DE FLERS, Joseph-Marie-Louis-Lamille-Robert Pellevé de la Motte-Angot, marchese
Autore drammatico francese, nato a Pont-l'Èveque (Calvados) il 25 novembre 1872 di nobile famiglia; morto a Vittel il 30 giugno 1927. L'amore per il teatro lo prese presto. Laureatosi, intraprese una crociera nel Mediterraneo, dalla quale riportò un bel volume d'impressioni: Vers l'Orient (1896), dove si trovano vive e colorite pagine su Napoli e sull'Egitto. Tornato a Parigi entrò al Soleil e passò poi al Figaro, dove strinse legami di viva amicizia e di lavoro con Armand Caillavet (v.). Nel 1914, chiamato sotto le armi, fu mandato in Romania come ufficiale di collegamento: ebbe altre missioni importanti. Alla fine della guerra mondiale, tornò al Figaro come redattore-capo, avendo a direttore A. Capus: nel 1921 passarono entrambi al Gaulois, dove il D. F. ebbe l'appendice drammatica. In quell'anno venne ammesso all'Accademia che aveva satireggiato, con bel garbo, in L'habit vert. Egli però era e rimase autore drammatico. E il suo nome resta inseparabile da quello del Caillavet, col quale lavorò in tale comunione d'idee, di tendenze, di vedute che difficilmente si potrebbe tentare di stabilire l'apporto di ciascuno al lavoro comune. Cominciarono con Les travaux d'Hercule (1901), riprendendo la tradizione della parodia mitologica offembachiana. Seguirono, con crescente successo: Le sire de Vergy (1903), Monsieur de La Palisse (1904). I due autori avevano ringiovanito il genere e spinto la caricatura fino al grottesco - grottesco grazioso. Con Les sentiers de la vertu (1903) si avviarono alla commedia moderna. Non ha importanza il dramma storico, La Montansier (1904), che sembra solo un omaggio a V. Sardou, del quale D. F. aveva sposato una delle figlie. D. F. e Caillavet hanno tentato un poco tutti i generi della commedia: da quello pazzarellone per le trovate comiche, a quello graziosamente sentimentale e alla satira. Con L'Ange du foyer (1905) e Miquette et sa mère (1906) si sbriglia la fantasia; in L'amour veille (1907) e L'âne de Buridan (1909) c'è la commedia di carattere; in Papa (1911) e Primerose (1911) troviamo la commedia con tendenza sentimentale; in Le Roi (1908, in collab. con E. Arène), Le Bois Sacré (1910), L'habit vert (1913) riprende la satira. I due autori non spingono mai troppo la bizzarria e l'attenuano con un substrato di verità umana e sociale, la sentimentalità attenuano con la risata, la caricatura non la spingono alla personalità. Rimangono in una superficialità attraente e divertente nei caratteri, come nelle passioni, non portano sulla scena questioni sociali e psicologiche, inquadrano l'azione nei costumi del tempo e la illuminano di gaiezza con un dialogo pieno di brio e di spirito. Dopo la morte di Caillavet (1915), il D. F. scrisse con Francis de Croisset Le retour (1920), Les vignes du Seigneur (1923), Romance (1923), Les nouveaux Messieurs (1925), ecc., del pari fortunate: c'è lo stesso brio, temperato da una maggiore sentimentalità: ma non c'è la stessa vivacità fantasiosa e ricchezza di trovate comiche. Con Croisset, scrisse anche un'operetta, Ciboulette (1923). Nel 1913, con Rey aveva dato, con successo, La belle aventure. Da solo, D. F. oltre a critiche drammatiche, pubblicò: Sur les chemins de la guerre (1921).