DE GOTTI (De Gotti, Degoty, Degotty, Desgotis, Desgotti)
Artisti operosi nell'ultimo quarto del sec. XVIII e i primi decenni del seguente in Piemonte e a Parigi, i due fratelli Ignazio Eugenio Maria e Ilario nacquero presso Torino, probabilmente nel comune di San Raffaele (nella collina torinese), ove era situata la villa paterna (Raby, 1825, p. 108); Ilario era dei due il più giovane (ibid.). La prima opera nota di Ignazio sono due incisioni firmate che illustrano le Poesie sacre e morali di G. M. Cerruti, edite a Torino nel 1776.
La prima raffigura il busto del poeta entro un ovale inserito in una cornice architettonica sulla quale trovano posto oggetti allusivi all'arte poetica e l'emblema dell'effigiato; la seconda, un cippo ornato dal profilo a bassorilievo di Vittorio Amedeo III di Savoia e tre figure allegoriche, due delle quali simboleggiano le arti.
Nel 1777 Ignazio risulta fra i soci della Compagnia dei pittori intitolata a S. Luca in Torino (Schede Vesme, 1966, p. 402) e fu probabilmente ancora lui, anche se il nome non è specificato dai documenti, che eseguì negli anni successivi alcuni lavori di decorazione per la Casa reale: nel 1778 la pittura di "un prospetto e due laterali per il teatrino del Real Castello in occasione delle comedie francesi" e nel 1783 alcune "porte volanti nella camera del letto del Principe di Piemonte" (ibid., pp. 402 s.).
I due fratelli furono allievi di Bernardino e Fabrizio Galliari (Raby, 1825, p. 108), che insegnavano pittura prospettica, presso la Regia Accademia di pittura e scultura di Torino; un Degoty, probabilmente sempre lo stesso Ignazio, vi ottenne nel 1782 il quarto premio (Schede Vesme, 1966, p. 403).
Ormai dediti esclusivamente alla pittura di scenografie, uno specializzato in architetture prospettiche e l'altro in paesaggi, i due fratelli furono poi attivi a Roma, probabilmente già dal 1784 (Enc. d. spettacolo, IV, p. 341) per il teatro S. Carlo in palazzo Santacroce, per il teatro Alibert e, soprattutto, per il teatro Argentina (Loya, 1790). A partire dal 1786 e fino al 1790 i due furono chiamati a lavorare a Napoli, dapprima per il solo teatro del Fondo, e dal 1789 anche per il teatro dei Fiorentini, fornendo, nell'ultimo anno del loro soggiorno, anche una scenografia per il teatro Nuovo (Mancini, 1964, pp. 200 s., con un elenco completo delle scenografie da loro qui realizzate).
Negli anni immediatamente successivi i fratelli risulterebbero nuovamente attivi a Roma (ibid., p. 177), ma già prima del 1796 erano in realtà presenti a Parigi per l'opera buffa dei teatro Feydeau (Raby, 1825, n. 6 p. 32, n. 19 p. 108) con scenografie per Romeo e Giulietta di J.-A. Ségur e D. G. Steibelt, rappresentata nel 1793, e per Lodoiska di L. Cherubini. La prima collaborazione per l'Opéra, del 1796, è relativa al decoro dell'Alceste di C. W. Gluck, per la cui realizzazione si spesero 100.000 franchi (Moynet, 1873, p. 33), una cifra che lascia immaginare una notevole grandiosità. L'anno successivo venne rappresentata al teatro Feydeau Médée di F. B. Hoffman e L. Cherubini, per la cui scenografia è conservato uno schizzo presso la Bibliothèque de l'Opéra di Parigi (Esq. Anc., V, 52), attribuito a "Degotti". Nel 1799 il solo Ignazio risulta già quale "dessinateur des décorations" ufficiale all'Opéra, carica che conservò almeno fino al 1817, ed è in quegli anni che andrebbe collocato il ritorno a Torino di Ilario (Raby, 1825, p. 109), anche se le cause della soluzione del rapporto di collaborazione fra i due fratelli restano ignote. Con scene di Ignazio, sempre all'Opéra, vennero rappresentati nel 1800, Armide di P. Quinault e C. W. Gluck, la cui prima venne rinviata a causa di una malattia che aveva colpito l'artista durante la realizzazione del palazzo incantato di Armida per il quinto atto (Pougin, 1914, p. 115), e Hécube di Milcent e Granges de Fontenelle, per la quale si conserva alla Bibliothèque de l'Opéra di Parigi uno schizzo per il quarto atto, raffigurante le rovine della città di Troia, attribuito ad Ignazio (Esq. Anc., V, 50).
Fra le rappresentazioni con scenografie di "Degotti" che riscossero maggior successo si ricordano ancora, sempre all'Opéra, nel 1807 Le Triomphe de Trajan di J.-A. Esménard con musiche di J.-F. Leseur e L.-L. Persuis, nel 1809 La Mort d'Adam et son apothéose di N.-F. Guillard e J.-F. Leseur, che colpì particolarmente il pubblico per le trasformazioni ed i mutamenti degli scenari, e Fernand Cortez ou La conquête du Mexique, di Cherubini, alla quale sono riferiti due schizzi della Bibliothèque de l'Opéra di Parigi attribuiti ad Ignazio (Esq. Anc., V, 48; Esq. Anc., V, 49).L'ultimo importante scenario per l'Opéra fu realizzato nel 1817 per la ripresa di Les Danaïdes con musiche di A. Salieri, per la quale è attribuito ad Ignazio un disegno per il quarto atto della Bibliothèque de l'Opéra di Parigi che raffigura gli Inferi.
