DEIANIRA (Αηιάνειρα)
"Colei che combatte gli uomini" era, secondo la più diffusa versione, figlia di Altea e di Oineo, re di Calidone: essa era quindi sorella di Meleagro. Secondo un'altra versione, essendo figlia di Dioniso, sarebbe stata soltanto figlia putativa del re di Calidone.
È presso i lirici che per la prima volta sarebbe apparso il nome di Deianira; quando Eracle si reca a Pleuron, in Etolia, vi sposa Deianira da cui ha un figlio Hyllos. Narrava Pindaro nell'epinicio V che Eracle al tempo della sua più difficile impresa, la cattura di Cerbero, si era imbattuto nell'Ade in Meleagro che gli aveva raccontato della giovinezza perduta anzitempo per la collera materna, commovendo fino alle lacrime l'eroe; nell'Ade Meleagro aveva promesso all'eroe in isposa la sorella che Eracle doveva con aspra lotta liberare da un pretendente difforme, Achebo (v.). Di Deianira, prima di Pindaro, aveva trattato Archiloco ritraendola nel momento in cui il centauro Nesso aveva tentato usarle violenza ed in quel pericoloso frangente, Deianira, ancora non sposa di Eracle, si era trattenuta con l'eroe sul suo passato e su Achebo. Il matrimonio che, quindi, non era stato per la prima volta immaginato da Pindaro, lo conosciamo anche da Bacchilide, dal quale apprendiamo come la gelosia abbia più tardi perduto l'infelice Deianira. Dopo la nascita nella casa di Omeo del figlio Hyllos, Eracle, avendo ucciso in un accesso d'ira un parente, è costretto a partire. Si inserisce allora, nel viaggio da Calidone a Trachine, l'episodio di Nesso, il centauro traghettatore che, al passaggio dell'Eveno, tenta fare violenza a Deianira seduta sulle sue spalle. Ferito a morte da Eracle, Nesso pensa ad una postuma vendetta, donando a Deianira, quale efficace incantesimo d'amore, una tunica intrisa nel suo sangue. Così, quando più tardi Eracle si invaghisce di Iole, Deianira segue il consiglio di Nesso, e, mentre Eracle per sottrarsi alle sofferenze causategli da quell'indumento si fa ardere sull'Eta, D., per il dolore, si uccide.
L'episodio mitico di Nesso era alquanto diffuso nell'arte greca arcaica. Esso era noto fin dal sec. VII in ambienti artistici diversi quali il peloponnesiaco e l'attico, come è provato dalla celebre anfora di Atene, da un avorio spartano del santuario di Artemide Orthia, da numerosi vasi attici, da una lamina sbalzata di arte corinzia, rinvenuta a Perachora, ecc. Anche sul famoso Trono di Amicle era rappresentata la lotta di Eracle e Nesso ma, pare, senza la figura di Deianira. In un'anfora di Milo è rappresentata la partenza di Eracle mentre Deianira è già sul carro trainato da quattro cavalli alati: alla partenza assistono Omeo a sinistra e Altea a destra. Nella lamina sbalzata di arte corinzia di Perachora, dalla composizione severa e schematica, la figura di Deianira si trova alla destra del centauro in lotta con Eracle. Ma i più antichi esempi dell'episodio di Nesso sono attici. Deianira è quasi sempre presente nei più antichi monumenti a noi noti. In un frammento proveniente dall'Heraion di Argo, Deianira si trova di fronte a Nesso contro cui Eracle deve aver scoccato una freccia. Nella famosa anfora protoattica di New York, mentre Eracle allontana Nesso, D. sta a destra sul carro, tiene le redini in mano e, con la testa rivolta all'indietro, segue il combattimento.
È alquanto probabile che l'episodio di Eracle e Nesso sia stato rappresentato su una o due metope del Sele. Tuttavia non ne siamo certi, poiché anche sui vasi del VI-V sec., quando si vedono Eracle, una donna in groppa o fra le braccia di un centauro o, più semplicemente, accanto ad esso,non si è sicurissimi che si tratti di Deianira e Nesso o di un qualche altro episodio di centauromachia. Ai decoratori di vasi il nome dei personaggi non importava affatto ed anche il senso e l'interesse della scena non mutavano se il rapitore veniva chiamato Eurytion. Tuttavia è notevole che nei rari casi in cui compaiono le iscrizioni per precisare l'identità dei personaggi essi siano sempre, salvo un solo caso costituito da un vaso del V sec., i nomi di Deianira e Nesso.
E la figura di Deianira non manca mai sulle anfore tirreniche e sulle idrie ioniche di Caere con l'episodio di Eracle, Deianira e Nesso. Tanto nelle idrie di Caere del Museo di Villa Giulia quanto in quella del Louvre, la figura di Deianira è in atto di muovere verso il suo liberatore vivacemente allontanandosi dal centauro che fugge guardando indietro. In una delle tre idrie è assente la figura di Omeo che in due esemplari corre con Eracle all'inseguimento di Nesso. Costantemente simile come profilo, acconciatura, atteggiamento e proporzioni è la figura di Deianira: in tutti e tre i casi poi il vivace movimento fa sì che il chitone cinto alla vita formi il caratteristico partito di pieghe centrali con due kòlpoi laterali (v. ceretane, idrie).
Pitture murali con Eracle, Deianira e Nesso provengono da Pompei. Sono quadri di arte neoclassica che forse derivano da composizione ellenistica: Nesso vi appare inginocchiato avanti ad Eracle in atto di porgere Hyllos a Deianira velata che trovasi su di un carro. Diversa è invece la figurazione di un mosaico di Madrid (Museo) con il centauro che porta via sulla groppa Deianira mentre Eracle da lontano gli scaglia una freccia.
Bibl.: H. W. Stoll, in Roscher, I, c. 976 ss.; Escher, in Pauly-Wissowa, IV, c. 2378 ss.; S. Reinach, Rép. Vases, passim; id., Rép. Point., p. 189; O. Elia, Pitture murali e mosaici nel Museo Naz. di Napoli, 1932, p. 34, n. 43 s.; Ch. Dugas, La mort du centaure Nessos, in Rev. Ét. Anc., 1943, p. 18 ss.; P. Devambez, in Mon. Piot, 1946, p. 29 ss.; id., 1950, p. 1 ss.; F. Brommer, Vasenlisten zur griechischen Heldensagen, Marburg 1956, pp. 21, 39, 92.