DE LEYVA, Virginia Maria
È la famosa "Monaca di Monza", Marianna De Leyva. Nacque nel 1575 a Milano, e vi morì il 7 gennaio 1650.
Costrettavi dal padre Martino, conte di Monza, il 12 settembre 1591 pronunziava i voti religiosi tra le umiliate, assumendo il nome di suor Virginia Maria. Dopo i primi lenti e tristi anni, pronta d'ingegno e affettuosa, fu prescelta maestra delle educande. Intanto esercitava atti d'autorità feudale come contessa di Monza, da tutti chiamata "la Signora". Da una trista relazione con Giovanni Paolo Osio, giovane ribaldo già macchiatosi di assassinio, la cui casa era attigua al monastero, nacquero nel 1602 e nel 1603 due figli. Parve allora alla Signora che il legame con l'Osio fosse un suo intangibile e naturale diritto, sancito dalla maternità. La necessità del segreto spinse l'Osio a tre nuovi omicidî; arrestato, scrisse nel 1607 al card. Borromeo per scolparsi; in tal modo lo illuminò sui gravi fatti che avvenivano nel monastero di Monza: fatti che la stessa suor Virginia gli confermò, vinta dalla benevolenza e fermezza di lui, protestando peraltro che era stata gettata nel chiostro contro sua volontà, ch'era donna da marito e poteva darsi a chi aveva prescelto. Intanto l'Osio, fuggito dal castello di Pavia dove era stato rinchiuso, aveva tentato due altri omicidî in persona di due monache che servivano la Signora; condannato in contumacia a orribile morte (25 febbraio 1608), si rifugiò in casa di un creduto amico, che lo uccise. Suor Virginia, che, come risultò dal processo, non aveva avuto nessuna complicità nei delitti dell'Osio, fu condotta nel monastero delle benedettine, detto del Bocchetto, a Milano; trasferita poi in quello delle pentite di S. Valeria, murata viva in una cella, vi rimase fino al 25 settembre 1622, in santa espiazione.
Imbattutosi, leggendo il Ripamonti, nella narrazione di questi fatti, il Manzoni ne prese l'abbrivo per la creazione di Gertrude e di Egidio, la cui storia narrò in parte, ampiamente negli Sposi Promessi, sobriamente nei Promessi Sposi. È noto che G. Rosini imbastì un romanzaccio, La Signora di Monza (1833), con la pretesa di "seppellire i Promessi Sposi".
Bibl.: T. Dandolo, La Signora di Monza e le streghe del Tirolo, Milano 1855; L. Zerbi, La Signora di Monza, in Archivio storico lombardo, 1890; A. Locatelli Milesi, La Signora di Monza, in Archivio storico lombardo, 1890; A. Locatelli Milesi, La Signora di Monza nella realtà, Milano 1924; e tutti i commentatori dei Promessi Sposi. Sull'episodio manzoniano specialmente: N. Busetto, La genesi e la formazione dei "Promessi Sposi", Bologna 1921, p. 111. Per il confronto fra l'episodio manzoniano e la Religieuse del Diderot, L. Russo, Manzoni poeta e Diderot oratore, in Ritratti e dis. storici, Bari 1937, p. 242 segg.