A partire dal 1818 l'attività di Ignazio si diradò fino alla morte, che lo colse nel dicembre del 1824 a Parigi.
Forse eseguì ancora in collaborazione col fratello Ilario alcuni scenari per altri teatri parigini, come le ventotto scene dipinte per il Théâtre de Porte-Saint-Martiri (Raby, 1825, p. 109); grande successo riscossero in questo teatro le scene per il Voyage au Mont Saint-Bernard di Cherubini, ove si vedevano "les Alpes, leurs torrents et leur forêts, leurs glaciers et leurs précipices construits en "praticables" (Allevy, 1938, p. 27). All'elenco di disegni già citato andrebbero aggiunti uno schizzo attribuito ad Ignazio per uno spettacolo non identificato, anch'esso conservato presso la Bibliothèque de l'Opéra (Esq. Anc., V, 51), e due disegni attribuiti a "Degotti", riprodotti da Reynaud (1903) all'inizio del nostro secolo, raffiguranti un atrio di palazzo (coll. M.-M. Jambon) e un paesaggio con ponte (coll. Ch. Reynaud). Il catalogo troppo incerto e frammentario dei disegni oggi conosciuti non permette di precisare il percorso ed il ruolo svolto a Parigi da ognuno dei due fratelli. Qualche indicazione ulteriore si coglie nelle cronache teatrali contemporanee, che attribuiscono ai fratelli D. il merito di aver superato l'impostazione neoclassica della regolarità degli scenari con "variétés d'effets neufs et brillants, et des moyens de perspective hardis" (Pougin, 1914, pp. 126 s.), con ricorso ad effetti ed a macchine la cui realizzazione all'Opéra era affidata a Boullet. Un esempio è offerto dal già citato schizzo per il terzo atto di Medée, nel quale sono indicati il percorso che deve compiere il carro di Medea librantesi nell'aria e altri movimenti. Alla scuola dei D. si formarono L.-J.-M. Daguerre e P. L. C. Ciceri, il quale ultimo, soprattutto, avrebbe imposto nei suoi scenari un gusto pienamente romantico. Quale specialista in prospettive architettoniche Ignazio fu anche coinvolto da Jacques-Louis David nella realizzazione delle quattro grandi tele storiche da dedicare a Napoleone.
All'inizio dell'aprile del 1806 David si rivolse a Ignazio "pour la partie de la perspective, tant sur le dessin que je compte refaire sur un échelle plus grande et ensuite sur la peinture en grande" (Schnapper, 1980, p. 226), di un quadro che è stato identificato in Le Sacre (Parigi, Musée du Louvre); recentemente è stato proposto di riconoscere l'intervento di Ignazio in un disegno preparatorio per quel dipinto (Louvre, RF 4378) dove l'architettura di fondo sembra opera di uno specialista (Schnapper, 1980, pp. 220, 226).
La collaborazione per questa incompiuta serie di dipinti continuò anche negli anni successivi. In una lettera del 25 febbr. 1809, David informava Ignazio che "les figures sont placées et colorées. Cela veut bien dire, mon bon ami, que je n'attends plus qu'après vous... La perspective du fond que vous avez peinte fait à merveille. Il serait necessaire que la planche où sera tracée l'architecture, fût aussi carrellée" (Fillon-Gonge, 1874-1875, pp. 419 s.). Questo secondo intervento di "Degotti" è stato inizialmente messo in relazione con la Distribuzione delle aquile del Musée du Château di Versailles (ibid., p. 420), dipinto già terminato nel 1810; più recentemente si è preferito, riferirlo all'Ingresso all'Hôtel de Ville (Schnapper, 1980, p. 248), quadro che, sebbene iniziato contemporaneamente al Sacre, fu interrotto nel 1810 e mai portato a compimento e del quale restano solo diversi disegni preparatori.
Fonti e Bibl.: G. G. Loya, in Biblioteca oltremontana e piemontese, I (1790), p. 116; Almanach des spectacles de Paris, an VIII (1799-1800), p. 42; an IX (1800-1801), p. 76; 1809, p. 25; P.L. Raby, in Gazzetta piemontese, 14 genn. 1825, pp. 31 s.; 15 febbraio 1825, pp. 108 s.; M.-J. Moynet, L'envers du théâtre, Paris 1873, pp. 33 s., 121; M.-B. Fillon-M.-L. Gonge, Lettre de David à D., in Nouvelles Archives de l'art français, 1874-75, pp. 419 s.; C. Séchan, Souvenirs d'un homme de théâtre 1831-1855, Paris 1883, p. 7; C. Reynaud, Musée rétrospectif de la classe 18: Théâtre à l'Exposition universelle internationale de 1900 à Paris, Saint-Cloud 1903, pp. 99, 116; A. Pougin, Un directeur d'opéra au dix-huitième siècle, Paris 1914, pp. 115, 126 s.; C. Calcaterra, Il nostro imminente Risorgimento, Torino 1935, pp. 523, 552, 562;M.-A. Allevy, La mise en scène en France dans la première moitié du siècle dix-neuvième, Paris 1938, pp. 27, 41; F. Mancini, Scenografia napoletana dell'età barocca, Napoli 1964, pp. 177 s., 181, 200 s.; Schede Vesme, II, Torino 1966, pp. 402 s.; Storia del Teatro Regio di Torino, a cura di A. Basso, III, M. Viale Ferrero, La scenografia dalle origini al 1936, Torino 1980, pp. 295, 361;A. Schnapper, David témoin de son temps, Paris 1980, pp. 220, 226, 248; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, p. 51 (sub voce Degotti, Ignace Eugène Marie); Encicl. dello spett., IV, col. 341 (sub voce Degotti, I.E.M.).