DE ROSSI, Giulio Cesare
Nacque a Roma il 30 genn. 1877 da Fabio e da Filomena Castagnola. Ultimo di sei fratelli, ebbe dalla famiglia una seria educazione religiosa. Frequentò il liceo "Apollinare", ove conseguì la maturità classica, e si laureò in matematica e fisica presso l'università di Roma. Il prof. P. Blaserna lo volle tra i suoi assistenti ma, dopo un anno, il D. abbandonò la carriera accademica per seguire la vocazione sacerdotale. Per concessione speciale di Pio X ottenne gli ordini sacri; studiò teologia presso il Pontificio seminario romano e il 24 dic. 1905 fu consacrato sacerdote.
Dal 1905 al 1911 insegnò fisica e matematica presso il liceo "Apollinare". Cominciò in questo periodo anche la sua attività giornalistica, con la collaborazione al quotidiano romano Corriere d'Italia, di cui divenne redattore. Alcune sue prese di posizione su questioni di carattere sociale gli crearono, tuttavia, difficoltà con la direzione del giornale e anche un richiamo da parte dell'autorità ecclesiastica, che gli vietò momentaneamente l'attività giornalistica.
Nel 1908 si recò in Calabria e nel 1915 ad Avezzano per prestare aiuto alle vittime dei tremendi terremoti che avevano colpito quelle zone. Nel 1911 abbandonò l'insegnamento per dedicarsi al ministero sacerdotale presso la parrocchia di S. Saba, in un quartiere romano popolare, caratterizzato da un ambiente irreligioso e anticlericale. Nella sua azione sacerdotale il D. si distinse soprattutto per la sua attività caritativa e per la sua umanità, che gli guadagnarono la stima e l'affetto dei suoi parrocchiani.
Entrato in contatto con gli ambienti cattolici romani più attivi sul piano dell'associazionismo e dell'impegno culturale, lo troviamo nel 1910 fondatore, con Mario Cingolani (uno dei principali dirigenti della Federazione romana della gioventù cattolica), del Circolo cattolico giovanile Leonardo, destinato a raccogliere studenti delle scuole scientifiche e tecniche romane. Il circolo, confluito nella Società della gioventù cattolica italiana, si fuse con il Dante, fondato da E. Martire, dando vita al nuovo circolo Dante e Leonardo, che divenne uno dei più vivaci e agguerriti centri giovanili cattolici romani. Nell'ambito della Gioventù cattolica romana il D., insieme con E. Martire, tra il 1913 e il 1915 organizzò anche inchieste sociali su varie categorie di lavoratori della capitale.
Gli anni della prima guerra mondiale videro il D. impegnato quale direttore del periodico IlPrete al campo, destinato a soddisfare le esigenze di collegamento fra i cappellani militari e fra questi e l'ufficio del vescovo di campo, e a fornire ai cappellani indicazioni, argomenti e sussidi per la loro attività pastorale tra i soldati. Il periodico ebbe tra i suoi collaboratori don P. Scavizzi, p. G. Semeria, don G. Rinaldi e p. G. Filograssi.
Il Prete al campo insisteva, naturalmente, sulla conciliazione dei valori religiosi con l'amor di patria e pubblicava anche commenti al Vangelo domenicale accompagnati da "applicazioni pratiche per la vita militare". Questa esperienza permise al D. di approfondire i problemi della istruzione e della educazione religiosa per favorire una coscienza religiosa matura tra i soldati al fronte e non soltanto una religiosità legata ai problemi e ai pericoli della guerra.
Dal 23 apr. 1916 fu direttore della Settimana sociale, organo della giunta direttiva dell'Azione cattolica. Rimase in carica fino alla fine della guerra e richiamò spesso dalle colonne del periodico i cattolici all'"unione" e al "dovere" di fronte al paese in guerra. Entrato in contatto con L. Sturzo, collaboratore del periodico e segretario generale della giunta direttiva di Azione cattolica, ne condivise le iniziative politiche. Nel novembre e dicembre 1918 partecipò a Roma alle riunioni preparatorie che dovevano portare alla fondazione del Partito popolare italiano (PPI) il 18 genn. 1919. Sturzo, che apprezzava le qualità giornalistiche del D., lo nominò capo dell'ufficio stampa e propaganda del PPI.
Convinto assertore dell'idea popolare, il D. si distinse anche per i suoi numerosi interventi sulla stampa, in particolare sul Corriere d'Italia, a sostegno delle battaglie politiche del partito, che egli definì partito delle libertà, "delle libertà organiche" e "delle libertà cristiane" (Ilpartito delle libertà cristiane, in Corriere d'Italia, 23 genn. 1919). Vanno ricordate le sue battaglie giornalistiche a favore della proporzionale (La rappresentanza proporzionale non ammette surrogati, ibid., 3 apr. 1919), e per una soluzione della crisi politica italiana del primo dopoguerra attraverso una coalizione tra popolarismo e forze di sinistra, "sulla base di un programma audace e concreto" (ibid., 18 maggio 1920); sostenne, inoltre, i principi della libertà della scuola e dell'insegnamento, presentando al congresso di Napoli del PPI (aprile 1920) un o.d.g. favorevole all'introduzione dell'esame di Stato.
