definizione
Espressione con cui si esplicita (1) l’essenza di qualcosa, oppure (2) il significato di una parola. In entrambi i casi una d. è costituita da due parti: il definiendum, ossia l’espressione che viene definita, e il definiens, ossia l’espressione nei cui termini la cosa o la parola considerate sono definite.La prima profonda analisi del concetto di d. venne sviluppata da Aristotele, in modo particolare negli Analitici secondi, dove si distingue tra quelle che i filosofi medioevali (per es., Guglielmo di Occam) avrebbero chiamato d. reali (di tipo 1) e d. nominali (di tipo 2). Per Aristotele la d. è un giudizio che attribuisce alla cosa definita un insieme di caratteristiche che ne esplicitano univocamente l’essenza. Tali caratteristiche possono essere raggruppate secondo il genere di appartenenza e la differenza specifica: si pensi, per es., alla d. aristotelica di uomo come animale razionale (nella quale animale è il genere prossimo di appartenenza e razionale la differenza specifica al suo interno). Il soggetto della d., essendo questa un giudizio, deve designare una cosa esistente; in mancanza di tale esistenza si avranno le cosiddette d. nominali. La distinzione tra definitio quid rei e definitio quid nominis ebbe raffinati sviluppi nella scolastica e si protrasse sino alla modernità, quando filosofi come, per es., Locke iniziarono a mettere in dubbio la possibilità delle d. reali. Lo sviluppo della filosofia della scienza e della logica moderne e contemporanee favorì nuove e profonde riflessioni sul concetto di d. nel contesto dell’idea di spiegazione scientifica e di sistema formale. Si danno di seguito alcune accezioni contemporanee del termine.
Una d. è implicita se (1) pone un numero di principi o assiomi che coinvolgono i termini da definire; (2) nessuno di tali principi contiene una equazione che mette in relazione i termini da definire con loro esplicite d.; (3) il significato dei termini da definire è circoscritto implicitamente attraverso proposizioni (assiomi o teoremi) che collegano i concetti primitivi.
Tale d. consiste nel definire un predicato indicando un certo oggetto e una relazione simmetrica e transitiva collegante tale oggetto ad altri possibili oggetti. Se due oggetti sono legati da tali relazioni essi hanno una caratteristica comune condivisa da tutti gli altri oggetti che sono tra loro nella stessa relazione. Le relazioni dette identificano così una classe costituita dagli oggetti che godono di quelle caratteristiche, tale classe è l’estensione del concetto da definire.
Definisce un ente facendo riferimento alla sua relazione con tutte le cose comprese nella classe alla quale l’ente stesso da definire appartiene.
Consiste in una procedura definitoria utile quando si desidera caratterizzare un insieme costituito da un numero infinito di oggetti. Tale procedura si esplica attraverso tre clausole: (1) la base della d., nella quale si specifica un certo gruppo iniziale di elementi appartenenti all’insieme; (2) il passo induttivo, nel quale si specificano certe operazioni che applicate a elementi dell’insieme permettono di ottenere ancora elementi dell’insieme; (3) conclusione o chiusura, nella quale si afferma che null’altro appartiene all’insieme se non quanto specificato nelle clausole (1) e (2).