DEFENSOR CIVITATIS
. Magistrato cittadino introdotto nella prima metà del sec. IV per difendere i plebei delle città dagli abusi commessi contro di essi dagli honorati (coloro che avevano o avevano avuto cariche) soprattutto per quanto riguardava la riscossione delle imposte. Il defensor, che i testi greci chiamano ἔκδικος, compare in Egitto già nel 336 (Pap. Oxyrh. VI, 901); le sue funzioni furono nel 368 regolate con una costituzione di Valentiniano I che riguarda però l'Illirico (Cod. Theod., I, 29, 1). Il defensor doveva essere nominato dal prefetto del pretorio, fra persone di rango senatorio, distinte per la loro autorità e integrità: per ragioni evidenti erano esclusi gli appartenenti all'ordine dei decurioni. L'ufficio fu prima vitalizio, poi (ma la data è incerta) la sua durata fu ridotta a cinque anni.
Il defensor aveva giurisdizione nei processi di lieve entità e fungeva anche da pubblico ufficiale per atti giuridici: insieme col vescovo e i magistrati municipali poteva nominare tutori a pupilli le cui sostanze non superassero i 500 solidi; doveva riscuotere le imposte della classe inferiore, ma soprattutto doveva tutelare il popolo contro gli arbitrî e le angherie.
Ma poiché avveniva spesso che all'ufficio fossero destinati individui indegni, Teodosio I dispose (Cod. Theod., I, 29, 6) che la scelta avvenisse tra persone proposte dalle città stesse e punì con una multa di 5 libbre d'oro colui che avesse conseguito l'ufficio con la corruzione. Onorio sostituì poi alla nomina fatta dal praefectus praetorio l'elezione eseguita da un corpo costituito, in ogni città, dal clero, dagli honorati, dai curiali e dai possessores, ma la scelta doveva essere confermata dal prefetto del pretorio. Tale conferma fu poi da Maioriano attribuita allo stesso imperatore e nel regno ostrogoto assunta dal re.
Bibl.: O. Karlowa, Röm. Rechtsgeschichte, I, Lipsia 1885, p. 896 seg.; M. A. Bethmann-Hollweg, Civilprozess, III, Bonn 1866, p. 107 seg.; O. Seeck, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., IV, col. 2363, s.v. Defensor; L. Mitteis e U. Wilcken, Grundzüge und Chrestomathie der Papyruskunde, Lipsia 1912, I, p. 81 seg.; II, p. 31 seg.; Baale, Über den defensor civitatis, Amsterdam 1904; Th. Mommsen, Gesammelte Schriften, VI, p. 433 seg.