DE MAGISTRIS, Giovanni Andrea
Fu attivo come pittore nel primo quarto del sec. XVI (notizie dal 1504 al 1529) nel Comasco e in Valtellina, dove restano numerose opere, principalmente ad affresco, alcune delle quali firmate e/o datate. Nello stesso periodo e nella stessa zona operarono anche Sigismondo (notizie dal 1515 al 1545) e Giovan Giacomo De Magistris (noto nel I 506).
Il Longatti (1968-69, pp. 261 s., 305 ss.) suppone che il D. sia padre di Sigismondo, sulla base di un documento dell'8 giugno 1534 (Como, Arch. di S. Fedele, Capitolo, cart. XIV, fasc. II, doc. III), in cui Sigismondo è detto "filius quondam magistri Iohannis Andreae"; in realtà le date certe di Sigismondo (1515-1545) non si discostano troppo da quelle del D. (1504-1529), che potrebbe quindi meglio essere stato fratello maggiore di Sigismondo ed avere preso il nome del padre.
La cronologia sicura del D. parte da un affresco nella prima campata di destra della basilica di S. Fedele a Como, raffigurante La Madonna col Bambino in trono tra i ss. Rocco e Sebastiano entro un'inquadratura architettonica a finto trittico, firmato e datato: "1504 die 23 ma ... [martii o maii] / Iō Andreas De Magistris pinxit". è stato messo in rapporto (Giordano, 1984, pp. 446 s.) con un affresco sull'altare di sinistra della chiesa di S. Martino a Carella (comune di Eupilio presso Como), raffigurante nel registro inferiore La Madonna in adorazione del Bambino con i ss. Rocco e Sebastiano, e in quello superiore L'incoronazione della Vergine. La Giordano lo ritiene eseguito in collaborazione da due mani distinte ed individua nell'Adorazione del Bambino affinità con la Madonna in trono e santi della chiesa di S. Pietro a Cassano Albese del 1506, unica opera firmata e datata di Giovan Giacomo De Magistris, mentre ravvisa i modi propri del D. nelle figure della Vergine e del Redentore del registro superiore, e in quelle dei ss. Rocco e Sebastiano del registro inferiore. La persistenza del fondo dorato a pastiglia suggerisce una datazione anteriore a quella delle opere documentate del D. e senz'altro prima del 1504, data apposta al trittico di S. Fedele.
Firmata, non datata, è una Crocefissione con la Vergine e s. Giovanni, ad affresco, in un locale (probabilmente l'antica cappella) del castello di Galliano (Eupilio), sulla quale ai piedi della croce si legge l'iscrizione: "Iō. Andreas De Magistris / habitator Corni pinxit". Sempre firmata e non datata è un'altra Crocefissione ad affresco, frammentaria, riportata in luce nel 1978 sulla parete di fondo della chiesetta di S. Pietro a Buccinigo (Erba); nella cornice marcapiano al di sotto della mezza figura dell'Annunciata, in alto a destra, si legge l'iscrizione: "Iō. Andreas De Magistris Cum[...] pin[...]".
Ai lati del gruppo centrale del Crocefisso con la Maddalena, la Vergine e s. Giovanni si dispongono, secondo uno schema esemplato sulla struttura dei polittici, le figure di s. Eufemia (a sinistra) e di s. Pietro in cattedra (a destra); inoltre l'Annunciata (in alto a destra), cui faceva riscontro in alto a sinistra l'angelo annunciante (perduto); sullo zoccolo, entro oculi, un Santo vescovo e S. Pietro martire a mezza figura. L'affresco si sovrappone ad un altro, più antico, di cui affiora la data, 1498, e il nome del pittore, Andrea di Zentilino (cfr. Isacchi, 1982, p. 30, e 1983, pp. 116 e 132, che ipotizza l'appartenenza di Andrea di Zentilino alla famiglia De Magistris).
Per la Crocefissione di Buccinigo la Giordano (1984) propone una datazione verso la fine del secondo decennio, prossima quindi a quella di una Crocefissione a tempera su tela della parrocchiale di Moltrasio, datata "I520 die 8 decembris" ed eseguita da un "Iō Andrea" sicuramente identificabile col D., pur se la frammentarietà della lunga iscrizione ai piedi della croce impedisce una lettura completa del nome del pittore (per la trascrizione completa, cfr. Gerola, 1910, p. 128, e Longatti, 1968-69, p. 266).
