DE VECCHI (De Galizzi)
Famiglia di pittori originari da Santa Croce in Val Brembana (frazione di San Pellegrino Terme, prov. di Bergamo), residenti e operanti a Venezia nella prima metà del XVI secolo, indicata nei documenti anche con il cognome De Galizzi.
Francesco, detto Rizzo da Santa Croce, figlio di Bernardo mensuratori frumenti e fratello di Vincenzo, è confuso dalle fonti bergamasche e da tutta la storiografia ottocentesca con il più anziano pittore Francesco di Simone da Santa Croce, suo maestro. Le due personalità artistiche sono state incontrovertibilmente documentate e separate dal Ludwig nel 1903 (al quale ci si riferisce, per i documenti, se non diversamente indicati). Francesco, infatti, al contrario di Francesco di Simone, si firmava sempre con il caratteristico soprannome: Rizzo da Santa Croce. Era presente a Venezia con il padre fin dal 1505, quando il 29 maggio di quell'anno Bernardo firmava in qualità di testimone il testamento di un conterraneo; Francesco è ricordato poi tre anni più tardi nel testamento di Francesco di Simone da Santa Croce. Il documento, con il quale il discepolo eredita tutti gli arnesi del mestiere, è molto importante perché indica la giovane età del pittore, che non poteva figurare come teste e a quell'epoca doveva avere circa quindici anni. Si può quindi fissare la data di nascita - come ha giustamente indicato la Ferraro (1972-73) - approssimativamente intorno al 1494 (il Della Chiesa, 1975, interpretando in modo inesatto il documento del 1505, anticipa la data di nascita al 1485). Il luogo di nascita è, con tutta probabilità, Santa Croce.
Sempre a Venezia nel 1513 firma "Franciscus Rizus" e data l'Apparizione di Cristo risorto, già nella chiesa dei gesuati, ora nelle Gallerie dell'Accademia, l'opera più interessante del suo catalogo. Poco prima del 1516 doveva essersi sposato poiché il 20 aprile di quell'anno la moglie Adriana, "filia ser Vincentii quondam ser Antonii Naranzarii" di origine bergamasca, incinta, fa testamento secondo l'uso delle donne veneziane. Il 15 sett. 1517 Francesco è a Serina, dove stipula il contratto con il rettore della chiesa parrocchiale, Lorenzo da Carrara, per l'ancona terminata l'anno successivo. L'opera, ora frammentaria, eseguita a Venezia, è infatti firmata e datata 1518. Firmate e datate rispettivamente 1519 e 1529 (Tassi, 1793, pp. 56 s.) erano pure altre due opere, oggi perdute, raffiguranti i Ss. Nicolò da Tolentino, Antonio abate e Caterina in un paesaggio, già nella cappella Morosini in S. Cristoforo in Isola, e la Madonna col Bambino tra i ss. Rocco Battista e Apollonia, già nella chiesa parrocchiale di Endine (Bergamo). Nel 1530 Francesco è menzionato in qualità di "figurer" nella fraglia dei pittori di Venezia (E. Favaro, L'arte dei pittori in Venezia..., Firenze 1975, p. 139).
Il 3 e il 18 genn. 1531 (more veneto, da intendere 1532) due documenti riguardano la sepoltura del fratello Vincenzo, suo probabile collaboratore, morto poco prima, ma del quale non esistono opere.
Altri documenti, fra il 1532 e il 1545, attestano la presenza di Francesco, sempre a Venezia, solo in qualità di testimone. Non si conoscono né il luogo né la data di morte, comunemente fissata (ma senza alcun fondamento) intorno al 1545.
Dopo il saggio del Fiocco (1916), che per molti anni è rimasto l'unico strumento critico organico, gli sono state assegnate a torto moltissime opere scadenti avvicinabili all'ambito belliniano e lombardo-veneto, tanto da formare un catalogo enorme e discontinuo.
