DE ROSSI, Francesco, detto il Salviati
Figlio di Michelangelo, tessitore di velluti, secondo il Vasari nacque a Firenze nel 1510. Un cugino favorì il suo precoce interesse per l'arte prestandogli alcuni disegni da studiare. Suo padre lo mandò a bottega dallo zio, l'orafo Dionigi da Diacceto. Al tempo dell'arrivo di Vasari a Firenze, nel 1524, il D. si trovava a bottega presso G. Bugiardini: i giovani diventarono amici e il Vasari dedicò al D. una delle vite più estese.
Tra il 1526 ed il 1527 studiò con B. Bandinelli, successivamente (527-29 c.) con R. Piccinelli e con Andrea del Sarto (1529-30). Prima di lasciare Firenze alla fine del 1531 doveva avere ottenuto. probabilmente attraverso il Bugiardini, l'accesso alle sculture delle tombe medicee: la Madonna nel Riposo durante la fuga in Egitto (Dublino, National Gallery; basato su una composizione di Fra' Bartolomeo) dimostra la conoscenza della Notte di Michelangelo.
Dal 1531 al 1539 il D. fu a Roma, dove entrò al servizio del cardinale Giovanni Salviati, di cui adottò il nome. Il Vasari lo seguì subito a Roma e insieme intrapresero l'ambizioso programma di ricopiare opere d'arte antiche e moderne (Windsor, 6739; British Museum, 1946-7-13-369). Sono perdute molte delle opere di questo periodo, citate dal Vasari: una cappella decorata per il cardinal Salviati (presumibilmente nel palazzo dei Penitenzieri), pitture per Filippo Segardi nella chiesa di S. Maria della Pace, scene della Campagna di Tunisia di Carlo V sull'arco di S. Marco (dipinte in occasione dell'entrata dell'imperatore a Roma nell'aprile 1536). Tra le opere rimaste vanno ricordate le Madonne di Aix-en-Provence, Hampton Court e del Prado, l'Adorazione dei Pastori agli Uffizi, le Tre Parche di palazzo Pitti e numerosi ritratti tra i quali quelli del Cardinal Rodolfo Pio e di Giovanni Della Casa a Vienna. L'iniziale sviluppo dell'arte del D. culminò nella Visitazione del 1538 per l'Oratorio di S. Giovanni Decollato a Roma, dove l'organizzazione e l'attenzione formale di stampo raffaellesco si uniscono ad un'eleganza ornamentale parmigianesca ed alle stilizzazioni argute e taglienti di Rosso o di Bandinelli.
Malgrado il successo ottenuto nell'affresco, la rivalità con Iacopino Del Conte costrinse il D. a interrompere la sua opera all'Oratorio ed a partire per Firenze nel 1539. Qui lavorò per breve tempo agli apparati decorativi per il matrimonio di Cosimo I de' Medici, ma lasciò completare da C. Portelli il disegno (Louvre 2795) con l'Incoronazione di Cosimo da parte di Carlo V e seguì Vasari a Bologna. Nel luglio dello stesso anno andò a Venezia, accompagnato dal suo allievo G. Porta.
A Venezia illustrò la Vita di Maria Vergine (pubblicata da F. Marcolini nell'ottobre 1539: McTavish, 1981, pp. 355.) di Pietro Aretino con quattro xilografie fra cui un suo ritratto. Lavorò anche nel palazzo di Giovanni e Vettore Grimani, vicino a S. Maria Formosa: l'Omaggio a Psiche (noto solo attraverso una xilografia: Bartsch, XII, p. 125, n. 26) era la scena centrale della perduta decorazione del soffitto a cui avevano lavorato anche C. Mantovani e F. Menzocchi. Nel 1540 collaborava con Giovanni da Udine al soffitto in "stile romano" della sala di Apollo, tuttora esistente (Cheney, 1963, figg. 7-10).
Del suo soggiorno veneziano restano due pale d'altare, una Pietà per la chiesa del Corpus Domini (ora Viggiù, Beata Vergine del Rosario; cfr. Molino Jaderosa, 1962) e una Sacra Conversazione per la chiesa di S. Cristina a Bologna.
All'inizio del 1540 l'Aretino e Paolo Giovio avevano cercato, senza successo, di fare entrare il D. al servizio del marchese del Vasto a Milano (G. Bottari-S. Ticozzi, Raccolta di lettere..., V, Milano 1822, pp. 223 s.). Il D. tornò a Roma passando per Verona e Mantova (Vasari, pp. 19 s.). Nel luglio 1541 venne pagato (cfr. A. De Zahn, in Arch. stor. ital., VI [1867], 1, pp. 188 s.) per un Pipino nella stanza dell'Incendio in Vaticano (opera perduta ad eccezione dell'iscrizione). Questo fu l'unico incarico che il D. ricevette da Paolo III, mentre fu professionalmente apprezzato dal figlio di lui, Pier Luigi Farnese, duca di Castro e Nepi, presso il quale aveva già lavorato, secondo Vasari, alla fine del decennio 1530-40.