Nella tempera di Moltrasio il Crocefisso è fiancheggiato dalle figure della Vergine e dei ss.Antonio da Padova, Giorgio e Agata a sinistra, e dei ss.Giovanni Evangelista, Benedetto[?], Stefano e Abbondio[?] a destra; in alto, entro due oculi, sono le mezze figure dei profeti Daniele e Isaia. Compositivamente e tipologicamente il gruppo dei Crocefisso con i due angeli librati in volo a raccoglierne il sangue è strettamente affine a quello dell'affresco di Buccinigo.
Un affresco solo parzialmente riportato in luce nella cappella di sinistra del santuario di S. Lorenzo e dell'Assunta a Morbegno, raffigurante La Madonna col Bambino, s. Marta e una santa martire, non datato, è firmato sul trono della Vergine "Io s. Andreas pinxit"; l'identificazione col D., proposta tentativamente dal Longatti (1968-69, p. 270) e con maggiore sicurezza dal Togni (1974, pp.46, 116), è provata dalle strette congiunture con la Crocefissione di Buccinigo, in particolare fra le figure della s. Eufemia e della santa martire ricalcate sul medesimo modello, come avviene pure per la Vergine di Morbegno e l'Annunciata di Buccinigo. Della medesima mano è manifestamente l'affresco della lunetta sopra la porta esterna del fianco sinistro, raffigurante La Madonna col Bambino tra s. Pietro martire e s. Caterina da Siena (per una approssimativa definizione della cronologia può soccorrere la data 1517, segnata sul portale maggiore di Tomaso Rodari, anno conclusivo della costruzione del santuario, consacrato nel 1506).
Non firmato, datato 1524, come si ricava da un'iscrizione sul trono della Vergine che recita: "Anton[ius] fili[us] quondam Ser Andree dic[tus] Del Lupo f. [f.] hoc op[us] 1524 sep[tem]b", è un affresco votivo sulla parete di destra della chiesa di Santa Lucia di Valdisotto vicino a Bormio, raffigurante La Madonna col Bambino in trono tra s. Nicola da Tolentino a sinistra, e i Ss. Antonio abate, Rocco e Sebastiano a destra (sulla sinistra la composizione è interrotta dalla rottura dell'intonaco; a sinistra del s. Nicola vi era sicuramente un altro santo, di cui rimane il frammento della mano).
Già impropriamente attribuito dalla letteratura locale a Cipriano Valorsa per una errata lettura della data in 1574 anziché 1524, è stato giustamente riferito al D. dal Togni (1974, pp. 136 s.): vi sono ripresi infatti schemi tipologici e compositivi di opere già elencate, come gli affreschi di S. Fedele a Como e dell'Assunta a Morbegno.
L'ultima data certa per il D. è quella segnata su di un affresco votivo sulla parete laterale destra della chiesa di S.Croce di Naro (Gravedona), raffigurante La Madonna col Bambino in trono, due santi e un offerente, che in basso reca l'iscrizione: "[lo] Andreas De Magistris [p.] 1529"; nella medesima chiesa lavorò nel 1529 Sigismondo De Magistris.
Molto convincentemente è stata attribuita al D. dal Togni (1974) una serie di affreschi in area valtellinese; nei due che per primi si elencano, ubicati all'aperto su case di Bormio, i restauri (1982) hanno confermato, consentendo una migliore leggibilità, la validità dell'attribuzione.
