LODI, Defendente
Nacque a Lodi nel 1578 da Giovan Battista e da Sidonia Bisnati. Ebbe numerosi fratelli e sorelle: Lucrezia, Angela Maria, Margherita, Alessandra, Cecilia, Agostino, Antonio e Alessandro, ricordato come cavaliere di altissimo valore.
Compiuti i primi studi nella città natale, si laureò a Pavia in utroque iure il 4 sett. 1603. Non si hanno notizie sulla data in cui vestì l'abito ecclesiastico, che lo portò a usufruire del beneficio della chiesa di S. Martino dei Trezzeni. Da un madrigale del poeta lodigiano Francesco Medici, affiliato della locale Accademia degli Improvvisi (Lodi, Biblioteca comunale, Mss., XXI.B.37, n. 74), risulta che si recò a Roma in compagnia di un Giovanni Fino, ma non è possibile precisare quale fosse l'occasione del viaggio. Nel 1614 divenne canonico della cattedrale di Lodi, insignito della prebenda di Cavacurta. Il 4 giugno 1616, già vicario generale, fu nominato vicario capitolare dopo la rinuncia di Ludovico Taverna, che aveva chiesto al papa Paolo V di essere esonerato dall'incarico episcopale. In seguito accolse, a Cremona, il nuovo vescovo di Lodi, il domenicano Michelangelo Seghizzi, eletto il 19 maggio 1616, a nome del quale, il 19 novembre di quell'anno, prese possesso della diocesi. Dopo la morte di Seghizzi nel 1625, il L. ricoprì nuovamente la carica di vicario capitolare fino all'arrivo del vescovo Clemente Gera, il 21 maggio.
L'11 luglio 1625 il L. concesse al podestà l'autorizzazione ad arrestare e incarcerare i membri del clero che contravvenivano agli editti vescovili, emanati dal terzo sinodo diocesano, contro la frequentazione di balli, osterie, teatri e contro il porto d'armi.
Il 30 ott. 1626 fu fondata, per interessamento del L. e dell'arcidiacono Paolo Duniero, la Congregazione dell'Oratorio di s. Filippo Neri nella chiesa di S. Martino dei Trezzeni, che accoglierà il L. negli ultimi anni della sua vita. Nominato per la terza volta vicario, in seguito alla morte di Gera, resse la diocesi fino al 13 luglio 1644, quando divenne vescovo Pietro Vidoni, futuro cardinale. Con quest'ultimo il L. condivise il progetto di dare rilievo alle memorie diocesane: ne fa fede la dedica dell'opera del L. Della Chiesa lodigiana da Alberico Merlino a Ludovico Taverna rimasta manoscritta e, come tutti i manoscritti del L., conservata presso la Biblioteca comunale di Lodi.
Il L. morì a Lodi il 7 marzo 1656.
Fu membro delle accademie cittadine degli Affidati e degli Oziosi. In quest'ultima pronunciò quattro orazioni sopra alcuni punti della Divina Commedia (Degli amanti disleali, nel 1595; Della crapula e Degli avari, nel 1601; De' prodighi, nel 1602) e altri interventi di materia diversa (Delle maschere, nel 1601; Del digiuno degli antichi, nel 1602).
Il 1° maggio 1605 recitò il discorso inaugurale dell'Accademia della Quercia, di cui divenne uno dei membri principali. Erudito di grande fama, come dimostra la sua corrispondenza, il L. raccolse opere classiche e rare che dopo la sua morte costituirono uno dei principali fondi della Biblioteca comunale di Lodi.
Pochi furono gli scritti del L. giunti alle stampe. Nel 1614, a Lodi, presso P. Bertoetti, stampò la Vita di s. Giovanni da Lodi, vescovo d'Agubbio, il discepolo e biografo di s. Pier Damiani che, quasi ottantenne, ebbe un vescovato in Umbria. La fama del L. è soprattutto legata alla sua importanza come storico locale, le cui opere erudite furono in seguito utilizzate come fonti da molti storici, fra i quali L.A. Muratori. Sua opera principale sono i Discorsi historici in materie diverse appartenenti alla città di Lodi (Lodi 1629), nella quale viene descritta la storia cittadina dall'origine, a opera dei Galli Boi, alla condizione di colonia romana, alla decadenza e alla nascita della città nuova fino al XV secolo, quando l'ultimo signore di Lodi, Giovanni Vignati, fu costretto a venire a patti con il duca di Milano Filippo Maria Visconti, riconoscendone l'autorità e morendo in carcere dopo essere stato catturato a tradimento (1416). Nel sesto discorso, il L. descrive le antiche origini della Chiesa lodigiana.
