DE CASTRO, Vincenzo Bernardino
Nacque a Pirano d'Istria il 5 luglio 1808 dall'avvocato Giovanni e Teresa de Moratti di Isola, in una famiglia che vantava fra gli antenati il valoroso Giovanni Battista, capitano di cavalleria della Serenissima (1559). Persa la madre in tenera età, seguì a Treviso con le sorelle il padre trasferitovi per ragioni d'ufficio. Qui studiò al seminario, legandosi d'amicizia con G. Bianchetti, già collaboratore col Tommaseo., il Paravia e il Pindemonte del Giornale di scienze lettere ed arti di Treviso, per incitamento del quale tradusse L'Eliade di G. L. Pyrker (Treviso 1832). Percorsi all'università di Padova gli studi di filosofia, in cui il D. ebbe come maestro B. Poli, vi si laureò il 29 luglio 1835.
Assistente nel 1837 alla cattedra di filosofia teorico-pratica dell'università, insegnò per un anno al liceo di Vicenza, poi per tre in quello di Verona, e nell'autunno del 1843 ritornò a Padova come professore di filologia latina e di estetica all'università. Si era intanto reso noto con alcuni componimenti poetici d'ispirazione religiosa e morale, con gli Studii poetici (Padova 1838), un Atlante storicouniversale (Verona 1842) d'uso scolastico, e la collaborazione prestata al prestigioso Giornale euganeo, nella cui redazione conobbe G. Prati, F. Dall'Ongaro, V. Solitro. Pubblicò inoltre numerose traduzioni d'opere poetiche ed educative dal latino, dal tedesco e dal greco moderno, un Compendio filosofico della religione cristiana cattolica (Venezia 1845), il suo Corso di estetica del 1844-45 (ibid. 1845, ristamp. Milano 1849).
Egli si ispirava alle correnti romantiche e spiritualistiche più avverse al sensismo, a Schelling e a Cousin e a Jouffroy; criticava ogni. interpretazione edonistica ed utilitaristica dell'arte, per collegarla alla vita morale e alla tradizione cristiana. Per quanto eclettico, l'insegnamento del D. riscuoteva successo fra gli studenti, che amavano il maestro fervido e operosissimo. Peraltro i convegni di studenti in casa sua e ironiche dichiarazioni polemiche in difesa della cultura italiana contro gli austriacanti (sul Giornale euganeo del 1845) gli attirarono i sospetti della polizia, che lo sottopose a un processo politico donde uscì prosciolto in istruttoria.
Dopo le dimostrazioni studentesche e i fatti dell'8 febbr. 1848, accusato con altri professori di aver acceso gli animi contro il governo, il D. ricevette il 9 febbraio il decreto vicereale di destituzione, e dalla polizia l'ordine di lasciare Padova entro ventiquattro ore. Con la famiglia e col discepolo C. Combi egli riparò a Milano, dove subito partecipò a riunioni politiche e il 18 marzo anche ai fatti d'arme, combattendo col piccolo figlio sulla barricata di S. Babila, e nei giorni seguenti a porta Tosa. Ci restano su ciò alcune pagine autobiografiche e le Parole recitate nella solenne inaugurazione del battaglione degli Adolescenti istituito da L. Montecuccoli (Milano 1848). Dopo la liberazione della città, fu redattore di due fogli politici, il Pio IX, giornale politico letterario dal motto "Benedite, gran Dio, l'Italia" ed organo del Circolo patriottico (collaborarono T. Dandolo, A. Allievi, E. Celesia, G. Massari, G. Pallavicino), cui seguì L'Avvenire d'Italia (collaborarono anche il Prati e il Rosmini), d'orientamento unitario e moderato.
Davanti alla controfiensiva austriaca L'Avvenire sospese le pubblicazioni il 4 agosto, ed il D., sempre accompagnato dalla famiglia e dal Combi, si rifugiò a Genova. Qui trovò onorevole occupazione quale professore al Collegio nazionale, e pubblicò il primo dei suoi periodici pedagogici, il Giovinetto italiano, in prosecuzione delle Letture di famiglia di L. Valerio. Con esso intendeva "formare uomini a cui la patria sia come religione, una legge il dovere, l'abnegazione, il sacrificio; un bisogno la fede e l'onore senza cui non si rigenera una nazione da secoli schiava". La rivista cessò nel marzo 1849, e nel settembre il D. era a Milano, da dove non potrà più allontanarsi per il divieto dell'autorità militare.