Bormio, casa Castellazzi in vicolo Galilei, affresco esterno che incornicia un portone a sesto ribassato, raffigurante L'Annunciazione tra s. Cristoforo e s. Barbara (in alto a destra compare lo stemma di Bormio); Bormio, casa Spadaffora in via Roma, affresco raffigurante La Santa Casa di Loreto tra i ss. Antonio abate e Barbara (a sinistra), Rocco [?] e Sebastiano (a destra); Bormio, già casa Minonzio in via Spadaffora, ora presso la scuola media di Bormio, affresco staccato e riportato su tela nel 1966, raffigurante La Madonna in trono col Bambino tra i ss. Rocco e Caterina (a sinistra), Lucia e Sebastiano (a destra): fortissime analogie compositive e formali collegano il gruppo centrale della Vergine col Bambino e s. Caterina alla Sacra conversazione di Morbegno firmata "Ios. Andreas", e stretti altresì sono i rapporti con l'affresco di Santa Lucia di Valdisotto datato 1524; Piateda, oratorio dei confratelli, affresco a forma di polittico (mutilo nella porzione superiore) raffigurante nel registro superiore La Madonna col Bambino in trono tra s.Antonio abate e s. Nicola di Bari [?], in quello inferiore il Cristo nel sepolcro tra due sante martiri (non più leggibile l'iscrizione consunta sul gradino del trono della Vergine): le figure di s. Antonio abate e della Vergine hanno stringenti legami con l'affresco di Santa Lucia di Valdisotto; Traona, chiesa di S. Caterina di Corlazzo, affreschi sulle pareti e sulla volta della cappella laterale destra, ciclo molto deteriorato e in parte perduto in cui si riconoscono i seguenti soggetti: Storie di s. Pietro [?] (parete sinistra); Sposalizio mistico di s. Caterina con vari santi e committente (parete di fondo); Il Cristo giudice fra quattro evangelisti (volta); Sante (intradosso dell'arco).
Inarealarianaaltre opere sonostate rinvenuti al D. dal Longatti (1968-69), che riassume al riguardo i dati della storiografia locale: Gera Lario, chiesa di S. Vincenzo, affresco sulla parete destra della prima campata raffigurante S. Pietro martire tra i ss. Stefano e Lorenzo, datato 1515 (meglio attribuibile a Sigismondo); ivi, affresco sulla parete sinistra della prima campata, raffigurante S. Marta e devoti; Moltrasio, chiesa di S. Agata, affresco nell'abside di destra raffigurante La Madonna col Bambino in trono; Nesso, frazione Lissogno, affresco esterno raffigurante La Madonna col Bambino e due santi. IlLongatti ipotizza altresì, sia pure in forma generica, che il D. e Sigismondo De Magistris abbiano lavorato nella chiesa di S. Giacomo di Livo, ricchissima di affreschi votivi, e contenente due organici cicli di Sebastiano da Piuro nel presbiterio (1512 o 1517), e di un pittore di nome sconosciuto (talora identificato con Sigismondo De Magistris), noto però per altre opere nella cappella di S. Rocco, datata 1549. Qualche rapporto con la maniera del D. si riconosce a Livo sul fianco destro della navata, nella seconda campata, in una Madonna col Bambino in trono tra i ss. Giovanni Battista e Giacomo [?], datata superiormente in un cartiglio 1517, in cui la Vergine è stilisticamente e compositivamente affine, anche nel disegno degli ornati del trono, a quella del precoce trittico di S. Fedele a Como del 1504, e in modo meno accentuato a quella del tardo affresco di Santa Lucia di Valdisotto del 1524; in un finto trittico ad affresco sul fianco sinistro, raffigurante La Madonna col Bambino in trono tra i ss. Giacomo, Sebastiano e un offerente, vicinissimo all'affresco di Valdisotto nei tipi della Vergine e di s. Sebastiano; e, in minor misura, nei due Ss. Stefano e Lorenzo che nel presbiterio affiancano una Madonna in trono di altra mano: in un cartiglio a destra della composizione compare la data 1526, non necessariamente riferibile all'affresco.
La pittura del D. - impacciata nella costruzione spaziale che riecheggia superficialmente la cultura prospettica rinascimentale diffusa in periferia dagli artisti che la crisi politica del Ducato milanese allontanava dalla capitale e dai grandi centri - è impostata su ritmi compositivi statici e pertanto aliena dalla vena narrativa più vivace dei contemporanei Andrea De Passeri e Sigismondo De Magistris, econtraddistinta dalla monotona iterazione di tipologie, basate su goffi modelli, talora solo variati in controparte, di personaggi sacri in atteggiamenti di devozione attonita e imbambolata, si riscatta solo nella aggraziata compunzione di talune figure femminili, memori alla lontana delle eleganze linearistiche tardogotiche. Nei suoi limiti oggettivi di qualità, la sua arte e pienamente caratteristica di quel ricchissimo filone di pittura devozionale attestato capillarmente in Lombardia, particolarmente nelle aree periferiche, nei primi decenni del Cinquecento. Tale "pittura pianamente illustrativa ... allenta i legami con la contemporanea produzione colta, usufruendo di un codice formale limitato e iminutabile", imperniato su "scherni compositivi- rigorosamente frontali", e su di "un linguaggio quasi didascalico, gradevole ed edificante, al quale sono estranei toni drammatici e patetici" (Giordano, 1984, p. 447).
