DE NOBILI (Nobili), Antonio Maria
Nacque a Firenze l'8 sett. 1504 da Alessandro di Carlo e da Pippa di Antonio Del Caccia. Esponente del più antico patriziato fiorentino di origine mercantile, mosse ì primi passi nella vita politica e nell'apparato amministrativo-burocratico dello Stato fiorentino in seguito al riconoscimento come duca di Alessandro de' Medici (1532). 1 suoi primi incarichi (membro dei Cinque conservatori del dominio per un anno a partire dal 1ºmarzo 1534 e camarlingo della Gabella dei contratti per sei mesi dal 16 sett. 1535) risalgono appunto ai primissimi anni di governo del primo duca di Firenze.
Con l'avvento al potere di Cosimo de' Medici, le cariche da lui ricoperte divennero più numerose e progressivamente sempre più importanti fino a farlo divenire uno dei più stretti collaboratori del duca. Il 12 sett. 1538 entrò a far parte dei Dodici buonuomini; dal 1ºgenn. 1542 fu per un anno operaio di S. Maria del Fiore (carica da lui ricoperta di nuovo nel 1561); il 18 febbr. 1545 entrò a far parte a vita del Consiglio dei duecento; dal 1ºgenn. 1546 fu per quattro mesi membro degli Otto di guardia e balia, la magistratura che sovrintendeva alla pubblica sicurezza; il 1ºluglio dello stesso anno divenne per sei mesi soprastante al carcere fiorentino delle Stinche. A più riprese (1ºsett. 1549, 1º maggio 1552, 1ºmaggio 1554) fu membro dei Sei della mercanzia, il tribunale competente nelle controversie a carattere commerciale, i cui membri duravano in carica quattro mesi. Diverse volte fu anche accoppiatore, con il compito di predisporre le liste per le tratte (estrazioni a sorte) ai vari uffici. Fece parte dei Capitani di parte guelfa, la magistratura che sovrintendeva ai lavori pubblici, per un anno a partire dal 10 marzo 1557; degli Otto di pratica, per sei mesi, dal 25 marzo 1556 e poi di nuovo a partire dal 25 sett. 1558 e dal 1ºmarzo 1561; del Magistrato supremo dal 27 genn. 1558 e dal 27 genn. 1561, durando ogni volta nella carica tre mesi; dei Conservatori di leggi per sei mesi dal 26 ott. 1559; degli ufficiali dell'Abbondanza per un anno dal 13 genn. 1562; fu camarlingo del Monte per quattro mesi dal 1ºluglio 1560.
Oltre a questi uffici, tradizionalmente attribuiti ai membri delle antiche casate fiorentine con il sistema delle tratte, e contemporaneamente ad essi, il D. andò ad esercitare un incarico di tipo nuovo, nato dalle esigenze accentratrici del Ducato mediceo e conferito direttamente dal sovrano, quello di depositario generale, che egli tenne ininterrottamente dal momento dell'istituzione dell'ufficio, avvenuta il 10 genn. 1537 (Diaz, p. 95) fino alla morte.
La Depositeria generale era stata creata da Cosimo I de' Medici per amministrare il patrimonio ducale, ma poi, specialmente dopo la riforma del 14 ott. 1547, finì per avocare a sé la gestione di tutte le entrate e uscite dello Stato, stante la confusione, tipica di tutti gli Stati di ancien régime, tra patrimonio dello Stato, beni della Corona e proprietà personali del sovrano. In questo modo il depdsitario acquistò poteri vastissimi: sovrintendeva alle imposizioni fiscali, di cui curava la ripartizione tra i contribuenti, ne controllava il gettito e, una volta incamerato, ripartiva quest'ultimo tra i vari organi dello Stato; gli erano sottoposti la Zecca, la Magona (cui facevano capo le miniere di tutto il territorio dello Stato), lo Scrittoio delle regie possessioni, che amministrava le fattorie granducali. Perciò la carica di depositario generale non poteva essere conferita se non a persone di assoluta fiducia del sovrano e che avessero dato buona prova di sé in precedenti incarichi.
Benché niente si sappia sugli studi del D., non c'è dubbio che egli dovesse possedere non comuni capacità tecniche ed organizzative, dato che una caratteristica fondamentale del regime cosimiano fu appunto la scelta dei funzionari in base alla competenza. Di questa politica il D. fu, una volta divenuto depositario, non solo sostenitore, ma anche uno dei principali strumenti: dal suo punto di osservazione era facile sorvegliare la condotta di tutti gli impiegati dell'amministrazione finanziaria dello Stato e la sua corrispondenza con il sovrano contiene frequenti giudizi su queste persone, nonché, in caso di vacanza di qualche ufficio, consigli sui possibili candidati.
Un esempio della sua influenza fu il caso di Giuliano Del Tovaglia, già ufficiale pagatore della guerra di Siena e poi accusato di malversazione. Il D. insisté col duca ed infine ottenne di sottrarre l'accusato al suo giudice naturale, l'auditore fiscale, sospettato di essere troppo benevolo nei confronti del Del Tovaglia, e di sottoporlo al giudizio di un'apposita commissione che desse maggiori garanzie di intransigenza.
In quanto depositario generale, il D. divenne provveditore prima dei Cinque e poi dei Nove conservatori del dominio, la magistratura che nel 1560 subentrò alla prima nell'attività di tutela delle Comunità. Sempre in virtù della sua carica, egli era stato inviato nel mese di luglio del 1546 a Genova a riscuotere alcuni crediti per conto della duchessa. A causa della complessità e della delicatezza delle funzioni che era chiamato a svolgere, il D. entrò nel 1556, su proposta del segretario ducale Francesco Vinta, a far parte della Pratica segreta, il consiglio ristretto dei sovrano, composto dai suoi più diretti collaboratori, intanto, fin dall'anno precedente, il D. era stato insignito della dignità senatoria, a carattere vitalizio.
Il D. sposò Ludovica di Carroccio Alberti Del Giudice ed ebbe nove figli, di cui Giulio, nato nel 1537, ereditò alla morte del padre il titolo di senatore.
Morì a Firenze il 14 sett. 1562 e fu sepolto nel monastero di S.Piero a Monticelli.
Fonti e Bibl.: Il carteggio del D., nella sua qualità di depositario generale, con il sovrano, con i segretari e con altri si conserva nell'Archivio di Stato di Firenze, Mediceo del principato - Appendice al Carteggio universale di Cosimo I, filze 601-605 e 607-608. Le istruzioni a lui dirette in occasione del viaggio a Genova: Ibid., Mediceo del principato, filza 2634, ad Indicem. Altre fonti inedite nello stesso Archivio, Raccolta geneal. Sebregondi, busta 3838; Mediceo del principato, filza 377, c. 436; Grascia, reg. 192, c. 3; Firenze, Bibl. naz., ms E. B. 14.1: G. Ricci, Priorista -Quartiere S. Maria Novella, c.69v; D. M. Manni, IlSenato fiorentino, Firenze 1771, p. 88; A. Anzilotti, La costituzione interna dello Stato fiorentino sotto il duca Cosimo I de' Medici, Firenze 1910, p. 173; Id., La crisi costituzionale della Repubblica fiorentina, Firenze 1912, pp. 130 ss.; M. Del Piazzo, Gli ambasciatori toscani del principato, Roma 1953, p. 31; F. Diaz, Il Ciranducato di Toscana. I Medici, Torino 1976, p. 95. Per una succinta analisi degli uffici e delle magistrature di cui il D. fece parte si veda la Guida generale degli Archivi di Stato, II, Roma 1983 (sub voce Firenze).