Cronenberg, David
Regista cinematografico canadese, nato a Toronto (Ontario) il 15 marzo 1943. Il cinema di C. rovescia la prospettiva tradizionale del cinema horror, secondo la quale la minaccia proviene dall'esterno, e riformula lo scenario del cinema fantascientifico, in un attraversamento dei due generi che conduce a un mondo immaginario di forte densità e tensione. I mostri descritti da C. sono endogeni, si producono per partenogenesi dall'organismo malato e, al contempo, abitano uno spazio incorporeo, virtuale, dove si ipotizzano nuove forme di scambi, di esistenze, di pratiche comunicative. L'atmosfera torbida, glaciale e ossessiva caratteristica di tutta la sua opera si condensa intorno ad alcune costanti: il contagio e la mutazione, l'ibridazione dei corpi, le allucinazioni della mente, la contaminazione tra biologico e tecnologico, tra virtuale e corporale, tra patologico e anatomico, tra organico e inorganico. Un tale universo cinematografico, di rara compattezza formale, è entrato in sintonia con un pubblico che ha eletto C. a cineasta di culto, ed è diventato materia di discussione presso la critica, e di 'scandalo' nelle uscite pubbliche delle sue opere in occasione dei festival, dove pure ha raccolto numerosi premi, dal Premio speciale della giuria al Festival di Cannes con Crash (1996) a uno speciale Orso d'argento al Festival di Berlino con eXistenZ (1999).Cresciuto in una famiglia di origini ebraiche e in un ambiente dai forti stimoli intellettuali, il padre giornalista e scrittore e la madre musicista e pianista, C. seguì i suoi studi all'Università di Toronto, dapprima in scienze, laureandosi però nel 1967 in lettere. Partito da una prima vocazione letteraria (scrisse infatti brevi racconti fantascientifici per riviste specializzate), C. si dedicò, negli anni universitari, al cinema, dirigendo alcuni corto e mediometraggi, debitori degli sperimentalismi del New American Cinema, ma soprattutto già pervasi da quel clima di allucinazione futuribile e di incubo parascientifico che caratterizzeranno in seguito il suo mondo cinematografico. Nel 1976 con They came from within, distribuito anche come Shivers e The parasite murders (Il demone sotto la pelle), e suo esordio nel lungometraggio, C., abbracciando lo stile duro e diretto degli esiti più crudi del genere horror (per es., quelli di George A. Romero), avviava un'indagine sulle forme teratomorfe del corpo e una riflessione sulla metafora del contagio e della mutazione, che già rimandavano all'opera letteraria e teorica di William Seward Burroughs, poi affrontata direttamente in Naked lunch (1991; Il pasto nudo). L'ossessione delle forme organiche mutanti veniva estremizzata in Rabid (1976; Rabid, sete di sangue), messa in scena della proliferazione virale di un 'corpo estraneo', incubo di un organismo abitato da altri organismi. In questi primi lavori C. tematizza con insolita violenza l'inquietante minaccia cui l'immagine e la percezione della corporeità e delle funzioni organiche vengono continuamente sottoposte: così in The brood (1979; Brood, la covata malefica), dove l'orrore fobico connesso alla procreazione diventa anche la visualizzazione di-storta del processo creativo. Si insinua già qui un'acuta riflessione metalinguistica che sarebbe continuata in Scanners (1981), dove l'instabilità delle forme e delle funzioni del corpo si sposta, per traslazione, alla stessa riproduzione tecnica del cinema, e poi in Videodrome (1983) e in The dead zone (1983; La zona morta), dove la contaminazione del corpo viene assimilata a una potenza psichica, esemplificata in energia telepatica, e dove è l'energia mentale a cercare un corpo nel quale farsi carne. Con queste opere il cinema di C., nel formulare (in anticipo sulla letteratura cyberpunk) un universo radicalmente alterato, dove lo psichico e il fisico sono ricondotti a un unico magma, acquisisce uno statuto teorico che sviluppa, sul piano cinematografico, le riflessioni massmediologiche di M. McLuhan. La stessa ambiguità e inversione tra l'interno e l'esterno, tra lo psichico e il corporeo, saranno da C. riesplorati, con un'accentuazione labirintica della visionarietà, in Naked lunch, e poi in eXistenZ, immergendo, nel primo caso, ambiente e personaggi in una catena allucinatoria capace di confrontarsi con il taglio deformato del ritmo narrativo di Burroughs, e, nel secondo caso, incastonando risvolti filosofici in un andamento seriale e quasi fumettistico. C. aveva cominciato a postulare l'idea di questo spazio ambiguo, mediante la mostruosa esteriorizzazione dell'inquietudine interiore e dell'angoscia dell'identità, già in The fly (1986; La mosca), rifacimento dell'omonimo film di Kurt Neumann del 1958, dove si ipotizza l'identificazione tra codice genetico e codice binario nella mutazione biologica di un uomo in una mosca, e attraverso l'atmosfera morbosamente cupa di Dead ringers (1988; Inseparabili), in cui le visioni di C. evocano una storia di dipendenza psicosomatica e di trasmissione della follia tra due gemelli, torbida meditazione sul potere seduttivo del doppio, insito nello statuto delle immagini. Con M. Butterfly (1993), tratto dal lavoro teatrale di D.H. Hwang, il medesimo tema dell'immagine scissa e dell'identità incerta esplicita invece una tensione melodrammatica. L'enfasi teatralizzante dei corpi, frequentemente accompagnata da una fredda lucidità nella messinscena, è stata, nel 1996, alla base anche del discusso e sconcertante Crash, tratto dal romanzo omonimo di J. Ballard, la cui struggente forza visiva rende le implicazioni estreme di un'attrazione tra la carne e il metallo, tra il corpo e la macchina. Nel successivo Spider (2002), dal romanzo di P. McGrath, C., mette in scena il delirio schizofrenico, il trauma infantile, la sovrapposizione tra immaginazione e realtà, e soprattutto il contrasto tra la memoria e il presente di un inquietante personaggio al centro di una 'ragnatela' psichica.
Nel 1992 è stata pubblicata l'intervista-autobiografia Cronenberg on Cronenberg.
The shape of rage. The films of David Cronenberg, ed. P. Handling, Toronto-New York 1983.
S. Grünberg, David Cronenberg, Paris 1992.
G. Canova, David Cronenberg, Roma 1993.
M. Pecchioli, Effetto Cronenberg: metacritica per un cinema delle mutazioni, Bologna 1994.
David Cronenberg. Dal cinema della mutazione all'horror esistenziale, a cura di F. Liberti, Roma 1995.
J.M. González-Fierro Santos, David Cronenberg: la estética de la carne, Madrid 1999.
The modern fantastic: the films of David Cronenberg, ed. M. Grant, Westport (CT) 2000.
W. Beard, The artist as monster: the cinema of David Cronenberg, Toronto-Buffalo 2001.