Non si sa in quali rapporti di parentela fosse Giovan Giacomo De Magistris con il D. e Sigismondo: allo stato attuale degli studi è noto solo per un affresco sulla parete di fondo del presbiterio della chiesa di S.Pietro a Cassano Albese, raffigurante La Madonna in trono tra i ss. Rocco e Sebastiano entro una inquadratura a finto trittico, parte di una decorazione più vasta, articolata su due registri, di tempi e mani differenti. La data 1506 si legge sul bordo superiore, accanto al nome dei committenti, mentre sulla base del trono della Vergine compare la firma: "Iō. Iā. De Magistris pinsit laus Deo". Giovan Giacomo "in quest'unica opera nota si rivela artigiano scarsamente dotato che ha poca confidenza con le leggi prospettiche e predilige per i suoi manichini netti contrasti cromatici" (Giordano, 1984, p. 446).
Èstato proposto su basi stilistiche (ibid.) di riconoscere la sua mano in un affresco eseguito in collaborazione col D. sull'altare di sinistra della chiesa di S. Martino di Carella (Eupilio), indizio importante per ipotizzare una attività di collaborazione di Giovan Giacomo in subordine all'opera del D. e Sigismondo.
Fonti e Bibl.: Atti della visita pastorale di F Feliciano Ninguarda vescovo di Como (1589-1593), a cura di S. Monti, I, Como 1892-94, p. 268;G. Gavazzeni-G. F. Damiani, Per la storia e per l'arte della Valtellina, III, Morbegno e i dintorni, in La Valtellina, 15 sett. 1900, n. 37; F. Malaguzzi Valeri, La Rinascenza artistica sul lago di Como, in Emporium, XX (1904), pp. 348-71;G. Gerola, Antiche pitture a Moltrasio, in Riv. archeologica dell'antica provincia e diocesi di Como, 1910, nn. 59-61, pp. 124-31;M. Zecchinelli, Le tre pievi. Gravedona-Dongo-Sorico. Con append. sull'abbazia di Piona, Milano 1951, pp. 71 s.; G. B. Gianoli-R. Rapella, Santuario B. V. Assunta in Morbegno. Guida storico-artistica, Sondrio 1962;R. Togni, Affreschi del Tre-Quattrocento in Alta Valtellina, in Contributi dell'Istituto di storia dell'arte medioevale e moderna dell'Univ. cattolica, I (1966), pp. 41-74;M. Longatti, G. A. e Sigismondo De Magistris pittori comaschi del secolo XVI (con docum. ined.), in Riv. archeologica dell'antica provincia e diocesi di Como, 1968-69, nn. 150-151, pp. 261-308 (anche per Giovan Giacomo); R. Togni, Catal. della pittura a fresco nella Lombardia settentrionale (secc. XIV-XVI), in Contributi dell'Istituto di storia dell'arte medioevale e moderna dell'Università cattolica, II (1972), pp. 61-162; Id., Pittura a fresco in Valtellina nei secc. XIV-XV-XVI, Sondrio 1974, pp. 46 s., 104 s., 107 s., 110 s., 116, 118, 136 s.; Guida turistica della provincia di Sondrio, a cura di M. Gianasso, Sondrio 1979, ad Indicem; F. Isacchi, Castelli e rocche medioevali nel Pian d'Erba, in Quaderni erbesi, IV (1982), pp. 15-50; Id., Le chiese di Erba, ibid., V (1983), pp. 74-144; L. Giordano, Ilduomo di Monza e l'arte dall'età viscontea al Cinquecento, in Storia di Monza e della Brianza, IV, Milano 1984, ad Indicem (anche per Giovan Giacomo); M. Rossi-A. Rovetta, Pittura tra Quattro e Cinquecento in Alto Lario, (con contrib. di S. Coppa-D. Pescarmona), Milano 1988, ad Ind.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlex., XXIII, p. 557 (s.v. Magistris, Giovanni Andrea de).