I suoi incarichi inclusero la decorazione di una stanza da bagno nella Rocca di Nepi (perduta) e una serie di arazzi con Storie di Alessandro. Il Sacrificio di Alessandro (arazzo) si trova oggi a Napoli, Museo di Capodimonte, mentre i disegni delle bordure sono conservati al Louvre (606 e 11122) e in Christ Church di Oxford (0944, 0945). Il committente e la data della serie sono stati messi in forse, ma i dubbi sedati poiché Pier Luigi nell'arazzo di Napoli ha il titolo di marchese di Novara (ricevuto da Carlo V nel 1538) e gli stemmi di uno dei disegni sono gli stessi che appaiono con il suo nome sulla Rocca di Nepi. Il D. eseguì anche i disegni per un cofanetto (Uffizi, 1577E, 1612E) e per le decorazioni per l'entrata del duca nella città di Castro, da poco restaurata.
Il ritratto di Pier Luigi Farnese (Napoli, palazzo reale) insieme agli altri ritratti eseguiti dal D. nello stesso periodo, come un Giovane con cane (Frascati, villa Aldobrandini) e un Gentiluomo della famiglia Santacroce (Vienna, Kunsthist. Museum, n. 61), uniscono la monumentalità di Sebastiano del Piombo alla grazia del Parmigianino.
Il D. fu attivo come disegnatore di incisioni (per es. la Magnanimità di Scipione [Bartsch, XV, p. 30, n. 31, la Morte di Meleagro [ibid., p. 260, n. 41], la Nascita di Adone [ibid., p. 42, n. 12]) e fornì le illustrazioni per i testi chirurgici raccolti da Guido Guidi; precedentemente aveva illustrato un manoscritto di Giulio Camillo Delminio (Vasari, p. 15), di cui non si ha più notizia. Prima di lasciare Roma il D. iniziò a disegnare la monumentale Conversione di s. Paolo, incisa da Enea Vico nel 1545 (il disegno fu ripreso nel 1544 nel fregio della sala del trono nel palazzo dei Conservatori e nel 1545 nella Conversione di F. Roviale in S. Spirito in Sassia).
La fuga del D. a Firenze fu determinata da una lite avuta con il Farnese dopo il suo rifiuto di lavorare a Nepi (lettera del 29 febbr. 1544 di A. Caro al D.; Caro, I, pp. 294 ss.). Nell'agosto 1543 una Madonna dipinta per Alamanno Salviati veniva incorniciata nella bottega dell'intagliatore Del Tasso. In ottobre Cosimo I commissionava al D. l'affresco con il ciclo di Camillo nella sala delle udienze a Palazzo Vecchio; i pagamenti si conclusero nel 1545 (Arch. di St. di Firenze, Guardaroba X, 43v [30 apr.]; due pagamenti senza specificazione in giugno e novembre, ibid. X, 47r e 65r).
La decorazione è ricca e festosa, forse in ricordo delle temporanee decorazioni per il matrimonio del duca, di cui il complesso programma celebra le virtù e la politica, promettendo una nuova età dell'oro, di, giustizia e di pace sotto il suo governo. L'affresco fu completato da una bizzarra spalliera dei Bachiacca, tessuta presso il laboratorio dei Medici, appena creato. Le portiere del Bronzino, raffiguranti la Primavera e la Giustizia che salva l'Innocenza (disegno alternativo del D., Uffizi, 1366F), erano forse state destinate a questa sala.Altri incarichi ducali inclusero gli affreschi nello scrittoio della duchessa ed i disegni per vari arazzi raffiguranti temi religiosi, inclusa una delle Storie di Giuseppe nella sala dei Dugento. Il D. completò due pale d'altare intorno al 1547-48, una Incredulità di s. Tommaso per la cappella di Tommaso Guadagni nella chiesa dei giacobini a Lione (ora al Louvre) e una Deposizione per la cappella Dini in S. Croce. Eseguì inoltre molti dipinti più piccoli, come la Carità degli Uffizi, la Resurrezione di Lazzaro (Roma, Galleria Colonna) e ritratti maschili (Vienna, Kunsthist. Museum; Milano, Museo Poldi Pezzoli; Firenze, Uffizi; Honolulu, Academy of Arts).
Dopo la morte di Perin del Vaga, nel 1547, il D. fece un viaggio a Roma nella speranza di ottenere l'incarico per la sala regia in Vaticano. Non ebbe successo, ma forse, a causa dei deteriorati rapporti con la corte medicea, si stabili nuovamente a Roma nell'autunno seguente. Acquistò una casa vicino palazzo Farnese (Vasari, p. 30) e con l'aiuto di Annibale Caro e di Giulio Clovio ottenne dal cardinale Alessandro Farnese l'incarico di completare la cappella del Pallio nel palazzo della Cancelleria.
Vasari attribuisce l'intera decorazione al D., ma la volta può essere ascritta alla cerchia di Perin del Vaga, le lunette sono invece di Iacopino Del Conte.
