p. 287; V. Legé, Papa Benedetto XV e la famiglia Della Chiesa oriunda di Tortona, in Il Popolo (Tortona), 5 febbr. 1922, pp.1 s.; M. Bendiscioli, L'inizio della controversia giurisdizionale a Milano tra l'arciv. C. Borromeo e il Senato milanese (1566-1568), in Arch. storico lombardo, LIII (1926), 241 n. passim; LIV (1927), 409 n. passim; L. von Pastor, Storia dei papi, VIII-IX, Roma 1942, ad Indices; F. A. Tasca, Personaggi noti e ignoti nella storia e nella cronaca di Pavia, Pavia 1951, p. 289; G. Catalano, Controversie giurisdizionali tra Chiesa e Stato nell'età di Gregorio XIII e Filippo II, in Atti dell'Acc. di scienze, lett. e arti di Palermo, XV (1954-55), 2, Lettere, pp. 37, 54, 72 s.; M. Bendiscioli, Politica, amministr. e religione nell'età dei Borromei, in Storia di Milano, X, Milano 1957, pp. 203, 207 s., 212, 219, 231; L. Tacchella, La Riforma tridentina nella diocesi di Tortona, Genova 1966, pp. 64, 84; Il collegio Ghislieri, 1567-1967, Milano 1967, pp. 17, 32; U. Rozzo, La "Cronologia pontificale della città di Tortona" di A. Ferro in Riv. di storia, arte e arch. per le prov. di Alessandria e Asti, LXXXV (1973), pp. 17-24; N. M. Cuniberti, I monasteri del Piemonte, Chieri 1975, pp. 336 s.; A. Berruti, Tortona insigne, Tortona 1978, p. 207; C. Eubel-G. van Gulik, Hierarchia catholica, Monasterii 1923, III, p. 43; Enc. Ital., VII, Roma 1930, p. 806, sub voce Brera; P. Litta, Le famiglie celebri ital., sub voce Visconti, tav. XIX.