Il L. trattò la storia della Chiesa della sua città anche in altri scritti. Durante il terzo sinodo della diocesi di Lodi fu incaricato di redigere una Descriptio totius status eiusdem Ecclesiae tempore dioecesanae synodi tertiae: il testo comparve, stampato insieme con gli Acta del sinodo, nel 1619, presso Bertoetti. Il documento è particolarmente importante perché presenta la prima cronotassi ufficiale dei vescovi di Lodi: il L. cercò di ricostruire la successione dei presuli della città nuova e di Lodi antica. Redasse anche un Catalogus sanctorum et beatorum Laudensium, una Tabula episcoporum sanctae Laudensis Ecclesiae, le Vite dei vescovi di Lodi (anepigrafo), un Elenchus canonicorum cathedralis Laudae, tutti manoscritti. Delle numerose chiese e dei monasteri sul territorio lodigiano offrì una descrizione dettagliata sia nel Catalogo dei monasteri di monaci o monache… (trattazione sugli insediamenti monastici della diocesi, composta di tre parti: la prima dedicata ai benedettini, la seconda ai francescani, la terza a tutti gli altri ordini) sia nel volume sulle Chiese e oratori della città, borghi et diocesi di Lodi…, opere manoscritte, fornite di molte postille. Questi lavori sono spesso ricchi di notizie e di dati relativi ai principali edifici della città, e consentono diverse attribuzioni artistiche. Un altro scritto consimile, dedicato all'arcidiacono Duniero, verte sugli Ospitali della città, borghi e diocesi di Lodi. Il Racconto dei podestà di Lodi ricostruisce la storia delle famiglie nobili dal 1158 al 1650; a esso si devono aggiungere alcuni commentari dedicati a singole casate illustri della città, come i Vistarini e i Cadamosto.
Degli impegni pastorali del L. restano una Relazione dello stato temporale e spirituale della città di Lodi, le Controversie in materie giurisdittionali della Chiesa lodigiana, la Risposta alli quesiti istorici fatti dal signor Giuseppe Ripamonti intorno alle cose della città di Lodi (1612). Alcune rime sono raccolte nei Componimenti di diversi nel dottorato di legge dell'abate Francesco Sorbellone (Pavia, Eredi di G. Bartoli, 1599).
Sono editi inoltre: Chiese della città e dei sobborghi di Lodi, ed. parziale in Arch. stor. lodigiano, XI (1892), pp. 65-100, 129-158; XII (1893), pp. 1-9, 49-57, 97-100, 147-149; XIII (1894), pp. 31-38, 49-57, 169-178; Commentario historico della famiglia Cadamosto, ibid., XLIV (1925), pp. 82-106; Commentarii della famiglia Vistarini, ibid., XI (1892), pp. 101-113, 159-173; XII (1893), pp. 10-21, 58-71, 101-113, 150-152; XIII (1894), pp. 39-43, 58-67, 179-184; XIV (1895), pp. 25-34, 72-80; XV (1896), pp. 86-93, 130-133, 178-182; XVI (1897), pp. 35-42, 129-136, 167-172; XVII (1898), pp. 20-29, 71-80, 105-107; Discorsi historici in materie diverse appartenenti alla città di Lodi, Bologna 1969 (ed. anast. dell'ed. Lodi 1629); A. Caretta, Il secondo libro dei "Commentari Vistarini" di D. L., in Arch. stor. lodigiano, CXIII (1994), pp. 281-299.
Fonti e Bibl.: F.S. Quadrio, Della storia e della ragione di ogni poesia, II, Milano 1741, p. 516; G. Molossi, Memorie d'alcuni uomini illustri della città di Lodi, II, Lodi 1776, pp. 147-149; G. Oldrini, Storia della coltura laudense, Lodi 1885, pp. 147, 211 s.; G. Agnelli, Vita e opere di D. L., in Arch. stor. lodigiano, VI (1887), pp. 153-297; M. Maylender, Storia delle Accademie d'Italia, IV, Bologna 1929, p. 353; L. Samarati, I vescovi di Lodi, Milano 1965, pp. 233, 237, 239, 241; R. Auletta, Note sulla "Gloria" del Quaresimi rinvenuta nella cappella del Ss. Rosario in S. Domenico a Lodi, in Arte lombarda, 1984, nn. 70-71, pp. 149-153; Lodi. La storia. Dalle origini al 1945, II, Lodi 1989, pp. 57 s.; Diocesi di Lodi, a cura di A. Caprioli et al., Brescia 1989, pp. 60, 69, 94, 232, 234, 263.