DECIBEL
Unità di confronto dell'intensità energetica del suono introdotta in acustica dai tecnici americani. Si definisce l'intensità energetica J del suono, in un punto dello spazio, come il quoziente fra la quantità di energia sonora che nell'unità di tempo investe un elemento di superficie piana passante per il punto e perpendicolare alla direzione di propagazione e l'area di questo elemento. L' unità di misura è il micr. W per cmq. (v. rumori, attenuazione dei, XXX, p. 238). Nella maggioranza dei casi occorre conoscere non il valore assoluto dell'intensità energetica ma i valori relativi delle intensità. Conviene esprimere tali valori relativi in numeri logaritmici, perché il campo di variabilità è praticamente molto ampio (circa 1 : 1013) e perché è stato osservato che l'intensità della sensazione dell'orecchio varia, entro limiti abbastanza estesi, proporzionalmente al logaritmo della intensità energetica che ne è la causa (legge psico-fisica di Weber-Fechner). È stata perciò adottata una scala logaritmica (scala di Fletcher) che definisce l'unità nel modo seguente: se J0 e J sono due valori diversi dell'intensità energetica del suono, la differenza di energia è data da:
Si vede dunque che una differenza di livello di un decibel corrisponde ad una variazione dell'intensità energetica del 26%.
Nella telefonia i tecnici adoperano il decibel come "unità di trasmissione"; se P1 e P2 sono i livelli di potenza relativi a due punti di un circuito telefonico, la differenza di livello di potenza fra i due punti medesimi è di 10Log10 (P1/P2) decibel.
Alcuni autori misurano in decibel l'intensità della sensazione sonora (v. phon, App.); tuttavia si preferisce riservare tale unità esclusivamente per l'espressione dei rapporti delle intensità energetiche.
Bibl.: H. Fletcher, Speach and Hearing, Londra 1929; W. West, Acoustical Engeenering, ivi 1932; G. B. Churcher e A. King, Scales of loudness, in Nature 1933; U. Bordoni, Elementi di acustica architettonica, Roma 1935; A. H. Davis, L'Acoustique moderne, Parigi 1936.