BROGLIE, de
, Famiglia originaria di Chieri in Piemonte, ove appartenne a uno degli alberghi di militi che per gran tempo dominarono quel ricco comune, e precisamente a quello dei Gribaldenghi, discendenti dagli antichi visconti di Baldissero. Giovanni Broglia ebbe, il 12 aprile 1400, in feudo la terra di Arignano. Bernardino divenne nel 1580 conte di Cortandone e negli anni seguenti i Broglia furono investiti del possesso di molti feudi, finché nel 1638 Mario Broglia ne scambiò la maggior parte col feudo di Casalborgone, dal quale ebbe nome la linea comitale rimasta in Italia ed estintasi nel sec. XIX. Francesco Maria Broglia dei conti di Cortandone, paggio del duca Maurizio di Savoia e capitano degli archibugieri a cavallo, prese servizio in Francia nel 1644. Ebbe il feudo francese di Revel nell'attuale dipartimento delle Basses Alpes, prese parte a spedizioni militari in Spagna e contro i Barbareschi e raggiunse, nel 1650, il grado di tenente generale nell'esercito francese. Fu ucciso all'assedio di Valenza il 2 luglio 1656. Con Francesco Maria, conosciuto in Francia come conte di Revel o anche conte di Broglie, l'antica schiatta di gentiluomini piemontesi divenne prevalentemente francese. Vittorio Maurizio, conte di B., nato nel 1640 e morto nel 1727, avviatosi anch'egli alla carriera militare negli eserciti del re di Francia, ne percorse tutti i gradi raggiungendo nel 1724 quello supremo di maresciallo. Il duca di Saint-Simon nelle sue memorie si è, a dir il vero, burlato di una nomina giunta così tardi, a 85 anni, per l'anzianità e per l'influenza del figlio Francesco Maria, piuttosto che per meriti ormai dimenticati. Il B. si era infatti battuto nel secolo precedente in Fiandra, nella Franca Contea e in Olanda ed era stato governatore della Linguadoca, senza riuscire a dominarvi i dissensi fra cattolici e protestanti.
Il suo terzogenito Francesco Maria, nato l'11 gennaio 1671, fu dapprima noto col nome di Cavaliere di B. Servì in Italia come capitano, poi in Fiandra e a poco più di trent'anni era già brigadiere. Nel 1705 si trovò alla battaglia di Cassano d'Adda agli ordini del duca di Vendôme, poi passò in Germania col Villars e il duca di Berwick. Nel 1710 era tenente generale: si segnalò alla battaglia di Denain e nel 1713 all'assedio di Friburgo. Nel 1724 fu inviato a Londra come ambasciatore e conchiuse l'anno seguente un trattato di garanzia anglo-franco-prussiano. Nel 1733 era di nuovo in Italia, ove prese Guastalla e validamente la difese. Nel 1734 ricevette la dignità di maresciallo che, offertagli una prima volta dieci anni prima, aveva rifiutata, volendo che ne fosse insignito prima il padre. Nel 1742 batté gli Austriaci in Boemia e ruppe il blocco di Praga. Fu premiato dal re con l'erezione delle baronie di Ferrières e Cambrais in Normandia, già degli Arnauld, in ducato di Broglie; ma cadde tosto in disgrazia per non aver voluto esporre l'esercito nella campagna di Baviera. Morì a Broglie il 22 maggio 1745.
Suo figlio, Victor, nato il 19 ottobre 1718, combatté anch'egli a Parma e a Guastalla. Nel 1746, succeduto al padre nel ducato, fu nominato ispettore generale della fanteria francese. Durante la guerra dei Sette anni, si segnalò accanto ai marescialli d'Estrée e di Soubise, prese Brema, respinse i Prussiani a Bergen, ma non poté contenerli a Minden, contentandosi di coprire la ritirata del grosso dell'esercito francese. Ebbe il comando supremo nel seguito delle operazioni militari oltre il Reno e nel 1759 fu nominato maresciallo di Francia, a soli 42 anni, e dall'imperatore principe del Sacro Romano Impero. L'anno seguente riuscì a vincere ancora la battaglia di Korbach, ma nel 1762 fu esonerato in punizione di aspri suoi dissensi col maresciallo di Soubise. Non ebbe più altro comando che quello della piazza di Metz, finché nel 1789 Luigi XVI lo chiamò al Ministero della guerra, con la speranza che egli fosse in grado di soffocare i moti rivoluzionarî. Non poté dominare le truppe, ormai indisciplinate, e dovette dimettersi, rifugiandosi nel Lussemburgo. Comandò un corpo di emigrati nell'infelice campagna del 1792 e morì a Münster nel 1804, mentre il primo console meditava di richiamarlo in Francia.
Gli era premorto, ghigliottinato nel 1794, il figlio primogenito, principe Claude Victor, nato nel 1758. Sottotenente a quattordici anni, colonnello nella spedizione d'America, aveva compiuto un'esplorazione nell'America Meridionale, che era ancora ignota ai Francesi del tempo suo, e ne aveva scritto una relazione. Rimpatriato con sincere aspirazioni alle riforme, le aveva sostenute nell'assemblea costituente, si era battuto negli eserciti costituzionali, ma era stato destituito dai commissarî della Legislativa per aver rifiutato la sua adesione al colpo di stato del 10 agosto. Sua moglie si risposò più tardi col marchese Marc-René d'Argenson (v.) e il suo figlio primogenito Victor fu ministro degli Esteri della monarchia di luglio (v. sotto).
Un altro figlio del secondo duca di B., il principe di Revel, morì emigrato in Germania nel 1795, un altro ancora, il principe Amedeo, aiutante di campo del principe di Condé, fu deputato di destra durante la Restaurazione. Maggior fama raggiunse il figlio terzogenito, l'abate Maurice, che dopo aver disapprovato l'emigrazione del padre, si vide costretto a raggiungerlo in Cermania per fuggire le persecuzioni dei rivoluzionarî. Rimpatriato nel 1803, fu nominato da Napoleone I suo elemosiniere, indi vescovo d'Acqui e dopo due anni (nel 1807) vescovo di Gand. La forza del suo carattere si palesò nella resistenza che oppose al soverchiante potere imperiale per proteggere il proprio vicario generale e soprattutto nell'attitudine indipendente che prese nel concilio nazionale del 1811, in seguito alla quale fu tradotto in arresto nel forte di Vincennes; poi, dopo aver dovuto cedere i poteri episcopali al vescovo intruso mons. d'Osmond, fu relegato nell'isola di S. Margherita in Provenza. Richiamato a Gand nel 1815, fu altrettanto fermo nel tener testa alle dottrine regaliste imposte all'episcopato belga dal re dei Paesi Bassi. Rifiutò il giuramento al re, non si piegò ad indire pubbliche preghiere per lui che dopo esservi stato autorizzato da un breve pontificio e, condannato in contumacia alla deportazione, si appellò invano al congresso di Aquisgrana (1818) con una caratteristica Réclamation respectueuse. Morì esule in Francia nel 1821.
Il fratello secondogenito del secondo duca - dal quale discendono tutti i rami attualmente superstiti della casa di B. - fu quel conte Charles-François (1719-1781), che Luigi XV aveva inviato ambasciatore in Polonia per ricostituirvi il partito francese, ma che il re stesso fu impotente a difendere di fronte al duca di Choiseul, tenendosi pago di valersene per più di quindici anni come principale corrispondente e agente della sua politica estera segreta.
Figli del duca Victor furono il duca Jacques-Victor-Albert (v.), e l'abate Auguste-Théodor-Paul (v.).