DE BARDI, Giovanni di Antonio Minelli
Scultore e architetto padovano, nato verso la metà del secolo XV, morto nel 1527. Le sue prime notizie sono del 1472: quando lavorava alla rifabbrica della cappella della Madonna mora e all'adattamento della sacrestia nella basilica antoniana. Infine assumeva la costruzione della cappella Leoni in San Bernardino. Nel 1482 costruiva e ornava le cortine (ora trasformate) del coro dell'altare maggiore della basilica; e nel 1490 v'incorniciava di marmi i rilievi bronzei del Bellano. Tra il 1487 e il 1490 avrebbe modellato le statue di Cristo e di tre Apostoli in terracotta, che sarebbero quelle del Museo civico. Nel 1500 fu incaricato dei lavori della cappella antoniana nella basilica, che era stata progettata e disegnata dal Riccio; e tra quelle decorazioni scultorie parecchie sono di sua mano non senza la collaborazione del figlio Antonio, come i due rilievi coi ritratti del generale dell'ordine francescano Sansone e del cardinale Oleario. Cessò dai lavori della basilica nel 1519, pur continuando nelle fabbriche del convento.
A queste e ad altre sue opere certe si aggiungono la Deposizione di Gesù Cristo nella tomba (1483-87), già nella chiesa di S. Agostino, e ora a Boston; il grande rilievo del Battesimo di Cristo, stucco policromo in S. Giovanni Battista di Bassano; la Pietà, terracotta policroma nella chiesa di Sarmego (Vicenza). Giovanni fu tanto delicato e fine decoratore quanto rude figurista, dando ai volti lineamenti eccessivamente energici e alle vesti pieghe violente, esagerando quindi l'esempio del Bellano. Perciò pare che gli si debba negare la squisita Madonna di terracotta nella sacrestia di Santa Giustina, che alcuni gli assegnano.
Suo figlio Antonio ebbe minore ingegno del padre, di cui seguì debolmente le forme. Per la cappella di S. Antonio eseguì il rilievo della Vestizione di S. Antonio, poco felice; quello del Fanciullo Parrasio, a lui prima affidato, fu compiuto (1528) da Iacopo Sansovino. Tra altre sue opere ricordiamo il monumento di Giov. Calfurmio (1512), ora in uno dei chiostri di S. Antonio.
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