Nel 1549 il D. decorò la cappella del margravio di Brandeburgo in S. Maria dell'Anima. dove almeno la Resurrezione riflette disegni precedenti. Nel 1550-51 dipinse i Santi a fianco dell'altare e la Nascita del Battista nell'Oratorio di S. Giovanni Decollato (la Decollazione del Battista è basata su suoi disegni, ma fu eseguita da un seguace). Intorno al 1551-52 eseguì le Nozze di Cana nel refettorio di S. Salvatore in Lauro.
Verso il 1552 intraprese la decorazione del "salotto" di palazzo Farnese (Vasari, VII, p. 32) per il cardinale Ranuccio.
Con affreschi che richiamano nello schema la sala di Costantino in Vaticano, il D. ritrasse personaggi passati e presenti della famiglia Farnese in guerra e in pace, al servizio della Chiesa e dello Stato. Le pareti laterali della sala dovevano essere per lo più terminate prima della partenza del D. per la Francia, intorno al 1555-56 c. Il D. fece anche i disegni per le due pareti di fondo (Christie's, Important Old Master drawings, London, 9 dic. 1982) negli ultimi anni della sua vita, sebbene il ciclo sia stato completato da T. e F. Zuccari.
Un Adamo ed Eva (Galleria Colonna) per Alamanno Salviati fu mandato a Firenze nel 1553. Nello stesso periodo il D. cominciò il Ciclo diDavide in palazzo Sacchetti per il cardinale G. Ricci; la decorazione assume la forma di una galleria di quadri presentati su uno sfondo architettonico.
Secondo il Vasari il D. completò la cappella Chigi in S. Maria del Popolo nel 1554: le figure terminali della pala d'altare con la Nascita della Vergine di Sebastiano del Piombo (la composizione del D. risulta dal disegno n. 478 dell'Albertina), i tondi con le Stagioni e le michelangiolesche Storie della Genesi nel tamburo della cupola. Analoga datazione hanno le due figure all'entrata dell'emiciclo di. villa Giulia; la decorazione della villa cominciò nell'aprile 1553. Alla metà del decennio 1550-60 dovrebbe risalire anche una serie di disegni per arazzi raffiguranti le Stagioni e Le età del Mondo (Firenze, Uffizi; Stoccolma, Nationalmuseum). Nove arazzi di soggetto analogo figuravano in un inventario delle proprietà di Iacopo Saiviati, del 1583 (cfr. Heikamp, 1968 e 1969). L'influenza della scuola di Fontainebleau, evidente nelle bordure, poteva essere derivata sia dagli artisti francesi attivi a palazzo Sacchetti, sia attraverso le stampe; il naturalismo dei paesaggi suggerisce un incontro con P. Bruegel durante il suo viaggio a Roma nel 1553.
Il D. trascorse circa due anni in Francia, probabilmente tra il 1555-56 ed il 1557-58 (il Vasari data invece il soggiorno nel 1554).
Lavorò per il cardinale Carlo di Lorena, un membro della famiglia di Guisa, nel castello di Dampierre, vicino Parigi, ma la partecipazione del cardinale alla guerra contro l'Inghilterra nell'inverno 1557-58 pose fine al suo mecenatismo artistico. Il Ritratto di un uomo dell'Ordine di S. Michele (già presso Coltiaghi, Londra; l'attuale collocazione è sconosciuta), di cui il cardinale di Lorena era cancelliere, può essere avvicinato al periodo francese, per via della tecnica tipicamente nordica delle lucide velature trasparenti. Il D. tornò pertanto a Roma, fermandosi a Milano, per visitare Leone Leoni ed a Firenze, il Vasari.
Tra le ultime opere del D. sono l'Annunciazione di S. Giovanni Maggiore a Napoli, probabilmente eseguita per la famiglia Cambi di Firenze, e numerosi disegni per vassoi in metallo (Windsor Castle, Royal Library; Londra, Victoria and Albert Museum, ecc.), ma continuò a lavorare come ritrattista (Uomo con una lettera, già collez. Contini, Firenze). All'inizio del 1562, con l'aiuto del cardinale Farnese e di Pirro Ligorio, ottenne l'incarico, a lungo desiderato, di eseguire gli affreschi per la sala regia. Verso settembre, tuttavia, il suo ex allievo G. Porta, fu inserito nel progetto e il D., non potendo tollerare la competizione, abbandonò l'incarico (alcuni schizzi preliminari sono conservati a Windsor, Leningrado, ecc.).
L'ultima commissione del D. fu il ciclo con le Storie della Vergine, affrescato intorno al 1562-63 a S.Marcello al Corso per il cardinale Matteo Grifoni (Mortari, 1983).
Il D. morì l'11 nov. 1563 a Roma e fu sepolto in S. Girolamo della Carità.
Come riconobbe il Vasari, la tragedia del D. fu di non aver mai trovato un permanente impiego a corte, dove le sue capacità di decoratore sarebbero state pienamente sfruttate. Il Vasari inoltre sottolineava la sua difficile persona; pur tuttavia le sue opere furono ampiamente ammirate nei circoli intellettuali del tempo ed in particolare i Farnese si dimostrarono dei mecenati fedeli.
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