Fu pittore di non alta qualità e imitatore pedissequo di Francesco di Simone da Santa Croce: anzi molte delle sue opere da considerarsi autografe non sono che repliche variate da Francesco di Simone. Gli stessi soggetti si ripetono di continuo senza fantasia all'interno del suo catalogo: si vedano in particolare le varie versioni dell'Adorazionedei magi (già collezione Robilant-Mocenigo di Venezia, Ermitage di Leningrado; Pinacoteca Querini Stampalia di Venezia); del Matrimonio mistico di s. Caterina (Accademia dei Concordi di Rovigo che recava la firma falsa di Giovanni Bellini, già Fitzwilliam Museum di Cambridge; collezione Pollen a Norton Hall; Museo civico di Padova); oppure le Sacre conversazioni della Ferens Art Gallery di Hull e dell'Ermitage di Leningrado, e la Madonna col Bambino e s. Giovannino del Fogg Art Museum di Cambridge, Mass.
Altri lavori vicini al Cristo risorto del 1513, che con l'ampio paesaggio di ascendenza giorgionesca, seppure non privo di incertezze, rappresenta il momento più felice dell'artista, sono la Circoncisione della chiesa di S. Zaccaria di Venezia, quella firmata della Carrara di Bergamo e il Matrimonio mistico di s. Caterina del Museo di Castelvecchio di Verona. È derivata direttamente dal Bellini (si veda il gruppo della Vergine col Bambino della Sacra conversazione dell'Accademia di Venezia), secondo la Ferraro (1972-73), la Madonna colBambino fra s. Girolamo e s. Caterina della Walters Art Gallery di Baltimora, ma l'attribuzione è incerta. Con tutta probabilità è sua la S. Caterina frammentaria della Galleria Franchetti alla Ca' d'Oro di Venezia, replica, a sua volta' da Francesco di Simone (si veda la stessa santa a destra della Sacra Conversazione di Aquisgrana, Suermondt-Ludwig Museum e quella già in collezione Koester di Londra, ripr. in Pantheon [1932], p. 302, fig. XXXIV), già assegnata a Boccaccino Boccacci ed A. Previtali giovane (cfr. A. Puerari, Boccaccino, Milano 1957, p. 186, fig. 151).Giovanni (Zuane), figlio di Francesco "di Vechi ditto di Galizi della Val Brembana" (Ludwig, 1903, p. 8; Della Chiesa-Baccheschi, 1976, p. 4), mediatore di granaglie originario di Santa Croce, nacque intorno al 1500; iniziò probabilmente il proprio apprendistato di pittore presso la bottega veneziana del cugino Francesco, detto Rizzo. Nella città lagunare è infatti documentato nel 1543, nel 1547 e nel 1565 anno della sua morte. Fece testamento il 15 maggio 1565 e morì l'11 giugno successivo.
Dal testamento si conosce l'esistenza di un fratello Alvise, rimasto nel paese di origine, e di una figlia naturale Catharina. Firmata e datata 1543 è la Madonna col Bambino della collezione Agliardi di Bergamo, parte centrale di un polittico, già nella chiesa dei Ss. Fermo e Rustico a Breno i cui laterali, raffiguranti i Ss. Fermo e Rustico, si trovano oggi all'Accademia Carrara di Bergamo (nn. 745-746) e la cimasa con il Padreterno è ora nella sacrestia della parrocchiale dei Ss. Fermo e Rustico di Sombreno; firmata "Ioannes Gallus" da identificare per ragioni stilistiche con Giovanni D. - e datata 1547 - è la pala con S. Marco in trono tra due santi nella chiesa di S. Maria Assunta di Vertova (Bergamo). Entrambe eseguite a Venezia, rivelano una chiara ascendenza ai modi del primo Tintoretto.
