CALANDRA, Davide
Scultore, nato a Torino il 21 ottobre 1856 e ivi morto l'8 settembre 1915. Suo padre Claudio fu archeologo e conoscitore d'armi antiche; suo fratello Edoardo, pittore e letterato apprezzatissimo. Davide fu indirizzato dal padre agli studî classici, ma, tratto dalla vocazione, abbandonò il liceo per entrare nell'Accademia albertina, dove fu scolaro del Balzìco e del Tabacchi. Dapprima si diede a produrre un'arte "da salotto" volta a blandire gli spiriti mediocri e tutta affidata a sentimenti romantici e alle lusinghe della formosità: modellò allora Carmen, Cuor sulle spine, Tigre reale, Fiore di chiostro. Per fortuna si avvide in tempo d'essere sulla cattiva via, e se ne ritrasse, abbandonando anche i ritrovi di una società futile che quell'arte convenzionale ammirava e sosteneva, e confinandosi nella sua campagna di Murello. Fu nella sana visione della natura, ch' egli plasmò la Contadina, il Cacciatore di frodo, l'Aratro, dai quali soggetti passò a quelli più forti ed austeri dei soldati, dei capitani di ventura, dei grandi guerrieri, attrattovi anche dalla passione e dall'amoroso studio del cavallo. Dragone Piemonte Reale 1693, Dragone del Re 1700, Enrico Arnaud, Il Conquistatore, ecc., furono i nuovi temi, i quali naturalmente lo portarono alla scultura monumentale in cui riuscì eccellente per animazione e modellazione larga e sapiente. Egli elevò in Italia e all'estero diversi monumenti pubblici che sono fra i migliori che la scultura italiana abbia di recente prodotto. Giova ricordare il Garibaldi di Parma, lo Zanardelli di Brescia, il Mitre di Buenos Aires e l'Umberto I di Roma (gli ultimi due in collaborazione con lo scultore Edoardo Rubino). Ma l'opera sua più celebrata è il monumento ad Amedeo di Savoia, inaugurato a Torino nel maggio del 1902, nel quale trasfuse ogni sua passione d'artista e ogni sua conoscenza di storico, così per la figura del principe come per i quattro popolosi rilievi della base; passione per il suo Piemonte, per i soggetti e gli aspetti militari, per il cavallo. Moltissime altre opere grandi e piccole egli compì (busti, medaglioni, monumenti sepolcrali, stele, lapidi, medaglie, monete, e anche qualche architettura e decorazione). Fu scultore forte e semplice, d'ispirazione sincera e di felice padronanza tecnica.
Bibl.: A. Ferrero, D. C., in Vita Moderna, Milano 1903; E. Thovez, D. C., in Emporium, 1902, pp. 325-44 e in L'Arte decorativa moderna, 1908; L. Callari, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, V, Lipsia 1911; U. Ojetti, D. C., in Ritratti d'artisti italiani, Milano 1911; D. Mantovani, D. C., in Nuova Antologia, 1912; C. Ricci, D. C., Milano 1916.