degenerazione
Qualsiasi alterazione strutturale, morfologica o chimica presentata da un organo, tessuto o cellula per azione di fattori dannosi quali il calore, le tossine, numerose sostanze chimiche, ecc. Conseguenza dei processi degenerativi è la menomazione o soppressione della vitalità funzionale della cellula. Questa può andare incontro a vari tipi di degenerazione, i più semplici dei quali sono l’atrofia e la d. torbida o albuminoidea, con rigonfiamento degli elementi cellulari e diminuzione della loro trasparenza. Altre forme sono caratterizzate dalla produzione e dall’accumulo di sostanze abnormi (goccioline di grasso, zolle di sostanza amiloide, cavità ripiene di liquido) nel corpo cellulare, come, per es., nelle d. grassa, vacuolare amiloidea e ialina. I processi degenerativi hanno un carattere regressivo e si differenziano nettamente dall’infiammazione, che è un processo di tipo riparativo e a sede eminentemente interstiziale, cioè a carico del connettivo intercellulare. D. fibrinoide: alterazione regressiva delle fibre collagene, che divengono eosinofile, altamente rifrangenti e si presentano simili a formazioni di fibrina. È il substrato anatomo-patologico che accomuna tutte le malattie appartenenti al gruppo della cosiddetta patologia del collagene. D. velvetica: alterazione tipica delle cartilagini diartrodiali, nelle quali, per la necrobiosi degli elementi cellulari, avviene la fissurazione dello strato cartilagineo, con denudamento del sottostante tessuto osseo. Si verifica in condizioni diverse: artrosi, tubercolosi articolare, ecc. D. walleriana: degenerazione che si impianta in una fibra nervosa separata con un taglio o in altro modo dal corpo cellulare da cui emana. Il fenomeno è stato descritto dal fisiologo inglese A.V. Waller (1816- 1870) ed è stato sfruttato in fisiologia sperimentale per individuare il decorso delle fibre nervose nell’interno dell’asse cerebro-spinale.