DEL NERO, Nero maria
Nacque a Firenze il 26 ag. 1662, primogenito di Luigi Maria, barone di Porcigliano (feudo dello Stato pontificio) e di Anna Maria dei marchesi Bourbon del Monte.
La famiglia Del Nero già di ceto artigiano-mercantile, aveva acquisito grandi proprietà immobiliari ed il blasone nobiliare nel corso del sec. XVI, ma aveva mantenuto interessi nel settore manifatturiero, soprattutto nel campo della lavorazione della lana e della seta e, nonostante la varia dislocazione geografica dei suoi interessi economici (Toscana, Stato pontificio, Genova), continuava a gravitare soprattutto intorno a Firenze ed alla corte granducale, ove teneva un ruolo di primissimo piano ed era tra le famiglie senatorie.
A soli ventisei anni di età il D. ricevette il suo primo incarico pubblico, sebbene a carattere essenzialmente onorifico: nel dicembre del 1688 egli fu infatti inviato a Venezia dal granduca di Toscana, ad accogliere la principessa Violante Beatrice di Baviera, sposa per procura del principe ereditario Ferdinando, che si recava in Toscana a raggiungere il marito. Dal 27 marzo 1693 il D. fece parte per sei mesi dei Dodici buonuomini; dal 13 genn. 1695 fu per quattro mesi uno dei buonuomini delle Stinche; dal 1ºnov. 1701 fece parte per quattro mesi degli Otto di guardia e balia. Dal 18 maggio dello stesso anno era entrato a far parte a vita del Consiglio dei duecento. Il 16 marzo 1705 fu di nuovo inviato dal granduca a Venezia e poi a Padova per rendere omaggio all'elettrice di Baviera, suocera del principe Ferdinando. Nel 1708 fu inviato in Spagna come ambasciatore straordinario per complimentarsi con i sovrani della nascita dell'infante, principe delle Asturie. Pochi mesi dopo, essendo stato l'ambasciatore residente C. Rinuccini destinato ad altro incarico, il D. fu destinato a succedergli come ambasciatore residente. In Spagna, ove il D. vantava molte relazioni, essendosi un ramo della famiglia Del Nero insediato in questo paese già dalla fine del secolo XV, egli rimase per oltre sette anni.
Il Granducato di Toscana ormai da tempo non aveva più una vera politica estera. L'unico problema che occupava la mente del vecchio Cosimo III era quello della prossima estinzione della dinastia medicea e del futuro destinato del Granducato. La sua strategia politica venne, non senza amarezza, definita dal predecessore del D., Carlo Rinuccini, con queste parole: "chiudere occhi ed orecchi per nulla vedere, nulla sentire, amico di tutti, nemico di nessuno" (F. Valsecchi, L'Italia nel Settecento, Milano 1959, pp. 6 s.).
La Spagna, all'epoca dell'arrivo del D., non era in condizioni molto migliori: il paese non era ancora del tutto uscito dalla guerra di successione che l'aveva visto ridotto a territorio di conquista dalle due potenze rivali: gli Asburgo ed i Borbone. All'arrivo del D. la guerra era ormai finita con la vittoria di Filippo di Borbone, ma Barcellona e la Catalogna, schieratesi con gli Asburgo, non si erano ancora sottomesse al nuovo sovrano. Il Regno, prima della nuova spinta espansionistica che gli verrà impressa di lì a pochi anni dal ministro Giulio Alberoni, versava in una condizione di grave crisi economica e politica.
In mancanza di importanti trattative diplomatiche, la corrispondenza del D. con la corte di Toscana si limita per lo più a registrare l'arrivo in Spagna di alte personalità straniere ed alla cronaca di avvenimenti mondani e cerimonie ufficiali. La sua corrispondenza da Madrid abbraccia il periodo gennaio 1709-giugno 1715, ed è diretta prevalentemente al segretario toscano per gli Affari di Stato e di Guerra; il D. corrispondeva inoltre sia pure in maniera più discontinua con il cardinale Francesco Maria de' Medici, fratello del granduca, con il granduca stesso e con il segretario di quest'ultimo, Coriolano Montemagni. Nel 1714 registrò la morte della regina di Spagna, Maria Luisa di Savoia, e l'arrivo, in dicembre, della nuova moglie di Filippo V, Elisabetta Farnese, oltre alla resa definitiva, dopo circa otto anni di resistenza, di Barcellona al sovrano, avvenuta nel mese di settembre. Nel dicembre del 1714 egli ricevette, tramite la corte di Firenze, la notizia della grave malattia del padre; per questo motivo ottenne licenza di tornare in Toscana, ma prima che potesse mettersi in viaggio gli giunse la notizia della morte, avvenuta a Firenze il 29 dic. 1714.
Il D. rimase perciò a Madrid fino all'arrivo del suo successore, Bernardo Cambi, in modo da non lasciar vacante la residenza. Pochi giorni prima di lasciare la Spagna, il 27 maggio 1715, si sposò a Madrid con Eleonora Bernet, nobile di Linguadoca, già vedova del colonnello fiammingo Giovan Carlo Voet, e madre di tre figli.
Questo matrimonio preoccupò non poco il fratello minore del D., Cerbone, cui egli, in occasione del matrimonio di questo celebrato nel 1706, aveva fatto formale promessa di non sposarsi, in modo da garantire la successione del feudo di Porcigliano ai nipoti. Tuttavia da questo matrimonio non nacquero figli e pertanto l'asse ereditario rimase invariato.
Con la fine della sua missione diplomatica in Spagna, praticamente si concluse la carriera politica del D., il quale, salvo un'unica e modesta eccezione nel 1729, quando fu designato. a membro dei Capitani di parte, visse il resto della sua vita dedicandosi ai suoi interessi patrimoniali ed a quelli della famiglia della moglie.
Anche l'elezione, avvenuta il 4 ott. 1716, a consigliere imperiale, da parte dell'iniperatore Carlo VI e dettata dalla costante devozione della famiglia Del Nero alla casa di Asburgo, rappresentò essenzialmente un riconoscimento onorifico, del tutto privo di contenuti politici.
Il D. visse a Genova dal novembre 1715 al 1717, a Venezia dal 1718 al 1724, a Firenze negli intervalli e dal 1729 al 1737; dopo tale data visse prevalentemente a Roma, ove la famiglia aveva proprietà immobiliari ed interessi economici fin dal XVI secolo. In questa città morì nel maggio del 1750.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Carte Torrigiani, Appendice: Estratto dei documenti dell'archivio della casa de' ss. baroni Del Nero (sitratta di un inventario del fondo donato dalla fam. Torrigiani all'Arch. di Stato di Firenze, insieme con un gruppo di pergamene): pp. 217, 222-49, 271, 282, 294; Ibid., Mediceo del principato, filze 4997-5002, 1154, 1680, 5704-5704a; Diplomatico, Dono Torrigiani, 1716 ott. 4; Carte Sebregondi, ins- 3804; M. Del Piazzo, Gliambasciatori toscani del principato, Roma 1953, pp. 91, 116, 153