DEL MUSCIO, Gian gaetano
Nacque a Foggia il 5 febbr. 1746. Mancano notizie sulla famiglia, di condizione non elevata, e sulla sua prima formazione. Il suo nome di battesimo, Gaetano, fu mutato in Gian Gaetano all'ingresso nell'Ordine scolopio.
Effettuati gli studi primari a Foggia, il D. si oppose in seguito al desiderio dei genitori che lo volevano indirizzare a studi giuridici e maturò assai presto la scelta religiosa: il 3 maggio 1761 entrò come novizio nella casa scolopia di Manfredonia, dove compì gli studi secondari con esito tale da attirare l'attenzione dei superiori. Il provinciale per la Puglia, G. F. De Nobili, nominato procuratore generale dell'Ordine, lo condusse con sé a Roma, dove il D. si perfezionò nel collegio "Nazareno", perno del sistema educativo degli scolopi e provvisto d'una didattica di buon livello in campo sia umanistico sia scientifico; il collegio era poi da tempo coinvolto in un movimento evolutivo che aveva ridotto l'impostazione metafisica degli studi, d'origine scolastica.
Di questo nuovo clima, che comportava in parte una dissociazione dall'inquadramento dottrinale tradizionale, il D. sarà poi un esponente significativo nel tardo Settecento meridionale; lo stesso tono epistemologico della sua cultura scientifica, secondo testimonianze, sarà program-' maticamente alieno da una visione sostanzialistica delle leggi naturali. Gli studi nel "Nazareno" lo indirizzarono particolarmente verso la matematica; conclusi i corsi sostenendo, il 12 luglio 1765, delle Theses philosophicae et mathematicae, egli iniziò a Roma un insegnamento privato di matematica, ma il suo Ordine volle utilizzare più pienamente le sue competenze affidandogli l'insegnamento della materia nel collegio napoletano di S. Carlo alle Mortelle "Reale Collegio delle Puglie", quando, nel 1768, esso fu affidato agli scolopi della provincia pugliese.
Ordinato prete il 25 marzo 1769, il D. percorse una notevole carriera didattica: nel 1777 fu chiamato dai Cavalieri alla cattedra di matematica dell'università di Malta, che però lasciò dopo un triennio, nonostante vantaggiose proposte, per accettare da Ferdinando IV di Borbone l'incarico di meccanica sublime e balistica nella scuola militare della "Nunziatella"; divenne poi, il 29 marzo 1791, rettore del collegio "Ferdinandiano" e ottenne per concorso la cattedra di fisica sperimentale nell'università di Napoli, da poco istituita.
Fu questo il periodo più significativo dell'attività scientifica del D., volta essenzialmente alla matematica applicata; le fonti gli attribuiscono in termini generici numerosi scritti, ma l'unico sicuramente edito fu la Dissertatio, qua dubia solvuntur contra theoriam electricam clariss. Franklin, a Doct. Iosepho Xaverio Poli in medium allata in suis Considerationibus circa effectus nonnullorum fulminum (Neapoli 1774), il cui titolo ne chiarisce oggetto e destinazione. Tra gli altri scritti meno vagamente attestati, ma rimasti comunque quasi sicuramente inediti, un Tractatus mechanicae, composto come manuale per gli studenti della Nunziatella, e alcune comunicazioni accademiche di fisica sperimentale e matematica.
La figura di ricercatore e docente coesistette però, già in questi anni, con quella del religioso: oratore sacro di notevole rinomanza, il D. divenne, dal 1787 al 1791, provinciale del suo Ordine per la Puglia. Il ruolo religioso divenne esclusivo quando Pio VI, dopo aver pensato di designarlo vescovo di Termoli, lo nominò il 26 marzo 1792 vescovo di Carinola, in Terra di Lavoro (la consacrazione avvenne a Roma il 9 aprile, da parte del card. F. S. de Zelada). A Carinola il D. esplicò una notevole attività, sia pastorale (esercitò assiduamente la predicazione e curo l'assistenza a infermi e poveri) sia organizzativa (ampliò e restaurò luoghi sacri, il palazzo vescovile e il seminario).