Fonti e Bibl.: F. Sansovino, Venetia città nobilissima et singolare, a cura di G. Martinozzi, Venezia 1663, p. 234; M. Boschini, Le ricche miniere della pittura veneziana, Venezia 1674, p. 18; M. Zanetti, Della pittura veneziana..., Venezia 1771, p. 45; F. M. Tassi, Vite de' pittori scultori e architetti bergamaschi [1793], a c. di F. Mazzini, I, Milano 1969, pp. 56 s. (per Francesco); L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, II, Firenze 1968-74, pp. 27 s.; G. Maironi da Ponte, Dizionario odeporico o sia storico-politico naturale della provincia bergamasca, I, Bergamo 1819, 1, pp. 159 s.; II, ibid. 1820: pp. 69, 74, 101; III, ibid. 1820, pp. 76, 98 (per Francesco), 213 (per Giovanni); P. Locatelli, Illustri bergamaschi. Studi critico-biografici, I, Bergamo 1867, pp. 350-361 (per Francesco e Giovanni); E. Fornoni, Notizie biogr. su Palma Vecchio, Bergamo 1886, pp. 12 s., 25 s.; A. Somof, Catalogue de la Galerie des tableaux, I, Les écoles d'Italie..., Saint-Petersbourg 1899, p. 99; G. Ludwig, Archivalische Beiträge zur Geschichte der venezianischen Malerei, in Jahrbuch der Königlich Preussischen Kunstsammlungen, XXIV (1903), App., pp. 3-8; P. Molmenti, Arte retrospettiva. I pittori bergamaschi a Venezia, in Emporium, XVII (1903), 102, pp. 417-429; J. A. Crowe-G. B. Cavalcaselle, A history of painting in North Italy, a cura di T. Borenius, London 1912, III, p. 439 (per Francesco); Early Venetian pictures, and other works of art (catal. della mostra), Burlington Fine Arts Club, London 1912, p. 48, n. 45; G. Trecca, Catalogo della Pinacoteca comunale di Verona, Bergamo 1912, pp. 123, 129, 132; G. Fiocco, I pittori da Santacroce, in L'Arte, XIX (1916), pp. 179-206 (per Francesco), 186, 200 (per Giovanni), 184, 186 (per Vincenzo); B. Berenson, Dipinti veneziani in America, Milano 1919, pp. 128 s., 243; C. Ricci, Accademia Carrara in Bergamo, Bergamo 1930, p. 79; Inventario degli oggetti d'arte d'Italia, I, A. Pinetti, Provincia di Bergamo, Roma 1931, pp. 416 (per Francesco), 351, 468 (per Giovanni); G. Gombosi, Les origines artistiques de Palma Vecchio, in Gazette des beaux-arts, VIII (1932), pp. 173-178, 180; B. Berenson, Italian pictures of the Renaissance. Venetian school, London 1957, II, pp. 152 s. (per Francesco), 81 (per Giovanni); F. Heinemann, Giovanni Bellini e i belliniani, Venezia 1962, I, pp. 150-160; II, pp. 558-563 (le attrib. a Giovanni, pp. 159 s. e a Vincenzo, pp. 157 s. sono prive di fondamento: cfr. recens. di R. Pallucchini, in Paragone, XIV[1963], 167, pp. 71-80); P. Ferraro, Francesco di Simone e Francesco Rizzo da Santa Croce, tesi di laurea, Università di Padova, fac. di lettere, a. a. 1972-73, passim (pp. 177 s., 335 ss. per Vincenzo); B. Della Chiesa, I pittori da Santa Croce: Francesco di Simone e Francesco Rizzo di Bernardo, in I pittori bergamaschi dal XIII al XIX secolo. Il Cinquecento, Bergamo 1975, I, pp. 489-495, 498-501, 508-519 (per Francesco); B. Della Chiesa-E. Baccheschi, I pittori da Santa Croce: Vincenzo di Bernardo..., ibid., II, ibid. 1976, pp. 3 s., 28 (per Giovanni e Vincenzo); R. Pallucchini-P. Rossi, Tintoretto..., Milano 1982, p. 248 (per Giovanni); M. Lucco, in Catal. della Pinacoteca della Accademia dei Concordi di Rovigo, Venezia 1985, pp. 35 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, p. 100 (sub voce Galizzi, Giovanni); XXIX, pp. 421 s. (sub voce Santacroce: Francesco [II] di Bernardo; Vincenzo de' Vecchi; Giovanni [Zuanne]).