DECUBITO (dal lat. *decubĭtus da decumbo "giaccio")
Posizione che certi infermi assumono spontaneamente nel letto in determinate malattie. Il decubito è indifferente in condizioni normali, obbligato e quasi costante in certe affezioni. Ha allora valore diagnostico e dipende a volte dal tentativo che compie quasi inconsciamente il soggetto per rendere meno penosi alcuni dei disturbi provocati dalla malattia. È caratteristico il decubito semiassiso dei dispnoici asmatici e cardiaci (posizione ortopnoica). I pleuritici decombono sul fianco sano nelle forme secche, sul malato nelle essudative. I bronchiettasici assumono le posizioni più svariate in rapporto alla sede della cavità. Negli addominali il decubito è generalmente in flessione, con gli arti inferiori addossati all'addome. Tipico è il decubito a cane di fucile nella meningite, specie cerebrospinale, dovuto a contrattura dei muscoli nucali e rachidei.
Per decubito o piaga da decubito o cancrena da decubito s'intende una forma di mortificazione o necrobiosi della cute che si osserva nelle parti soggette a pressione nei malati che restano lungamente al letto nella stessa posizione. Oltre alla pressione intervengono fattori diversi d'origine esogena ed endogena, che per lo più si combinano: tra i primi sono da ricordare la macerazione, specie per la presenza di feci, d'urine, d'essudati provenienti dai genitali o dalla sfera anorettale; tra gli ultimi rammentiamo le malattie infettive acute, gli stati febbrili con alterazioni consecutive gravi della circolazione e della nutrizione locale, angiopatie, cardiopatie, marasmo, idropisia, ecc. Le forme più importanti sono:
1. Decubito tipico traumatico, senza fatti infiammatorî e d'origine puramente meccanica, in cui la parte mortificata assume un pallore particolare o una tinta grigiastra.
2. Decubito infiammatorio, per lo più in corrispondenza delle natiche, della regione sacro-coccigea, e in altre sedi del tronco e degli arti soggette a compressione. La cute della parte lesa diviene iperemica, spesso edematosa, assume tutti i caratteri dell'infiammazione, non di rado con processi essudativi e pustolosi, a cui seguono i tipici fatti della cancrena con formazione di flittene a contenuto emorragico, dell'escara tipica.
3. Decubito acuto, o necrotico, o cancrenoso, che segue a lesioni gravi del sistema nervoso (paralisi di Landry, apoplessie, mieliti), spesso è simmetrico, e compare acutissimamente. Nelle forme più gravi di decubito, specie negli ultimi due tipi, il processo può approfondirsi, aggravarsi notevolmente e, per fatti di sepsi, può dar luogo anche a esito letale.
La cura è in prima linea profilattica, cercando d'eliminare tutte le cause, specie quelle traumatiche locali che possono facilitare la produzione del decubito; evitare le pieghe della biancheria, eliminare i prodotti maceranti, cercare, nei limiti del possibile, di far muovere il paziente evitandogli le posizioni continuate. Quindi si cerchi di tenere pulita la parte con lievi antisettici, con impacchi d'acqua borica. È buona cosa tenere riparata la parte con cotone, specie non idrofilo, cosparso di polveri topiche cicatrizzanti; ottimo è il dermatolo. Quando esistono fatti infiammatorî sono utili gl'impacchi caldo-umidi, p. es., d'acido borico; nelle forme cancrenose stabilite gl'impacchi antisettici al presoiod, al lisolo, o anche alla vecchia soluzione di Majocchi a base di decotto di china. aceto aromatico, fenolo.