DARU, Pierre-Antoine-Noël-Bruno, conte
Nacque a Montpellier il 12 gennaio 1767; morì il 5 settembre 1829 nella sua terra di Bécheville. Nel 1784 il padre gli acquistò la carica di "commissaire provincial des guerres" in Linguadoc. Una sua lettera, male interpretata dal comitato rivoluzionario di Montpellier, gli valse la momentanea sospensione e un periodo di stretta vigilanza. Reintegrato nel posto, rese servizî segnalati presso il Ministero della guerra e presso le armate operanti della repubblica.
Impareggiabile organizzatore, fu fatto da Napoleone intendente della sua casa militare e nominato nel 1809 conte dell'Impero. Toccò a lui, dopo la convenzione di Alessandria, dopo la pace di Presburgo, dopo la convenzione di Königsberg, dopo il trattato di Tilsitt, il gravoso incarico di assicurare l'esecuzione dei patti. Fu intendente dei paesi conquistati nella campagna d'Austria; intendente generale della Grande Armata nel 1806, dell'Armata di Germania nel 1809. Ministro segretario di stato nell'aprile 1811, diresse la preparazione logistica della spedizione di Russia ed ebbe nella ritirata di Mosca l'incarico dell'Intendenza generale: fu lui che curò l'evacuazione di Vilna e di Kovno e comandò gli ultimi movimenti dell'esercito francese sul suolo russo. Dal 20 novembre del 1813 alla caduta dell'Impero (maggio 1814) fu direttore, e, durante i Cento giorni, ministro, dell'amministrazione della Guerra. Fu attivo anche nel campo tecnico e politico. Lavorò alla commissione legislativa dei Cinquecento, al perfezionamento del codice militare. Membro del Tribunato (1802), della camera dei Pari (1819), fu relatore in questioni importanti di finanza, d'istruzione, di amministrazione militare. Affrontò problemi squisitamente politici e parlò contro il progetto relativo al "droit d'aînesse" (5 aprile 1826) e contro il progetto di legge restrittivo della libertà di stampa (26 marzo 1829).
La stessa prontezza e operosità che ferero di lui "l'intendente infaticabile" si ritrovano nella sua voluminosa Histoire de la République de Venise (1ª ed. Parigi 1819, voll. 8), che egli compose nel breve esilio da Parigi, cui lo condannarono dopo i Cento giorni i Borboni, e nella sua Histoire de Bretagne (Parigi 1826, voll. 3): uso abile di materiali a stampa, ma anche sfruttamento di fonti inedite ed ignorate. Il 13 agosto 1806 fu ricevuto nell'Institut de France e ne restò membro e ne fu presidente, allorché ridivenne Accademia di Francia.
Della Histoire de la République de Venise, uscì presto, per opera del Bianchi-Giovini, una traduzione italiana (Capolago 1832, voll. 2) con note di Domenico Tiepolo. Una traduzione iniziata fin dal 1819 (Venezia) da Pietro Fracasso, non andò oltre il primo volume. L'opera diede luogo subito a discussioni tra noi (D. Tiepolo, Discorsi sulla storia veneta, cioè Rettificazioni di alcuni equivoci riscontrati nella storia di Venezia del sig. Darù, Udine 1828, voll. 2; L. Manin, Confutazione della Storia Veneziana di M. Darù, nelle Esercitazioni dell'Ateneo Veneto, IV, 1841). Tra i documenti nuovi pubblicati dal Daru c'erano i famosi statuti segreti dell'Inquisizione su cui si è poi tanto esercitata la critica. Il Daru ha un buon Éloge de Sully (1827), una Notice sur le Conte de Volney (1830). Tra le sue fatiche accademiche è da segnalare il Rapport che gli toccò fare sul Génie du Christianisme dello Chateaubriand (riprodotto nelle Observations critiques sur l'ouvrage intitulé "Le Génie du Christianisme, etc.", Parigi 1817). Lasciò, con altri minori lavori poetici, una traduzione completa di Orazio (anno XII, voll. 4, in-8) e un poema in 6 canti, l'Astronomie (1830).
Bibl.: Si occupano di lui tutti i principali lavori sulla storia napoleonica. Da non trascurare, tra le fonti per la sua psicologia, gli scritti autobiografici dello Stehndhal, che lo ebbe suo superiore al Ministero della guerra e in Russia e che ce lo dipinge come freddo, angusto, irascibile "puro da ogni sentimento patriottico", semplicemente elettrizzato dalla paura di Napoleone. Su una faccenda poco onorevole e poco limpida di comunicazione di documenti allo straniero, cfr. L. Pingaud, Un agent secret sous la Révolution et l'Empire, le Comte d'Antraigues, Parigi 1893, capitoli v e vi.