DECENTRAMENTO (fr. décentralisation; sp. decentralización; ted. Dezentralisation; ingl. decentration)
Decentrare significa trasferire, sempre lasciando intatto il principio dell'unità suprema e sovrana d'uno stato, dal centro alle località l'esercizio di funzioni che in queste trovano la loro sede naturale, più opportuna e conveniente. Il che si contrappone al sistema dell'accentramento per cui si tende a far assorbire dal centro dello stato anche ciò che del centro non è proprio, con l'effetto di render lenta l'azione dello stato costretto a tutto dirigere, esaminare, provvedere: sistema codesto che, portando l'apoplessia al capo e la paralisi alle membra affievolisce ogni germe di vita locale, rende le minori collettività, comprese in uno stato, e gli organi locali, semplici esecutori di ordini, senza iniziativa, senza responsabilità.
La tendenza al decentramento si è sviluppata più specialmente quando lo stato, in conseguenza della moderna evoluzione, è venuto attribuendosi un numero sempre maggiore di fini pubblici da raggiungere e, quindi, di funzioni da esercitare: di qui la necessità di allegerirne il peso, togliendo al centro le funzioni, ma solo quelle funzioni che più si prestano ad un esercizio fatto sui luoghi, sul fondamento della massima che se meglio si governa da lontano meglio si amministra da vicino. Giacché non sempre è possibile da un unico centro lontano conoscere bene le reali condizioni delle parti diverse d'uno stato, sentirne la viva voce, provvedere agli interessi con adeguata cura ed efficacia: l'esercizio, fatto invece nei luoghi, di funzioni, scaturenti da diretti bisogni locali, ha maggiori probabilità di un più utile esplicamento perché favorito dalla maggior pratica conoscenza di questi, dal maggior interessamento degli amministrati, nei quali si suscitano spirito di iniziative, sentimento di responsabilítà, ottenendosi, al tempo stesso, maggior celerità nell'agire, risparmio quindi di tempo ed anche di spesa.
Tutto ciò può essere meglio raggiunto quando, decentrando le funzioni, ne sia soprattutto garantito il retto giusto responsabile esercizio locale e ne siano garantiti i mezzi; senza di ciò il semplice fatto di localizzarle non può riuscire, di per sé, a produrre i benefici effetti che dal decentramento si possono attendere.
Il problema riguarda, in massima, l'organizzazione amministrativa dello stato: le funzioni che più si prestano a essere decentrate sono le amministrative; a seconda ch'esse siano affidate ad uffici pubblici locali o ad enti autarchici si ha un decentramento burocratico, oppure autarchico.
L'uno e l'altro permettono di far sorgere organi ed enti, non in modo uniforme, ma dove lo consiglino i criterî tecnici derivanti dalla natura dei servizî cui si deve provvedere e dove i bisogni sono realmente e più vivamente sentiti.
Nei grandi stati unitarî moderni si può oggi anche parlare di un decentramento costituzionale o politico quando lo stato localizzi l'esercizio della sovranità, non solo nella funzione amministrativa ma anche in quella legislativa e giudiziaria, purché però l'organizzazione dei varî centri locali riposi sempre sull'ordinamento giuridico dello stato. Ed anche qui si può procedere in due modi: preporre supreme autorità governative a date parti dello stato che richiedano speciale governo, affidando loro quelle funzioni supreme che il governo centrale esercita per tutto lo stato: è il sistema seguito in alcuni territorî con istituti (viceré, luogotenenti, governatori) che localizzano la maestà degli organi supremi in parti del territorio o metropolitano o coloniale. Oppure può il decentramento anche essere attuato a favore di enti territoriali aventi natura costituzionale, dotati di regime politico particolare che mentre riconosce la loro individualità non rinnega l'unità dello stato cui essi appartengono: l'esempio può esser offerto da alcune colonie autonome inglesi. Estremo limite codesto a cui può giungere il decentramento senza che l'unità statale venga distrutta.
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