ALBERTARIO, Davide
Scrittore cattolico, nato a Filighera nel 1846, morto a Carenno il 12 settembre 1902. Quinto di quattordici fratelli, seminarista a Pavia e a Monza, dottore di teologia a Roma, sacerdote nel 1868 a Milano, entrò subito nella redazione dell'Osservatore Cattolico. La storia di don A. è la storia del suo giornale. Sacerdote di ardente fede, polemista impetuoso, predicatore, conferenziere, intransigente contro il liberalismo cattolico, che reputava nocivo alla Chiesa, era ovvio che incontrasse ostilità, insidie, dolori. Nel 1881 denunciato per fornicazione, fu assoluto nella piena luce della sua innocenza nel processo istruito prima presso la curia di Pavia, e poi a Roma. Nel 1882 s'ebbe l'episodio del caffè, tentativo di macchiarne la dignità sacerdotale e l'integrità della vita, il quale provocò un processo della durata di tre anni, finito con due sentenze a lui favorevoli. Per la sua indomita intransigenza sempre in armi contro i liberali cattolici, sostenne un clamoroso processo su querela dell'abate Stoppani. Aspre contese e polemiche ebbe anche con monsignor Bonomelli e con monsignore Scalabrini, fino al 1888, anno nel quale s'iniziò un periodo di detente, che si accentuò nel 1894, quando l'Osservatore Cattolico si trovò ad essere l'antesignano del revisionismo politico-sociale dei cattolici italiani. Così nella questione dell'accesso alle urne politiche spettò all'Osservatore Cattolico il vanto di aver ripudiato la formula né eletti né elettori, per l'altra preparazione nell'astensione. L'antico intransigente, pur con l'usata fierezza di stile, si orientava così verso la democrazia cristiana, quando le vicende del 1898 lo videro sul banco de' rei, innanzi ai giudici militari del Castello Sforzesco, per sentirsi condannare a tre anni di detenzione da scontarsi nel reclusorio di Finalborgo. Testi a sua difesa furono monsignor Mantegazza, vicario generale della diocesi di Milano, il prof. Toniolo e il marchese Cornaggia: fulcro dell'accusa una circolare di monsignor Bonomelli contro l'azione dell'Albertario. Concessa l'amnistia, accolto a festa dal cardinal Ferrari, tornò all'usato lavoro, pubblicando Un anno in carcere, e fu consolato il 12 maggio da un breve di elogio e di conforto, indirizzatogli da Leone XIII.