Il 18 dic. 1797 gli fu assegnata la nuova sede di San Severo; qui le linee della sua attività si mantennero costanti (realizzò un orfanotrofio femminile) fino alla crisi del 1799. Quando, al collasso dell'amministrazione borbonica, i "giacobini" di San Severo assunsero il controllo della città, agendo contro il governo e, insieme, contro il dominio feudale dei principi di Sangro, il D. non parve assumere una posizione di chiusura pregiudiziale; così, quando ai primi di febbraio la reazione legittimista travolse i repubblicani e ne arrestò i più noti esponenti, lo stesso D. venne a trovarsi in pericolo. Egli e il provinciale degli osservanti M. A. Manicone, autore d'una vasta Fisica Apula, accusati di tolleranza o connivenza coi rivoluzionari, furono costretti a rifugiarsi nelle campagne; l'episodio ebbe vasta risonanza (un'eco inesatta se ne trova anche nel Botta) e configurò una situazione difficile e amara per il D., aggravatasi quando, a fine febbraio, un corpo di spedizione francese, comandato dal generale Duhesme, occupò la città reprimendo sanguinosamente la resistenza dei reazionari e saccheggiando anche il vescovato e la cattedrale. Pur muovendosi tra sospetti di segno opposto, il D. non rinunciò però alla sua funzione, e ottenne dal Duhesme una riduzione delle contribuzioni imposte alla cittadinanza.
Trascorsi a San Severo il periodo repubblicano, il sanfedismo e i primi anni della restaurazione borbonica, il D. desiderava tornare a Napoli, anche per riprendere le sue occupazioni scientifiche (era membro dell'Accademia delle scienze); gli venne invece conferito da Pio VII l'arcivescovato di Manfredonia, il 29 ott. 1804. Nella nuova sede egli manifestò la tendenza, già rilevata, ad una interpretazione ampiamente "civile" del ruolo episcopale, che pare avergli attirato critiche, soprattutto per certi interventi economico-sociali: fu solito visitare le zone abitative più degradate, e avviò un progetto di reperimento e incanalamento di sorgenti nella zona sipontina, per far fronte all'endemica carenza d'acqua.
Il progetto non poté essere attuato perché il D., recatosi a Napoli per curare seri disturbi cardiaci, vi morì il 24 0 il 25 ottobre 1807.
Fonti e Bibl.: A. De Maria, Elogio storico delp. G. G. D. delle Scuole Pie, Foggia 1847; L. Menna, Saggio istorico, ossia piccola raccolta dell'istoria antica e moderna della città e diocesi di Carinola, Aversa 1848, pp. 98 s.; F. De Ambrosio, La città di Sansevero in Capitanata. Memorie storiche, Napoli 1875, p. 151; F. Villani, La nuova Arpi, Salerno 1876, pp. 271-77; M. Tonti, Memorie del collegio Nazareno, Bologna 1882, p. 247 (inesatto); C. Villani, Scrittori e artisti pugliesi, Trani 1904, pp. 657 ss.; F. Amodeo, Vita matematica napoletana, Napoli 1905, pp. 169 s.; T. Viñas, Index biobibliographicus CC. RR. PP. Matris Dei Scholarum Piarum, III, Romae 1911, pp. 294 s. (errata la data di nascita); L. Picanyol, Brevis conspectus historico-statisticus Ordinis Scholarum Piarum, Romae 1932, p. 281; G. Checchia De Ambrosio, Croci e tricolori in San Severo nel 1799, San Severo 1976, pp. 43 s., 57, 112, 121; R. Ritzler-P. Sefrin, Hierarchia catholica..., VI, Patavii 1958, pp. 140, 378; VII, ibid. 1968, p. 347.