Il D. fu anche autore della prima ricostruzione storica sulla nascita e sui primi anni di vita del PPI. Dedicò all'argomento due volumi (Il partito popolare italiano dalle origini al congresso di Napoli, Roma 1920, e Ipopolari nella XXVI legislatura, ibid. 1921), che rappresentano ancora una importante fonte per la storia del popolarismo. Il D. raccolse anche in volume alcuni scritti di Sturzo, sotto il titolo Dall'idea al fatto (Roma 1921).
Nel 1921, insieme con Igino Giordani, assunse la direzione de Il Popolonuovo, organo ufficiale del partito, subentrando a G. Seganti. Con l'avvento del fascismo, abbandonò la collaborazione al Corriere d'Italia - orientatosi su posizioni clerico-fasciste - e dedicò il suo impegno pieno alla stampa del PPI. In particolare, fu consigliere delegato della Società anonima popolare editrice (APE), che aveva lo scopo di promuovere le "pubblicazioni tanto quotidiane che periodiche, per sostenere e diffondere il programma del P.P.I.". Sturzo volle l'ingresso del D. anche nella redazione del Popolo, al fine di equilibrare l'irruenza polemica del direttore G. Donati, soprattutto verso gli ambienti ecclesiastici filofascisti, con il temperamento più riflessivo del sacerdote romano. Tuttavia non mancarono, nei mesi successivi, divergenze tra Donati e il D., il quale, nel marzo 1924, si dimetteva da consigliere delegato dell'APE, passando l'incarico amministrativo a G. Spataro, e lasciava la redazione del quotidiano.
Continuò però la sua collaborazione con articoli che intendevano richiamare i cattolici italiani a un atteggiamento coerente con i loro principi e la loro fede, manifestando solidarietà con coloro che "per resistere a ciò che essi credono male grave della patria e della religione ... sopportano la miseria e si sobbarcano alle ingiurie ed alle percosse e, quando si trovano nei posti più avanzati di lotta, espongono anche ogni giorno la propria pelle ... ché tale è il portato civilissimo del cosidetto nuovo regime" (Fascismo e antifascismo di fronte alla coscienza, in Il Popolo, 21 ag. 1924). Né mancarono i suoi richiami ai valori del civile confronto democratico contro l'emergente "neocesarismo" (Ipericoli del neocesarismo e l'obbedienza al Governo, ibid., 12 sett. 1924).
Alla fine del 1924, dopo la partenza di Sturzo per l'esilio, il D. lo sostituì nella presidenza della Società editrice libraria italiana (SELI), che aveva il compito di pubblicare opere sul pensiero sociale cristiano a carattere divulgativo e propagandistico. Pur nel pesante clima politico e di fronte a notevoli difficoltà economiche, cercò di mantenere in vita le iniziative editoriali del partito. Dal 15 dic. 1924 fu anche redattore capo della Rivista illustrata della Esposizione missionaria vaticana.
La morte lo colpì a Roma il 22 nov. 1925.
Oltre ai ricordati volumi sul PPI, il D. è autore di una lunga serie di articoli pubblicati su giornali e periodici da lui diretti o ai quali collaborò. È anche autore di opere a carattere religioso: Problemi spirituali di guerra, in Liberi!, Roma 1917, pp. 1-25; La barricata. Saggio di una nuova difesa sintetica del Cristianesimo, ibid. 1920; Amore consacrato da Dio, ibid. 1923; L'efficacia della Messa nella vita sociale, ibid. 1923.
Bibl.: Necrol., in Corriere d'Italia, 24 e 25 nov. 1925;in Boll. del clero romano, dic. 1925, pp. 1685 s.; A. Lancellotti, Giornalismo eroico, Roma 1925, passim; G. Anichini, Cinquant'anni di vita della F. U.C.I., Roma 1946, pp. 35 s.; M. Cingolani, In memoriam. E. Martire e gli albori della Democrazia cristiana a Roma, Roma 1952, pp. 6 ss.; Cappellani militari d'Italia. 1918 - 4novembre - 1958, Torino 1958, p. 40; G. De Rosa, Storia del movim. cattolico in Italia, II, Il Partito popolareitaliano, Bari 1966, ad Ind.; L. Bedeschi, Don G. D. collaboratore di Sturzo, in Avvenire d'Italia, 11 ott. 1967; Gli atti dei congressi del Partito popolare italiano, a cura di F. Malgeri, Brescia 1969, passim; La terza pagina de Il Popolo. 1923-1925 (Cattolici democratici e clerico-fascisti), a cura di L. Bedeschi, Roma 1973, passim; O. Majolo Molinari, La stampa periodica romana dal 1900 al 1926, Roma 1977, pp. 372, 571, 577, 676, 697, 739; G. Fanello Marcucci, Sturzo non fu il solo prete a battezzare il PPI. C'era anche don G. D., in La Discussione, 17 luglio 1978, p. 23; R. Morozzo della Rocca, La fede e la guerra. Cappellani militari e preti soldati (1915-1919), Roma 1980, passim; D. Sorrentino, La Conciliazione e il fascismo cattolico. I tempi e la figura di E. Martire, Brescia 1980, pp. 28, 90, 94, 202 s., 210, 235.