Vedi DEINOMENES dell'anno: 1960 - 1994
DEINOMENES (Δεινομένης, Dinomenes)
D. è il nome di due distinti scultori greci, l'uno attivo alla fine V-inizio IV sec.; l'altro del II-I sec. a. C. Numerose sono le notizie al loro riguardo: a) Plinio (Nat. hist., xxxiv, 50) ascrive D. tra gli artisti dell'Olimpiade 95; b) Plinio (Nat. hist., xxxiv, 76) cita D. autore delle statue di Protesilaos e dell'atleta Pythodemos; c) Pausania (1, 25, 1) ricorda un D. autore delle statue di Io e Callisto poste sull'Acropoli; d) Taziano (Ad Gr., 53, p. 116, ed. Worth) ricorda D. autore della statua di Besantis, regina dei Peoni; e) firma, priva di patronimico ed etnico, su una base in marmo dell'Imetto rinvenuta sull'Acropoli, ad E del Partenone, con resti delle estremità inferiori della statua (probabilmente un ritratto), e dedica di un ignoto Metrotimos. La firma incisa con lettere apicate, si data con certezza al II-I sec. a. C.
Esclusa l'ipotesi del Böckh e del Brunn di riconoscere un unico artista, si concorda nel riconoscere uno scultore dalle notizie a) e b); e uno scultore posteriore di circa due secoli dalle notizie d) ed e). Incerto rimane a quale dei due artisti attribuire le opere note da c). Le due statue di Io e Callisto, vittime dell'amore di Zeus e della gelosia di Hera, la prima mutata in giovenca, la seconda in orsa, sono ritenute dal Lippold opere del V sec., fatte forse a ricordo dell'alleanza del 420-418 tra Atene, Argo e Mantinea (Io è infatti di origine argiva; Callisto arcade), e quindi attribuite a Deinomenes 1°. Sono invece considerate dal Picard opere tipiche del repertorio ellenistico e quindi connesse con Deinomenes 2°. La difficoltà sorge dal fatto che non è possibile ricostruirle neppure idealmente; caduta è infatti l'ipotesi di identificare Io con la Supplicante Barberini; e quella di un probabile trasporto della statua di Io a Roma, ove avrebbe dato luogo alla creazione dell'aneddoto di Taziano sulla Besantis (Loeschcke). Le figure che si possono ricostruire con certezza sono dunque:
Deinomenes 1°. - Bronzista forse originario di Argo, attivo in questa città nel 400 circa, scolaro di Policleto, ricordato da Plinio (v. a e b). Probabilmente con D. si deve identificare il Deinon citato nello stesso passo, il cui nome appare in alcuni manoscritti anche come Phrynon. Fece la statua di Pythodemos, di tipo atletico, e quella dell'eroe Protesilaos, la prima vittima della guerra di Troia. Questa seconda statua viene riconosciuta in un marmo conservato al Metropolitan Museum di New York, copia da un originale in bronzo della seconda metà del V sec. a. C. L'eroe sarebbe stato ritratto nel momento dello sbarco, appoggiato all'asta, con la clamide sulla spalla sinistra. Non mancano a questa identificazione oppositori, che riconoscono in esso o l'eroe Cizico, per confronti con le monete di questa città, o il Vulneratus deficiens di Kresilas. Il Picard sottolinea la pluralità di accenti che si possono notare anche nella replica: Mirone per il movimento ritratto all'indietro, per la posizione "istantanea", per l'apertura del braccio destro; Paionios per i moduli stilistici specie della testa; Kallimachos per la posa bilanciata.
Deinomenes 2°. - Scultore greco, di origine ignota (forse ateniese), del periodo ellenistico (II o più probabilmente I sec. a. C.), noto come autore dell'ex voto che doveva stare sulla base rinvenuta ad Atene (v. d) e della statua di Besantis, la regina del paese dei Peoni, al confine con la Propontide (v. e).
Bibl.: C. I. A., 1648; E. Loewy, I. G. B., 233; H. Brunn, Geschichte d. griech. Künstl., I, Stoccarda 1889, pp. 273, 304, 305; C. Robert, in Pauly-Wissowa, IV, 1901, c. 2394, s. v.; W. Amelung, in Thieme-Becker, VIII, 1913, p. 563, s. v.; G. M. A. Richter, in Metrop. Studies, I, 1929, p. 187; id., in Amer. Journ. Arch., XXIII, 1929, p. 101; S. Reinach in Gaz. des Beaux Arts, LXIII, 1930, p. 146 ss.; E. Buschor, in Philologus, LXXXVI, 1931, p. 426; L. Curtius, in Röm. Mitt., XLIX, 1934, p. 305; Ch. Picard, Manuel, II, Parigi 1939, p. 658 ss.; S. Ferri, Plinio il Vecchio, Roma 1946, pp. 74, 98; G. Lippold, Die Plastik, in Handb. d. Arch., Monaco 1950, p. 203.