delirio
Stato psicopatologico caratterizzato da un’alterata interpretazione della realtà, anche se percepita normalmente sul piano sensoriale, per una attribuzione acritica di significati abnormi a percezioni, ricordi e idee. Il termine deriva dal lat. lira, «solco», per cui delirare significa etimologicamente «uscire dal solco», ossia dalla dritta via della ragione.
Il d. può essere analizzato e descritto solo muovendo dalla soggettività; non ci sono, infatti, criteri obiettivi che, dall’esterno e sulla base di modelli di comportamento, ci consentano di constatarne la presenza. Solo criteri soggettivi, che si servano dell’intuizione e dell’immedesimazione nell’interiorità dei pazienti, e che muovano dunque dall’interno della loro vita psichica, permettono di cogliere la presenza e la realtà di un’esperienza delirante in un contesto psicopatologico. Propri delle esperienze deliranti sono il totale autoriferimento e la loro incorreggibilità, attribuibile a una profonda trasformazione della psiche e della personalità del malato, che imprime a questi fenomeni una tale evidenza di certezza da renderli impermeabili a qualsiasi critica e persuasione contraria. Le esperienze deliranti elementari sono rappresentate dall’attribuzione di un significato abnorme a una percezione svoltasi normalmente sul piano sensoriale (percezione delirante), oppure dalla scoperta di un significato nuovo in un ricordo o in un’idea sorti in quel momento alla coscienza (intuizione e rappresentazione delirante). Sulla base del contenuto, il d. può assumere varie forme: d. di persecuzione, d. malinconico, d. di grandezza, d. di gelosia, d. mistico, d. di trasformazione, ecc. Le forme croniche di d. sono spesso basate sull’elaborazione, razionale e lucida, di un sistema di credenze errate: in questo caso si parla di disturbo delirante o paranoia.
Si distinguono un d. secondario ad alterazioni dell’umore o deficit intellettivi o d’informazione (deliroide) e un d. primario come nella schizofrenia. Sulla base dello stato di coscienza, distinguiamo un d. lucido (in ingl. delusion), proprio della schizofrenia, della paranoia, del disturbo bipolare, e un d. confuso (delirium) con agitazione, disorientamento, allucinazioni, specie visive, ipertermia e iperazotemia, che è sempre espressione di compromissione somatica (intossicazioni, infezioni, traumi e tumori cerebrali). L’abnorme aumento della pregnanza delle percezioni e delle rappresentazioni, che costituisce l’elemento precursore del d., appare legato ad alterazioni delle funzioni di controllo delle aree frontali e all’aumento della dopamina nelle aree mesolimbiche.