Vedi DELFI dell'anno: 1960 - 1973 - 1994
DELFI (v. vol. III, p. 27 e S 1970, p. 277)
In questi ultimi anni è stata particolarmente intensa l'attività di ricerca della Scuola Archeologica Francese a Delfi.
Sono da segnalare: lo scavo dell'antro coricio (1970-71) e del ginnasio; lo sgombero dello xystòs cominciato nel 1985; i sondaggi a E del santuario, nei monumenti a Ν del primo settore della «via sacra», nella scalinata del teatro, nello stadio, e le ricerche nel Santuario di Atena a Marmarià. Inoltre il riassetto sistematico dei blocchi dispersi nell'area del santuario ha determinato importanti progressi nella conoscenza della sistemazione topografica del santuario stesso di cui si possono presentare soltanto i risultati principali.
Di particolare importanza è l'identificazione delle statue dei frontoni del tempio del IV sec. che si credevano perdute: i frammenti sono riconoscibili grazie alla presenza, nella parte posteriore, di larghe mortase destinate ad alleggerirle. Sono stati ricostituiti un Dioniso dai tratti apollinei fra le Thyades, e un Apollo citaredo assiso sull’omphalòs fra Latona, Artemide e le Muse.
È ormai acquisito che il tripode offerto dai Greci dopo la vittoria di Platea non si trovava sulla base ricostruita dopo lo scavo: i due basamenti circolari reggevano, in realtà, un tripode offerto dai Crotoniati, mentre la colonna di bronzo dei Plateesi poggiava su una base campaniforme paragonabile a quelle delle offerte dei Deinomenidi. La ricostruzione del monumento è adesso più sicura, ma non ne conosciamo l'esatta ubicazione. Il basamento del carro dei Rodi ha potuto essere ricostruito con la base del gruppo: Helios era rappresentato nel momento in cui usciva dall'Oceano, dirigendosi da E a O, verso l'Apollo del frontone; i cavalli che s'impennavano non sono certamente quelli di San Marco. Grandi blocchi trovati a Ν hanno permesso di ricomporre quasi integralmente il basamento dell'Apollo di Salamina al quale apparteneva il blocco firmato da Theopropos d'Egina che taluni collocavano sulla base del Toro di Corcira, all'entrata del santuario.
All'angolo NO della terrazza del tempio, lo smontaggio della scalinata in calcare ha fatto emergere l'analoga struttura in pòros che, costruita contemporaneamente all’ischègaon (muro di contenimento), fu abbandonata quasi subito.
Diversi thesauròi sono stati oggetto di studio. Quello di Cirene non sembrerebbe pertinente al basamento che gli si attribuiva, ma a quello immediatamente a N. Lo studio architettonico del Tesoro dei Sifni permette di seguire il processo di costruzione, a partire dalle cave di marmo di Sifno e di Paro fino al montaggio delle parti alte. È stato accertato che la cariatide attribuita al Tesoro di Cnido non Apparteneva a questo edificio che aveva solo colonne, né a quello dei Sifni; la ricostruzione precisa della facciata esige infatti la presenza di un concio, essenziale per la ricomposizione del fregio O. La lettura a luce radente dei nomi sui fregi E e Ν permette d'identificare il duello tra Memnone e Achille e numerosi altri combattenti della Gigantomachia. La pubblicazione del Tesoro di Tebe ci dà l'immagine di un'architettura dorica austera, molto pura, eseguita dopo la vittoria di Leuttra.
Lo studio dei monumenti che fiancheggiano a Ν il primo tratto della «via sacra», che, in realtà, è la via principale della città paleocristiana, ha dimostrato che il primo portico non era, come si pensava, il monumento di Lisandro, situato da Pausania a sinistra dell'entrata, ma piuttosto un'offerta degli Arcadi.
