Das Cabinet des Dr. Caligari
(Germania 1919, 1920, Dott. Calligari o Il gabinetto del dottor Caligari, colorato, 80m a 17 fps); regia: Robert Wiene; produzione: Erich Pommer, Rudolf Meinert per Decla; sceneggiatura: Carl Mayer, Hans Janowitz; fotografia: Willy Hameister; scenografia: Hermann Warm, Walter Reimann, Walter Röhrig; costumi: Walter Reimann; musica: Giuseppe Becce.
In un giardino, il giovane Francis e un vecchio, seduti su una panchina, vedono avvicinarsi Jane, una donna vestita di bianco con lo sguardo fisso. Il giovane comincia allora a raccontare una storia che ha vissuto insieme alla donna. I fatti si svolgono nella piccola città di Holstenwall. In occasione dell'arrivo di una fiera, una serie di omicidi effettuati da un assassino armato di coltello diffonde il panico nella città. Muoiono il segretario comunale e Alan, che hanno avuto rapporti con un imbonitore misterioso, Caligari, e il suo sonnambulo, Cesare, che con la sua figura in calzamaglia nera e il suo trucco pesante diffonde inquietudine e angoscia. Francis collabora con la polizia nella ricerca dell'assassino, ma Caligari è in un primo momento scagionato. Jane intanto ha visitato il gabinetto dell'imbonitore e la notte successiva è rapita da Cesare, che poi la lascia per la strada e muore. Intanto Francis e la polizia scoprono che Caligari sostituiva Cesare con un manichino quando il sonnambulo sotto ipnosi andava a uccidere. Caligari fugge inseguito da Francis sino all'ospedale psichiatrico, dove Francis scopre che l'imbonitore è il direttore del manicomio stesso. Con l'aiuto di altri medici lo smaschera. Il direttore è rinchiuso in una cella con la camicia di forza. Ma alla fine del racconto si scopre che Francis è un degente dell'ospedale psichiatrico, dove sono ricoverati anche Jane e Cesare. E il direttore ha le fattezze di Caligari. Francis lo accusa di essere un assassino e viene imprigionato in una camicia di forza. L'ultima inquadratura mostra l'espressione seria e misteriosa del direttore. Sarà davvero lui Caligari?
Das Cabinet des Dr. Caligari è sotto vari aspetti un film-enigma. Innanzitutto attorno al film è cresciuta una leggenda, fondata su testimonianze diverse e contrastanti degli autori, ognuno dei quali ha cercato di rafforzare il proprio ruolo nel processo di realizzazione. Ma l'affermazione di Hans Janowitz ‒ diffusa da Kracauer ‒ secondo cui l'espediente del narratore interno al testo non esisteva nella sceneggiatura originale si è rivelata falsa. Il film non solo sfrutta pienamente le potenzialità dell'immaginario presenti nella sceneggiatura, ma le rende ancora più problematiche e inquietanti attraverso cambiamenti significativi e il ricorso a una stilizzazione visiva di grande effetto. Il sonnambulo Cesare, che originariamente avrebbe dovuto essere un forzuto da fiera, diventa nel disegno di Walter Reimann una maschera filiforme, una figura in calzamaglia nera che pare un fantasma. E le scenografie dell'orizzonte immaginario evocato da Francis sono elaborate da Warm, Reimann e Röhrig secondo i modelli di stilizzazione della pittura espressionista, con particolare attenzione agli esterni berlinesi di Ernst L. Kirchner. Contrariamente alle affermazioni della critica più corriva, il film rivela una struttura complessa, che coordina elementi compositivi variegati in un quadro di grande coerenza formale, garantita dalla regia consapevole di Robert Wiene. E Wiene stesso, d'altronde, enuncia con indubbia precisione i caratteri del cinema espressionista: "Per l'artista espressionista ciò che è esterno è apparente. Egli intende piuttosto rappresentare ciò che è interiore. […] Attraverso l'espressionismo noi comprendiamo come la realtà sia irrilevante e come l'irreale sia potente: ciò che non è mai esistito, ciò che è stato solo percepito, la proiezione di uno stato d'animo verso l'esterno".
Il film si presenta come una radicale esperienza nel regno della visione e come una negazione forte della tradizionale impressione di realtà del cinema. Il mondo raccontato da Francis è depurato di ogni parvenza naturalistica e trasformato in una scena deformata, distorta. Le superfici sono spezzate e frantumate, le linee assumono percorsi insensati, le verticali si piegano in diagonali e le architetture diventano un incrocio di elementi disgregati, di forme fratturate. Lo spazio della città e quello della fiera restituiscono allo spettatore un labirinto cifrato in cui i gesti, gli oggetti e le persone acquistano una nuova profondità e accedono all'orizzonte delle maschere. Questa deformazione del visibile è correlata a una riflessione sulla verità, che caratterizza tutto il film. Gli eventi narrati appaiono dapprima come l'evocazione memoriale di un soggetto che racconta la propria esperienza. Ma alla fine del racconto il narratore appare come un degente dell'ospedale psichiatrico, accanto ad alcuni dei personaggi evocati: tra questi anche Cesare, che non è sonnambulo ed è ancora vivo. E il direttore dell'ospedale psichiatrico ha i tratti di Caligari, ma sembra agire con equilibrio e ragionevolezza. Nell'ultima inquadratura del film, tuttavia, egli mostra un'espressione dura ed enigmatica, che ricorda in parte quella di Caligari, mentre la musica di accompagnamento, composta da Giuseppe Becce, propone ancora il tema della morte. Francis è preda di un'ossessione folle o nel suo racconto c'è una parte di vero? Il film non dà una risposta, ma lascia lo spettatore nell'angoscia dell'incertezza, di fronte alla difficoltà radicale di individuare la verità degli eventi narrati. In questa profonda messa in discussione del vero e del reale, Das Cabinet des Dr. Caligari si attesta non solo come opera espressionista per eccellenza, ma come un film che riprende la critica della realtà e della verità del tardo Nietzsche.
Interpreti e personaggi: Werner Krauss (Dr. Caligari), Conrad Veidt (Cesare), Friedrich Féher (Francis), Lil Dagover (Jane), Hans Heinrich von Twardowski (Alan), Rudolph Klein-Rogge (il ladro), Rudolf Lettinger (Dr. Olfen), Elsa Wagner, Ludwig Rex, Henri Peters-Arnolds, Hans Lanser-Ludoff.
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