Lynch, David
Regista statunitense, nato a Missoula (Montana) il 20 gennaio 1946. Ha studiato pittura alla Corcoran School of Art di Washington e ha frequentato la Museum School di Boston. Sul finire degli anni Sessanta ha seguito i corsi della Pennsylvania Academy of Fine Arts. In quegli anni ha realizzato alcuni cortometraggi, tra cui The grandmother (1970), premiato in vari festival. Con Wild at heart (1990; Cuore selvaggio), road movie pieno di erotismo e di innocente violenza, L. ha vinto la Palma d'oro al festival di Cannes.
Tra il 1972 e il 1976 aveva realizzato Eraserhead (1976; Eraserhead - La mente che cancella), opera che, sebbene rifiutata dai grandi festival, riuscì a imporlo all'attenzione divenendo in breve tempo un vero cult movie. Nero e visionario, silenzioso e angosciante, Eraserhead rappresenta un esempio del cinema 'paradossale' di L., costruito al di fuori degli schemi narrativi tradizionali. Dall'underground L. arrivò al grande successo con The elephant man (1980), realizzato grazie alla produzione di M. Brooks, dove sia la notevole ricostruzione e rievocazione della Londra di fine Ottocento, sia la storia emozionalmente intensa dell'uomo-elefante (un bravissimo J. Hurt) valsero a L. la nomination all'Oscar per la sceneggiatura e la regia.
Il successo internazionale gli permise di avventurarsi nella megaproduzione De Laurentis di Dune (1984), adattamento poco felice della saga fantascientifica di F. Herbert. Con Blue velvet (1986; Velluto blu) L. tornò agli ambienti torbidi e suburbani a lui congeniali. Innocente e perverso allo stesso tempo, Blue velvet (che procurò a L. un'altra nomination all'Oscar per la regia) è un viaggio all'interno degli orrori della middle-class americana. Nel 1989 L. stravolse l'immaginario televisivo con la fortunata serie di Twin Peaks, dove il suo universo ambiguo e onirico carico di grande espressività ricavava dalla collocazione televisiva una vera e propria forza esplosiva.
Nel corso degli anni Novanta, film come Twin Peaks: Fire walk with me (1992; Fuoco cammina con me!) e Lost highways (1996; Strade perdute) non hanno incontrato il favore della critica. Nel 1999 ha presentato a Cannes The straight story in cui ha abbandonato gli incubi e le ossessioni abituali per realizzare un'insolita e radiosa opera on the road.
Artista multiforme - oltre che regista è anche pittore e vignettista, ha realizzato spot pubblicitari, documentari, video, spettacoli multimediali (come Industrial symphony n. 1) -, L. occupa un posto singolare nel cinema statunitense per la sua capacità di andare oltre l'apparenza delle cose e di scrutare l'animo umano nei suoi più profondi meandri.
bibliografia
David Lynch. Film, visioni e incubi da Six figures a Twin Peaks, a cura di F. Chiacchiari, D. Salvi, Roma 1991.
M. Chion, David Lynch, Paris 1992 (trad. it. Torino 1995).
R. Caccia, David Lynch, Roma 1993.
Linch on Linch, ed. Ch. Rodley, London 1997 (trad. it. Milano 1998).