I due portici a E e a O del santuario sono meglio conosciuti. I monumenti offerti dagli Attalidi sono stati oggetto di una pubblicazione sistematica. La scoperta di lettere scolpite sul muro del portico O consente di localizzare i punti dove gli Etoli avevano appeso le armi prese ai Galati. Da ciò è nata la discussione sulla datazione e la natura di questo edificio: offerta etolica secondo alcuni, oploteca del IV sec. secondo altri.
I sondaggi eseguiti allo stadio e lo studio del monumento indicano che anche questo fu, senza dubbio, costruito dagli Etoli, dopo il 280. Il muro poligonale che sorregge la terrazza non è anteriore e la legge sul vino, in apparenza arcaica, è probabilmente iscritta su un blocco reimpiegato.
Lo scavo dello xystòs ha permesso di ristudiare l'architettura del ginnasio e ha fornito alcuni blocchi appartenenti a monumenti di Marmarià, fra cui un frammento di metopa della thòlos, sul quale è raffigurata un'amazzone che tirava con l'arco. Altri confronti e accostamenti mostrano la maestria dello scultore. Il tempio in calcare nel Santuario di Atena era prostilo a sei colonne, costruito una quindicina di anni dopo la thòlos, in voluta contrapposizione con questa, anche se non si può accertare che i due monumenti costituissero i «templi del basso» che menziona Plutarco.
Ci si potevano aspettare molte novità dalle minuziose ricerche sulle reincisioni di iscrizioni, particolarmente di dediche; converrà, tuttavia, assicurarsi della autenticità di questi testi anteriori prima di commentarli. Dopo anni di studi, i «rendiconti» del IV sec. sono stati oggetto di un'importante riedizione. Lo stesso lavoro è in fase di preparazione per i testi relativi agli affrancamenti.
Al museo, l'avvenimento più importante è stata l'esposizione, in una sala speciale, dei ritrovamenti fatti nel 1939 nella favissa della spianata oggi detta «Aire», in particolare del grande toro in placche d'argento martellato, inchiodate su un'armatura di strisce di rame argentate, dei resti di statue crisoelefantine e di numerosi avori. È stato, inoltre, ricostruito nel museo il basamento sul quale si ergevano le statue del monumento di Daochos.
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Donario di Lisandro e il primo tratto della «via sacra»: J.-F. Bommelaer, Notes sur les Navarques et les successeurs de Polyclète à Delphes, in BCH, XCV, 1971, pp. 43-64; id., Quatre notes delphiques, III. Hauteur des monuments, ibid., CV, 1981, pp. 474-481.
Cronologia dei monumenti arcaici: E. Francis, M. Vickers, Signa Priscae Artis. Eretria and Siphnos, in JHS, CIII, 1983, pp. 49-67; P. Amandry, Notes de topographie et d'architecture delphiques, in BCH, CVIII, 1984, pp. 177-198; id., A propos des monuments de Delphes. Questions de chronologie, ibid., CXII, 1988, pp. 591-610.
Oggetti vari: J. Konstantinou, Λευκή δελφική κυλιξ, in AEphem, 1970, pp. 27-46; Ο. Masson, C. Rolley, Un bronze de Delphes â inscription chypriote syllabique, in BCH, XCV, 1971, pp. 295-304; G. Roux, Une table chrétienne de Delphes, ibid., XCVII, 1973, pp. 137-144; J. Marcadé, G. Roux, Tables et plateaux chrétiens en marbre découverts à Delphes, in Etudes delphiques (BCH, Suppl. 4), Atene 1977, pp. 453-465; L. Lerat, Trois boucliers archaïques de Delphes, in BCH, CIV, 1980, pp. 93-114; J.-F. Bommelaer, Quatre notes delphiques, ibid., CV, 1981, pp. 463-474; P. Themelis, Σημαντοις γη απο το ιερο των Δελφών, in Horns, III, 1985, pp. 31-40; F. Croissant, Tradition et innovation dans les ateliers corinthiens archaïques: matériaux pour l'histoire d'un style, in BCH, CXII, 1988, pp. 91-166.