Nell'ultimo decennio di dominio austriaco il D. dette provp di patriottismo e di fermezza. Si laureò in legge a Pavia e dette lezioni private; fondò L'Educatore, giornale della pubblica e privata istruzione (1850-53), dedicato alla pedagogia, alla didattica e alla cronaca scolastica del Lombardo-Veneto, Trentino, Istria e Dalmazia. Ammonito dalla polizia a non dare lezioni private (e pensò anche di rientrare ad insegnare a Capodistria o a Fiume), dovette dedicarsi all'editoria scolastica e ad opere di compilazione. Nel 1850 pubblica a Milano un manuale di Insegnamento logico grammaticale della lingua italiana, latina, Irancese, tedesca e inglese; nel 1855 dà vita a Il Caffè, gazzettino di lettere, arti, scienze, industrie, commercio, teatri ed annunzi; nel '56 al settimanale Panorama universale, dov'era ampiamente illustrata la guerra di Crimea. Per un articolo de Il Caffè ebbe un'altra ammonizione dalla polizia, e per la pubblicazione della novella L'avvocatino del Nievo, venne con lui processato e infine (marzo 1858) condannato ad una multa, che, essendo privo di mezzi, scontò con cinque giorni di carcere. Nel 1859 comparve il Grande Dizionario corografico dell'Europa in due volumi ed atlante, dove è auspicata l'unificazione italiana nei suoi confini naturali.
Liberata la Lombardia, il D. poté pubblicare i due volumi della sua Storia aneddotica, politica, militare della guerra d'Italia, seguita dalle ampie Biografie contemporanee, e riprendere con entusiasmo e instancabile attività il suo ruolo d'educatore: fu nominato ispettore scolastico dei circoli d'Ivrea e d'Abbiategrasso, poi professore a Palermo; fu fondatore e preside dell'istituto tecnico di Brescia. In questa città venne elogiato dal Carducci per le sue relazioni sullo stato dell'educazione primaria, qui fondò la Società degli amici dell'educazione del popolo, la Società promotrice dei giardini d'infanzia e la Lega degli asili infantili, cui la regina Margherita concesse più tardi il patronato. Le idee di F. Froebel sul principio operativo gioco-lavoro trovarono infatti pieno consenso nel D., che insieme ad A. Pick e V. Ravà diventò propagandista e fondatore di giardini d'infanzia. Conferenziere, saggista e giornalista, profuse la sua opera su periodici come Il Giardino d'infanzia italiano, L'Enrico Pestalozzi e Il Vittorino da Peltre; come vecchio patriota stese i profili biografici di D. Berti, U. Rattazzi, L. Zini, C. Correnti; come istriano, legato agli emigrati politici C. Combi e T. Luciani, si batté, specialmente nel '66, per un giusto confine orientale. Pensionato nel 1867, fu ancora operoso a vantaggio della scuola italiana, con scritti divulgativi come il Bozzetto delle meraviglie dei cieli (Milano 1867) e conferenze sul rinnovamento scolastico. Nel 1878 rifrequentava gli studi di estetica col trattato Del Bello (Milano).
Morì a Milano il 18 genn. 1886.
Fonti e Bibl.: Epist. di C. Combi, a cura di G. Quarantotti, Venezia 1960, pp. 13, 23, 95, 102, 126; N. Gaetani Tamburini, V. D., bozzetto biografico, estr. da Il Vittorino da Feltre, Milano 1879; J. Bernardi, V. D., Venezia 1887; G. Pitrè, Nel terzo anniversario della morte di V. D., Milano 1889; G. Solitro, Maestri e scolari dell'università di Padova nell'ultima dominazione austriaca (1813-1866), in Archivio venetotridentino, I (1922), pp. 121-69 passim; G. Costa, La tredicina lirica di V. D., Padova 1931; C. Spellanzon, Storia del Risorgimento e dell'Unità d'Italia, IV,Milano 1938, p. 35; E. Brol, V. D., in Pagine istriane, s. 3, I (1950), 4, pp. 196 s.; Diz. d. Risorg. naz., sub voce; Encicl. filosofica, II, p. 267; La Pedagogia, IX, p. 591.